Le regioni dicono no al rientro a scuola il 9 dicembre. Solo Toscana ed Emilia-Romagna hanno espresso parere favorevole nell’incontro e quindi pare certo che la riapertura non arriverà prima del mese di gennaio. La ministra dei Trasporti Paola De Micheli, intervistata da Repubblica ha lasciato solo apparentemente la porta aperta: «Le scuole vanno riaperte quando ci sono le condizioni per riaprirle. Vediamo a che punto stanno, il 9 dicembre, i contagi».
La data successiva è il 7 gennaio e da qui in poi la scuola sarebbe però diversa nei tempi di presenza secondo la ministra.
«Siamo in emergenza e credo sia necessario fare lezioni in presenza anche il sabato» ha spiegato.
In molte scuole le lezioni il sabato ci sono già. Il vero tabù da abbattere è la domenica in classe. «Sono decisioni che vanno condivise con tutto il governo, ma, dicevamo, siamo in emergenza e bisogna far cadere ogni tabù. Ce lo chiedono diverse Regioni. Anche gli orari delle attività produttive dovranno essere cambiati, cadenzati».
Troppi mezzi dovrebbero uscire nello stesso momento se gli orari non fossero cambiati facendo entrare tutti a scuola o in ufficio fra le sette e le nove. Gli orari vanno rivisti. Gli istituti potrebbero essere aperti dalle 8 del mattino fino alla sera, con turni diversi.
Serve quel piano di trasporti ad hoc che già avrebbe dovuto essere fatto in estate. «Le Regioni hanno messo a disposizione quasi diecimila bus aggiuntivi in tutto il Paese con le risorse assegnate dal Governo. Sono pronti a scendere in strada, alcune città hanno già codificato le corse in più da fare» ha spiegato la De Micheli ricordando però che con la capienza massima al 50% potrebbero non essere sufficienti senza un cambio di orari. Impossibile mettere più mezzi in strada all’ora di punta. Si bloccherebbe il traffico delle città. La soluzione può essere invece quella degli ingressi nella tarda mattinata e nel pomeriggio.
La decisione dovrebbe arrivare con il Dpcm della prossima settimana. In tutta Italia le scuole superiori sono state chiuse il 4 novembre per le infezioni in crescita. Nelle zone rosse fanno lezione a distanza anche seconde e terze medie. In alcune regioni, per scelta dei presidenti, sono state chiuse tutte le scuole.
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