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A Cospito manca solo il Festival di Sanremo

Di questo passo, aspettiamoci di vedere Cospito a Sanremo. Appena dopo Zelensky. Tale è la popolarità che ha raggiunto l’anarchico dopo che un andirivieni di parlamentari accorre in carcere per sincerarsi delle sue condizioni.

Dopo la visita della delegazione del Pd (Serracchiani, Orlando, Lai e Verini), anche Ilaria Cucchi è transitata al carcere di Opera: e uscendo ha parlato di “condizioni allarmanti” in relazione allo stato di salute di Alfredo Cospito. Tanto trasporto solleva una certa perplessità, visto che l’anarchico non è certamente il primo detenuto che compie uno sciopero della fame o che versa in cattive condizioni di salute: ma per gli altri non si era visto un così intenso traffico di parlamentari in visita.

L’altra perplessità riguarda le pressioni per abolire il carcere duro, avanzate su twitter da Orlando e Provenzano, dimenticando che il carcere duro per Cospito è stato decretato dall’ex guardasigilli Cartabia, membro di un governo di cui il Pd faceva parte.

Al di là di queste contraddizioni, giova ricordare anche di chi stiamo parlando. Di una persona che già nell’89 finì in carcere per renitenza alla leva. Davanti al giudice in quel caso rifiutò l’avvocato, si proclamò anarchico, e venne graziato dall’amnistia nel ‘90. Nuovamente condannato, iniziò un primo sciopero della fame che portò alla richiesta di grazia (concessa) al presidente della Repubblica Cossiga. E tutto avvenne prima dei ben noti fatti che lo hanno riportato in carcere: cioè la carriera terroristica culminata gambizzazione dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi.

Insomma, la storia di quest’uomo dimostra un atteggiamento tipico della militanza insurrezionale: un atteggiamento di sfida contro lo Stato e le sue procedure. Utilizzando lo sciopero della fame per smuovere le coscienze e sollecitare le istituzioni a mezzo della compassione per l’uomo.

Discutiamo pure di 41 bis e di come modulare le pene: ma occorre equilibrio. Il rischio di andare in processione ad Opera facendo di Cospito un martire è troppo alto. Il rischio di giustificare le sue malefatte per motivi umanitari, sarebbe inaccettabile. Visto il suo curriculum, l’ultima cosa che ci occorre è farne un eroe positivo.