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Alice celebra Franco Battiato: «La mia voce, per tenere viva la sua arte»

Era l’inizio del 2012 quando il cellulare di Carla Bissi, alias Alice, si illuminò all’improvviso: dall’altra parte della cornetta, l’amico e collega Franco Battiato, pronto a farle ascoltare una canzone. Era stata lei, pochi giorni prima, a chiedergli - senza mezze misure - se poteva scriverle un pezzo da inserire nel suo disco in preparazione: lui, sorridendo, le aveva risposto che certe cose non sono programmabili, che l’ispirazione arriva quando vuole. «Ecco perché, quel giorno, non mi sarei mai aspettata di sentire un provino, così simile a quella che sarebbe stata poi la versione originale», ricorda l’artista romagnola. «Mi commossi al telefono e gli dissi subito che aveva fatto un capolavoro».

Oggi, a circa dieci anni di distanza dall’emozione del primo ascolto, Alice ha scelto proprio quel brano, Eri con me, per dare il titolo al suo nuovo album, in cui interpreta sedici gemme scritte dal compianto Maestro: «Sono il frutto di un percorso partito negli anni Ottanta, quando io e Franco abbiamo cominciato la nostra collaborazione», afferma la protagonista presentando il disco, registrato in studio con Carlo Guaitoli (pianoforte, direzione) e I Solisti Filarmonici Italiani, pubblicato da BMG e uscito il 25 novembre in versione CD e doppio vinile. «Nasce dal desiderio di essere strumento di ciò che Franco ha trasmesso e lasciato: la sua arte è un bene prezioso e credo vada annaffiata per tenerla viva».

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«In copertina ci sono io che mi occupo delle piante: è una foto meravigliosa che mi ha scattato Francesco Messina (il compagno, ndr) senza che me ne accorgessi». Dentro, poi, si spazia nell’enorme repertorio di Battiato: da Lode all’inviolato a E ti vengo a cercare, da Povera Patria a La stagione dell’amore, fino alle celebri I treni di Tozeur e Torneremo ancora, inserita nel suo ultimo album. «Sono brani ai quali sento di aderire completamente. All’inizio dovevano essere quattordici, ma ne ho registrate sedici e non sono riuscita a tagliarne neanche uno», rivela Alice. «Il più complesso da cantare? Sui giardini della preesistenza. Quello con cui devo fare più i conti emotivamente, invece, è Io chi sono?».

«Mi dispiace aver lasciato fuori dalla tacklist pezzi bellissimi di Franco, come L’ombra della luce, ma molti li avevo già registrati in passato». Non poteva però mancare La Cura, canzone iconica e manifesto dell’amore. «Parla dell’amore più elevato che l’essere umano possa provare, quello con la A maiuscola, legato al piano verticale. Siamo schiacciati da una società che ci prosciuga, che alimenta il bene per sé dimenticando il bene per l’altro: ecco perché l’umanità ha bisogno di essere nutrita ad un altro livello», sottolinea Alice, che insieme al Maestro ha fatto un tour di oltre novanta date. «Ho potuto coglierne sfumature che non conoscevo. Eravamo nella stessa onda, a livello vocale non mi ha mai detto niente».

«Eccezion fatta per una versione un po’ progressive di Per Elisa che realizzai nel ’96: quando gliela feci ascoltare, non credo arrivò neppure alla quarta battuta». Un aneddoto simpatico, testimonianza di un legame unico: «In tutta onestà, se non avessi incontrato Franco Battiato, avrei smesso di cantare».

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