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Acqua: in Italia non manca ma non sappiamo gestirla con efficienza

Sorpresa, l’Italia è tra i paesi più piovosi d’Europa. Milano è l’area metropolitana europea dove cadono in media 1162 mm/anno di pioggia. Seguono Torino, Firenze e Roma con cifre comprese tra i 900mm e gli 830mm, molto di più di Parigi che sta a 647mm, Londra a 690mm , Berlino con 669mm. Insomma l’Italia è un paese fortunato, perché l’acqua c’è anche se non egualmente distribuita tra Nord e Sud e tra le varie stagioni. Il problema sta nel fatto che da circa cinquanta anni abbiamo completamente abbandonato sia la programmazione degli approvvigionamenti e della distribuzione e in più non abbiamo praticamente fatto manutenzione degli impianti esistenti con la conseguenza che abbiamo delle perdite colossali nel tragitto dal prelievo all’utilizzo e sprechi notevoli tra gli utilizzatori che non hanno seguito il passo delle moderne tecnologie che consentono di risparmiare acqua.

Occorre eliminare perdite e sprechi e programmare interventi organici

Ora siamo in piena emergenza siccità. TV e giornali parlano di catastrofe ed invocano un pronto intervento del governo per porre riparo alla situazione. È vero che negli ultimi vent’anni ci sono stati ben 8 fasi di siccità, ma non ci sono rimedi da attivare in brevissimo tempo: occorre recuperare la capacità di programmare gli interventi, dotarsi di un piano organico per diversificare le fonti, ampliare i bacini di accumulo, eliminare le perdite e gli sprechi. Per fare tutto questo serve un impegno almeno decennale del pubblico e il coinvolgimento dei privati.
Uno studio promosso dalla società di ingegneria Proger e presentato ieri al Senato insieme ad Italiadecide rappresentata dalla presidente Finocchiaro, offre un utile contributo al governo che sta elaborando in una apposita cabina di regia un piano coordinato tra i vari ministeri e le diffuse autorità competenti sul territorio, per recuperare anni di disattenzione (forse anche di distrazione in seguito a battaglie puramente ideologiche sull’acqua pubblica) e fare gli investimenti che servono anche utilizzando i fondi già disponibili del Pnrr ed altri stanziamenti già a bilancio.

Il progetto presentato da Erasmo D’Angelis e Mauro Grassi, arriva alla conclusione che occorrono per i prossimi dieci anni circa 55 miliardi di Euro di investimenti di cui 35 pubblici. Cifre importanti ma per uno Stato che si è permesso di spendere oltre 110 miliardi per i bonus casa, non dovrebbero essere un problema. Anche perché l’acqua è sicuramente un bene essenziale sia per la produzione ( il 50% circa è consumata in agricoltura ) sia per il benessere individuale.

Gli acquedotti perdono tra il 30 e il 40% dell’acqua prelevata

A mettere in fila le “dimenticanze“ politiche degli ultimi decenni, cadono proprio le braccia. Gli acquedotti perdono tra il 30 e il 40% dell’acqua prelevata. E poi i cittadini italiani sono quelli che consumano più acqua in Europa e la pagano molto meno. Gli invasi (abbiamo 531 grandi dighe e 26.000 piccole) vengono riempiti per molto meno della loro capienza sia per mancanza di manutenzione dei fondali sia per una incredibile serie di blocchi burocratici. Non usiamo le acque reflue (e per questo paghiamo multe per oltre 180 mila Euro al giorno a Bruxelles) e peraltro in Sicilia moltissimi paesi non hanno un sistema fognario (che fa la Regione ?). Non abbiamo desalinizzatori che in Spagna soddisfano il 3% del fabbisogno e da noi lo 0,1%.
Come ha sottolineato in conclusione Chicco Testa, presidente di Assoambiente, gli italiani hanno una lunga esperienza nel trattamento delle acque. Fin dai tempi dei romani sono stati costruiti imponenti acquedotti che ancora oggi si possono ammirare, poi si sono fatte le bonifiche. Quello che dobbiamo affrontare non sono problemi al di là della nostra portata. Dal punto di vista finanziario non dovrebbero esserci difficoltà, ma bisogna superare l’opposizione degli enti locali che in genere non vogliono dighe, desalinizzatori, e nemmeno una gestione efficiente delle società fornitrici dell’acqua.

Occorre cambiare le norme sugli appalti e recuperare capactà di decisione

Il problema più importante è quindi quello di recuperare una capacità di decisione. Cambiare le norme degli appalti e quelle che che espongono a rischi eccessivi i funzionari chiamati a prendere decisioni. Infine non si deve dimenticare che l’acqua serve anche per produrre energia. La siccità e la scarsa manutenzione dei bacini hanno provocato lo scorso anno una riduzione del 35% della produzione di energia idroelettrica. E poi si parla di decarbonizzazzione !
In definitiva l’Italia ha trascurato la questione idrica perché convinta che nel nostro paese l’acqua fosse molto abbondante (e lo era), ma ora bisogna guardare al futuro con realismo. Avremo abbondanza di acqua solo se sapremo fare i necessari investimenti e se avremo la capacità di gestire in maniera efficiente i nostri consumi.