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Aboubakar Soumahoro: ecco perché ha perso la sinistra

Questi sono temi tradizionalmente di sinistra. Che però non sempre, o non tutti, sono stati trattati durante la campagna elettorale. Perché secondo lei?
«Perché siamo rimasti intrappolati dalla logica della convenienza politica, nella logica della ricerca di consenso. Ma è una logica sbagliata: non si devono cambiare le cose per rimanere nei luoghi di potere ma bisogna rimanere nei luoghi di potere per cambiare le cose».

Lei, Aboubakar Soumahoro, da dove partirebbe, per cambiare le cose?
«Dal fango della miseria. Letteralmente: ora mi trovo nelle sperdute campagne del foggiano e da qui voglio risalire l’Italia, città per città, strada per strada, e incontrare la gente. Voglio parlare dei loro bisogni. E dei loro sogni».

Non sembra esattamente il momento storico adatto per sognare.
«Eppure se si smette di sognare si smette di vivere».

L’Italia che sogna lei?
«Un Paese che sappia donare il sorriso a chi non sa che cosa sia, senza togliere il sorriso agli altri. Basta con la politica dei “anche i ricchi piangono”. Non dovrebbe più piangere nessuno».

E il leader che sogna lei?
«Sogno una leadership collettiva».

La gente però vuole affidarsi a una persona sola, in cui riconoscersi e a cui dare la propria fiducia. Giorgia Meloni ha vinto perché ha convinto come persona.
«Noi crediamo nel principio opposto: quello di mettersi tutti insieme dietro alla gente dimenticata che vogliamo rappresentare»

Tutti insieme, uniti da cosa?
«Dall’antifascismo, certo. Ma non solo. Non basta essere contro qualcosa. Dobbiamo essere uniti sotto lo scudo dell’articolo 3 della nostra costituzione che dice: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Ecco: rimuovere gli ostacoli che limitano l’uguaglianza. Dobbiamo ripartire da qui».

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