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A&F Live, il lancio in Bocconi. Gentiloni: "Ponte sullo Stretto e Flat tax non sono problemi dietro l'angolo. Italia guardi a Pnrr"

MILANO - Affari&Finanza si rinnova, all'interno di un ripensamento dell'intero sistema dell'economia di Repubblica. E si presenta al pubblico all'Università Bocconi di Milano. Tra gli ospiti (il programma), il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco e il commissario europeo per gli affari economici, Paolo Gentiloni, che rimarcano come la situazione attuale sia "incerta" e "difficile" ma non drammatica come si immaginava qualche mese fa. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, delinea l'urgenza numero uno per il Paese: "Servono investimenti".

Crisi delle banche, Gentiloni: "Regole di supervisione sono forti e valide"

Cosa ci può preoccupare di quanto sta avvenendo, la domanda del direttore Molinari sulla crisi delle banche. "Sono due crisi diversissime, quella di Svb e Credit Suisse - ha rimarcato Gentiloni - ma la reazione delle autorità è stata forte ovunque. Dobbiamo avere la consapevolezza di esser in un contesto di estrema volatilità, come ha dimostrato qualche mese va l'annuncio e la retromarcia del piano fiscale della Gran Bretagna". Per Gentiloni "dobbiamo rassicurare che le nostre regole di supervisione sono forti e valide, e dobbiamo affrontare il problema dell'inflazione e della crescita. Non siamo abituati all'alta inflazione, ma non è un problema solo dei banchieri centrali: lo è per le famiglie e per le imprese".

Gentiloni: "Troppa attenzione a Ponte sullo Stretto e flat tax, non sono problemi dietro angolo"

"In Italia diamo troppa attenzione a problemi quali il Ponte sullo Stretto o la Flat tax, che non sono dietro l'angolo". Così il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni, intervistato dal direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, al lancio del nuovo A&F. Gentiloni invita piuttosto a concentrarsi su Pnrr e transizione: "Sono temi di enorme importanza, che non mi sembrano sufficientemente al centro delle nostre attenzioni". Per il governatore Visco "non possiamo dimenticarci dei vincoli del bilancio" mentre il Pnrr ha due grandi obiettivi: "Innovazione e riduzione delle diseguaglianze tra generi, regioni e generazioni. Questi sono obiettivi cruciali".

Gentiloni: "Finita storia d'amore tra politiche monetarie e fiscali"

"Veniamo da una storia d'amore, durante la crisi del Covid, tra politiche monetarie e fiscali. Ora è finita", ha detto il commissario Gentiloni in riferimento alle strette monetarie per combattere l'inflazione.

Gentiloni: "Mai avrei pensato di vedere l'Italia crescere più della Cina"

"Nel 2022 l'Italia è cresciuta più della media europea, più degli Stati Uniti e della Cina: mai avrei pensato che potesse succedere - ha detto Gentiloni intervistato dal direttore di Repubblica, Molinari - Certamente c'è stato un rimbalzo, ma non solo. Ora siamo di fronte a un 2023 pieno di incertezze, ma lo possiamo affrontare con una certa fiducia perché il sistema delle imprese - anche per le decisioni prese da qualche governo - si è molto modernizzata".

Visco: "Rimbalzo dei servizi inatteso. Problema sono salari bassi per lunga stagnazione produttività"

"Il settore che meglio ha risposto alle crisi, in modo inatteso, è stato quello dei servizi. Le imprese hanno continuato" ad avere la loro traiettoria, "l'industria manifatturiera pesa per il 17-18% sull'economia. Nei servizi, la ripresa ha beneficiato della disponibilità di risparmi e del miglioramento della situazione sanitaria", la diagnosi di Visco sul recente passato e il rimbalzo post-Covid. Quanto al futuro, "dal punto di vista del mercato del lavoro la risposta è stata notevole. Una forza che tende a fare emergere difficoltà nel soddisfare la domanda di lavoro: siamo ancora in ritardo. E restano bassi i salari reali, ma per un problema lunghissimo di produttività. Dobbiamo assorbire in fretta la tassa energetica e investire per far crescere la produttività e le retribuzioni. Non è una buona idea far precedere la crescita della produttività da quella dei redditi".

Gentiloni: "Due cigni neri da Covid e guerra, era difficile uscirne. Fatto un mezzo miracolo"

"Ci sono stati due cigni neri, non era scontato uscirne. L'Italia è tornata ai livelli di crescita pre-pandemia già da maggio, prima del previsto. Ma l'invasione russa ha innescato anche la spirale dei prezzi dell'energia ed è stata l'origine dell'inflazione in Europa. Anche in questo caso la risposta comune è stata importante, sul piano geo-politico innanzitutto. Sul piano economico abbiamo fatto un mezzo miracolo, smentendo le previsioni della scorsa estate: blackout, recessione, ondate di chiusure e disoccupazione. Siamo ancora in contesto difficile, la sfida è complicata e inedita: fare i conti con la necessità di crescere e governare l'inflazione. Ma quello che è successo con l'energia, con la dipendenza dai combustibili russi scesa dal 40 al 7% in pochi mesi, e i prezzi di nuovo moderati: lo dobbiamo rivendicare". L'analisi del commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, nel panel con il goveratore Visco e il direttore di Repubblica, Molinari. "Certo - ha rimarcato Gentiloni - la situazione è ancora molto difficile, dobbiamo governare l'inflazione senza ammazzare crescita. Certo, i dubbi sulle banche preoccupano. E' una situazione complicata".

Visco: "C'è molta incertezza, ma nostre economie sono state resilienti"

"La guerra in Ucraina ha pesato e continua a pesare: c'è molta incertezza, con effetti diretti che abbiamo già visto sui prezzi dell'energia in Europa e delle altre materie prime, poi trasferiti sui prezzi finali di beni e servizi. Ma c'è stata una resilienza delle nostre econoie veramente notevole e siamo stati fortunati per le condizioni metereologiche e la capacità di diversificazione delle fonti energetiche. Le incertezze però restano e sono molto elevate: riguardano sia la situazione in Europa dal punto di vista politico e militare, sia la risposta incerta sul piano delle imprese e delle famiglie. Con l'incertezza si risparmia di più e investe di meno: sono effetti negativi per l'economia, ma le nostre previsioni sono comunque migliori di quelle immaginate mesi fa. Ora c'è l'incertezza legata agli sviluppi finanziari al di fuori dell'area dell'euro, che possono avere un impatto sul complesso della situazione economica". E' l'analisi del governatore Ignazio Visco sullo stato dell'economia italiana, nel corso del panel "Dove Andiamo? Tra ripresa e recessione" moderato dal direttore di Repubblica, Maurizio Molinari.

Green bond, investimenti di lungo termine

"Il mercato dei green bond è sicuramente crescente, avrà un ruolo importante negli anni a venire. Ma è un settore non premiato in una fase di rialzo dei tassi, perché focalizzato su duration elevate". Così Pietro Martorella, Head of Southern Europe AXA IM Core Client Group, sui green bond.

Btp agli italiani? "Piuttosto potenziare investimenti produttivi"

Interrogati sull'intenzione del governo di andare a cercare il risparmio degli italiani con emissioni di titoli di Stato dedicati, per Tavazzano, "immunizzare il debito pubblico italiano attraverso gli investimenti dei privati è impossibile, vista la dimensione del nostro debito. Più che un Btp tricolore - dice Tavazzano - ne farei uno con un colore più acceso sulla parte green, per finanziare quel gap sulla via della sostenibilità che lamentava prima il presidente Bonomi. Bisogna dirigere i soldi degli italiani fermi sui conti correnti verso gli investimenti produttivi, diretti, potenziando gli strumenti esistenti come i Pir. Serve una riforma fiscale per aprire ai risparmiatori un canale di finanziamento dell'economia italiana, e quindi incrementare il denominatore del rapporto debito/Pil più che provare a immunizzare il primo".

Corporate investment grade e obbligazionario europeo: le scelte di portafoglio

In questo momento di incertezza, l'area del corporate investment grade è quella intorno alla quale c'è maggiore concordanza da parte del mercato. E' la convinzione di Pietro Martorella, Head of Southern Europe AXA IM Core Client Group, e Gabriele Tavazzani, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Amundi SGR quanto alle allocazioni del portafoglio. Per quel che riguarda le geografie, da Amundi si predilige il posizionamento sulla parte obbligazionaria europea. Per quel che riguarda i Paesi emergenti, "può esser investimento interessante ma visto il profilo di rischio più elevato, cercando di non prendersi il rischio valutario". Accordo da Axa: "Il dollaro è uno dei pochi fattori di diversificazione eccessiva. Una delle poche certezze per difendere il portafoglio in fase di volatilità. E' anche vero che un investitore obbligazionario dovrebbe tendere a coprire il cambio, sempre. In prospettiva ancora di più perché il dollaro potrebbe deprezzarsi, tanto vale comprare bond che coprano dal rischio sul cambio".

Tavazzani e Martorella sul reddito fisso: "Meglio la parte a breve della curva"

Per Martorella, in questo momento "restare su bond di durata di due o tre anni consente di andare a prendere un rendimento interessante senza esporsi a un investimento più a lungo, che è più rischioso". Restare "sulla parte breve della curva" è l'indicazione condivisa da Tavazzani, perché "il differenziale di rendimento non giustifica di prendersi rischi maggiori andando sulla parte a lungo". Ovviamente, "al netto dell'idea di investire per andare a portare i titoli a scadenza". In questo momento "tornare a parlare di obbligazioni è difficile perché si è persa la cultura della componente obbligazionaria: serve una educazione di base sulla durata finanziaria, i tassi d'interesse - dice Tavazzani - La memoria degli investitori è corta e quando arrivano sul mercato titoli di Stato con rendimenti al 3-4%, si rischia una concentrazione del portafoglio su questa tipologia di investimenti".

"I bond tornano ad avere un peso in portafoglio"

"Nel 2020 il 70% delle obbligazioni aveva rendimenti negativi, ora sono tutte sopra il 2%". Così Gabriele Tavazzani, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Amundi SGR, nel panel moderato da Vittoria Puledda, giornalista di Repubblica, sul reddito fisso. Per Pietro Martorella, Head of Southern Europe AXA IM Core Client Group, "il reddito fisso è importante anche in una fase di volatilità come quella che stiamo vedendo in questi giorni: i bond tornano ad avere interesse in un portafoglio".

Bonomi: "La ricchezza la creano imprese con i collaboratori. Il legislatore deve permetterci di esser competitivi"

Così Bonomi in chiusura dell'intervento, intervistato da Walter Galbiati: "La ricchezza la creano le imprese con i loro collaboratori, nessuno lo ha mai fatto per decreto. Il legislatore deve permettere alle imprese di esser competitive. Se siamo ancora tra le maggiori economie al mondo è perché ci abbiamo messo del nostro, credo che siamo bravi perché facciamo bei prodotti e li facciamo bene".

Salario minimo, Bonomi: "Sappiamo dove ci sono i problemi di stipendi bassi, non sono nel sistema confindustriale"

"Confindustria è l'unica ad avere detto che non abbiamo problemi con il salario minimo: i nostri Ccnl sono tutti sopra i 9 euro l'ora previsto dalle proposte di legge. Nel contratto dei metalmeccanici prevede 10,8 euro l'ora". Così il leader di Confindustria sul salario minimo: "Sappiamo dove sono concentrati i salari bassi. Servizi, commercio, finte cooperative. Vogliamo contrastarli? Siamo d'accordo: incrociamo i dati tra comunicazioni Uniemens e Libro unico del lavoro. Nessuno lo fa perché si vede subito chi sono quelli che non pagano, ma è una base elettorale che fa comodo a molti partiti. Se ne è parlato con i governi Conte uno e due, con il ministro Orlando. E ogni volta le proposte sono sparite dal tavolo".

Fisco, Bonomi: "Progressività del sistema è giusta. Manca visione d'insieme"

Le strade sono due: "O il taglio della spesa pubblica, oppure qualcuno pagherà di più". Così Bonomi sulle coperture alla riforma del Fisco, che prevede un taglio delle aliquote ma deve trovare le coperture. Sulla flat tax: "Credo che la progressività sia corretto. Se si vuole andare su un sistema piatto, va bene. Ma studiamo come il sistema possa reggere: si entra in una dimensione in cui incentivi chi fa alcune azioni, come investire". In linea generale, "serve una visione di insieme che io non vedo".

Riforma fiscale, Bonomi: "Premi a chi investe e patrimonializza, non a chi assume. Serve taglio costo del lavoro"

La delega fiscale deve essere "organica". Se si parla di un "riordino delle aliquote Irpef, facciamolo. Se vogliamo fare 'fisco d'impresa' vuol dire creare un sistema che premia e non più che punta tutto sull'esser leva di gettito fiscale. Se il fisco vuole fare politica industriale, mi aspetto che sull'Ires premi chi investe e patrimonializza, ma non chi assume. Perché sono due percorsi diversi: sono contrario agli incentivi per gli imprenditori che assumono. Quello è il mio mestiere. Quello che chiedo è tagliare le tasse sul lavoro, quindi lavorare sulla parte contributiva e sul cuneo fiscale. Battaglia che nessuno fa". "Da due anni - ha aggiunto Bonomi - stiamo facendo una battaglia sul cuneo fiscale. Il riordino delle aliquote fiscali è un risparmio di 300 euro a famiglia. Il taglio del cuneo fiscale come lo abbiamo proposto noi vuol dire che per i redditi di 35 mila euro il risparmio è di 1.200 euro all'anno".

Bonomi: "Sostenibilità vera non è batteria del cellulare"

Il punto di Bonomi sulla sostenibilità: "Tutti in tasca avete dei cellulari. Da dove viene il cobalto delle batterie? Da bambini che scavano a mani nude in Congo. Non è questa l'idea che abbiamo noi di sostenibilità. Parliamo di impronta sul pianeta".

Bonomi, per transizione servono 1.100 miliardi. "Pnrr non può bastare"

"Quando si parla di sostenibilità, in Europa c'è sempre qualcuno che al momento di mettere i soldi dice che non si può fare. E così andiamo avanti con la disciplina degli Aiuti di Stato. Si continuano così a creare asimmetrie: dispiace vedere che la linea tedesca ha prevalso sul giusto inizio di direzione che aveva dato la Commissione". Così Bonomi sul Fit for 55. Per Confindustria, significa 1.100 miliardi di investimenti all'anno nei prossimi dieci anni. In Italia "l'unico piano che mette a disposizione delle cifre parla di 60-70 miliardi, di fronte ai 1.100 di cui questo Paese ha bisogno: qualcosa non torna, tutto il resto dovrebbe venire dai privati. Ma il nostro sistema economico non lo può reggere".

Bonomi: "Attenti a calibrare tra combattere inflazione e scongiurare recessione"

Per il presidente della Confindustria, "la Bce ascolta molto la Germania dove culturalmente l'inflazione fa molta paura". Ma l'invito è a "stare molto attenti tra combattere l'inflazione e scongiurare una recessione".

Bonomi (Confindustria): "Serve stimolo agli investimenti"

"Abbiamo bisogno di investimenti, non possiamo stare safe". Così il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nel suo intervento riprende la chiusura di Sinai e spiega come invece sia necessario per le aziende e il Paese che il sistema delle imprese sia in grado di rischiare, nel senso di investire. Per questo ha chiesto un "forte stimolo agli investimenti". Sulla dinamica dei tassi, "qualche preoccupazione inizia a esserci" anche se in linea di massima i livelli attuali "sono ancora gestibili".

Sinai: "Bisogna rimanere cauti"

L'invito di Sinai, sia dal punto di vista macro che nelle scelte finanziarie delle aziende e personali, in questa fase è di "stare cauti e coperti". Prudenza, dunque: l'invito in chiusura del suo intervento.

(agf)

Rischi recessone? Sinai: "Non è imminente per gli Usa, ma probabilità salita dal 20 al 35%"

Secondo Sinai, per gli Usa continua a non esserci "una prospettiva di recessione imminente. Ma le difficoltà del sistema bancario, l'elevata inflazione e il rialzo dei tassi aumentano il rischio di una crisi finanziaria, che non è imminente ma a sua volta aumenta il rischio di recessione". La probabilità "vista la prospettiva di rialzo dei tassi di interesse", la probabilità di recessione è salita dal 20 al 35% negli ultimi giorni, sempre che "non siano commessi altri errori in particolare di fissarsi sull'obiettivo di inflazione al 2%.

Sinai: "Priorità per le aziende è mettere al sicuro la parte finanziaria"

Così Sinai sulle ripercussioni per le aziende del quadro finanziario. "Il consiglio ai cfo, i direttori finanziari, è di mettere al sicuro tutti i depositi. Ai ceo, gli amministratori delegati, di continuare a portare avanti l'operatività ma di mettere in sicurezza l'aspetto finanziario delle aziende. Quando si avvicina una recessione, alla fine di un ciclo economico di espansione, il pericolo aumenta: inflazione e tasso d'interesse devono esser controllati". E ancora: "Non bisogna esser colti impreparati"

Sinai: "Impossibile raggiungere un target di inflazione del 2% senza scatenare una recessione importante"

Sinai riconosce che durante le recenti crisi pandemica ed energetica "la Fed ha cercato di salvare l'economia con stimolo monetario molto importante. Ci sono stati cinque programmi di stimoli fiscali, sia con l'amministrazione Trump che Biden, per il 25% di Pil. Tutti questi programmi non sono destinati ad esaurirsi, perché arriveranno altri choc - ha ricordato Sinai - Gli Usa stanno combattendo una guerra per procura con la Russia, che coinvolge anche la Cina: questo sconvolge tutti gli scenari, il lavoro della Fed è molto complesso. E' religiosamente concentrata sull'ottenere il 2% di inflazione, ma è impossibile per loro ottenere questo livello perché ci vorranno anni per raggiungerlo senza avere una recessione importante negli Usa".

Sinai: "Banche centrali tra incudine e martello. Stanno aumentando i rischi di recessione"

"Ci troviamo tra l'incudine e il martello, una situazione molto difficile per le Banche centrali. Sono stati fatti degli errori nella politica monetaria, il target dell'inflazione al 2% è difficile da raggiungere nel breve periodo. C'è confusione e instabilità finanziaria che si sta delineando davanti ai nostri occhi. Questo ci sta allontanando da una prospettiva di atterraggio morbido", ovvero di abbassamento dell'inflazione grazie al rialzo dei tassi senza scatenare una recessione. Eventualità le cui probabilità "stanno aumentando sempre di più, aumenta la pressione sull'economia americana e sull'Italia". Così il professor Allen Sinai, chief global economist di Decision Economics, intervistato da Eugenio Occorsio, Repubblica.

Rogoff: "Preoccupazione per l'Italia data dai tassi alti"

Così Rogoff in chiusura del suo intervento: "La mia preoccupazione per l'Italia è che finora la colla che ha tenuto insieme l'Eurozona è stata la presenza dei tassi a zero. Olandesi, tedeschi si sono lamentati, quando la Bce è intervenuta, ma ciò non ha creato scompensi. Sono arrivati foni europei. Ora la situazione è diversa, sono convinto che l'Eurozona si ricompatterà ma ci saranno premi al rischio richiesti dal mercato per quanto riguarda i tassi d'interesse" dell'Italia. "Non accadrà necessariamente rapidamente, perché le crisi si sviluppano su cicli lunghi".

Rogoff: "Alti tassi e crisi banche, c'è rischio recessione globale"

"C'è il rischio di una recessione globale. Al Fmi si è detto a fine gennaio che non c'erano molti problemi, Wall Street si è mostrata d'accordo. Oggi questo non lo dice più nessuno. Ho sottolineato in passato che era 'troppo presto per l'ottimismo globale', per esser sicuri. L'aumento dei tassi d'interesse e la situazione delle banche ci riportano ai timori di ottobre", quando una recessione era giudicata assai più plausibile. Interrogato sulle ripercussioni in Italia, Rogoff ha detto che "la situazione in Europa è molto più solida che altrove".

Rogoff: "Serve ripensamento sui supervisori"

"Credit Suisse è stato un choc, non riesco a immaginare che Ubs volesse acquistarla anche a un prezzo inferiore ai 3 miliardi di dollari. Non compri solo dei mutui, ma una cultura: è difficile fondere due banche anche licenziando i tre quarti dei dipendenti. Ciascuna di queste banche ha un ruolo molto importante per la Svizzera, il governo ha dato fondi a Ubs ma non tanti quanti ne avrebbe voluto". Così l'analisi di Kenneth Rogoff sulla crisi della banca elvetica, intervistato dal corrispondente di Repubblica, Paolo Mastrolilli. Per Rogoff nel fine settimana sono state "prese misure eroiche" per la banca svizzera e forse "se tornassimo al 2008 si cercherebbe di tenere in vita Lehman Brothers". Sulla Silicon Valley Bank, "si farà un'analisi post-mortem e credo che i risultati non saranno rosei per le autorità di controllo. La Svb non aveva neanche un chief risk officer, e mi chiedo cosa abbiano fatto i supervisori: probabilmente ne conoscevano le politiche per l'ambiente, ma non la gestione dei rischi. Serve un ripensamento con questo fronte.

Rogoff: "Fed alzerà i tassi perché inflazione forte"

La Fed si riunirà il 21 e 22 marzo per decidere sui tassi. "La Fed alzerà ancora i tassi di un quarto di punto, perché l'inflazione e in particolareq quella core è ancora elevata. Devono fare cosa", ha detto Rogoff premettendo "se non succede nulla oggi", in riferimento alla grande incertezza che vivono i mercati finanziari in queste ore. Il professore di Harvard ha ricordato che le crisi finanziarie "vanno a ondate" e si sommano, "ma se non dovesse accadere nulla di significativo nei prossimi giorni" la Fed procederà col rialzo, ha ribadito.

(agf)

Rogoff: "Difficile prevedere che la turbolenza sarebbe partita dalla Silicon Valley. Ma non è il 2008"

Il mix di alta inflazione e tassi imposti dalle Banche centrali ha scatenato l'ondata di turbolenza cui stiamo assistendo in questi giorni. "Non mi aspettavo questa crisi. Certo, prevedere che sarebbe partito tutto dal quadrante più ricco del mondo, la Silicon Valley era difficile", ha detto Kenneth Rogoff, professor of Economics and Maurits C. Boas Chair of International Economics della Harvard University, nel suo intervento. Tornando al 2008, Rogoff ha sottolineato che "abbiamo imparato ad agire dopo Lehman Brothers" e questo fa sperare che gli esiti siano diversi da allora. Certo ci sono anche altre differenze: allora "la Cina era in boom economico, ma questa volta la situazione è differente per molte ragioni, la sua economia è più lenta del passato" e per questo faticherà a dare il suo supporto alla ripresa.

Galbiati (Repubblica): "Digitale e carta al centro di A&F. Anche Podcast e video"

"Digitale e carta al centro del nuovo sistema di Affari&Finanza". Così Walter Galbiati, responsabile dell'Economia di Repubblica, lanciando il nuovo settimanale e il sistema dell'Economia di Repubblica. "Notizie, analisi, le idee. Ci occuperemo anche di informazione di servizio: spiegheremo quali sono le migliori imprese settore per settore, su carta e online. Andremo anche nell'audio con i Podcast e nei video con Metropolis".

Billari (Bocconi): "Benvenuta A&F, renderà il Paese più inclusivo"

Il rettore dell'Università Bocconi, Francesco Billari: "L'Italia ha bisogno di cultura finanziaria. La finanza non è nelle torri d'avorio, è necessario che tutti sappiano che cos'è un tasso di interesse". Così il rettore dell'Università Bocconi nel dare il "benvenuto" al nuovo Affari&Finanza: "Renderà l'Italia più inclusiva".

Molinari: "La crisi di questi giorni dimostra che c'è bisogno di informazione di qualità"

La crisi che ha colpito le banche in questi giorni, con le ripercussioni fortissime sui mercati finanziari, "dimostra ancora una volta che c'è bisogno di informazione di qualità". Così il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, ha introdotto i lavori alla Bocconi di Milano.

(agf)