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Alluvione Marche, Tiziano Luconi: "Prima festa del papà senza il mio Mattia, dedico questa giornata ai padri orfani dei loro figli"

"Un bacio e un abbraccio in sogno". E' troppo poco per un genitore che ha vissuto della pienezza di abbracci e baci veri. Ma adesso è questo il desiderio che esprime Tiziano Luconi per la sua prima festa del papà in cui papà non lo è più. Il suo Mattia, 'Matti' come lo chiama lui, è stato inghiottito dal mare nero di fango che lo scorso 15 settembre ha travolto parte delle Marche. Mattia aveva 8 anni e era l'unico figlio di Tiziano, educatore in una comunità di minori immigrati non accompagnati.  

"Questo giorno lo dedico a tutti papà soli come me. A chi ha perso un figlio in guerra o per una malattia, o, come a Cutro, per cercare la salvezza in altre terre. Sarebbe bello se tutti i papà che hanno i loro gnometti rivolgessero un pensiero a noi padri orfani dei figli", sospira Tiziano, 38 anni, dalla sua casa di Barbara, provincia di Ancona. Il Nevola, il fiume che nasce dall'unione di due torrenti si è trasformato in un'onda mortale durante l'alluvione che ha colpito le province di Pesaro-Urbino, Ancona e ha devastato anche alcune frazioni di Gubbio. Mattia era in macchina con la sua mamma, Silvia, quando l'auto è stata trascinata dal fiume in piena. Mamma e figlio hanno abbandonato la macchina. La donna è stata sbalzata su un albero, Mattia è stato portato via dalla furia dell'acqua.   

"Cerco conforto nel mio lavoro"

"La nostalgia è diventata la mia amica più fedele, ma Mattia non voleva mai vedermi triste. Quindi mi faccio forza anche grazie al mio lavoro", racconta Tiziano mentre fotografa i lavoretti che Mattia gli aveva preparato nelle scorse feste dedicate al papà. Due mani azzurre che si aprono e chiudono in una fisarmonica in cui c'è scritto: "Ti voglio bene, tanto così". "I miei figli, anche se non biologici, sono diventati tutti i minori che assisto nella comunità dove lavoro. Hanno dai 14 ai 18 anni - spiega l'educatore -. Insegno a parlare italiano, a cucinare, a svolgere alcuni compiti. A un paio di loro, che già conosco da anni, ho raccontato di Mattia. Gli ho spiegato come è andata la mia vita, ci siamo abbracciati e abbiamo pianto. C'è chi ha perso la sorella o la mamma nella traversata. Ci facciamo forza tra di noi che conosciamo il dolore di una perdita così lacerante.". 

La comunità è anche il posto in cui papà Tiziano Luconi si rifugia per sfuggire alla realtà che ha sconvolto la sua esistenza. "Dalla comunità si vede l'agrinido dove è stato trovato il corpo di Matti  - racconta - e alcuni colleghi si sono accorti che spesso mi affaccio con gli occhi lucidi per fissare il punto in cui il mio gnometto è stato trascinato dal fango". 

La festa del papà, quando c'era Mattia, iniziava con i regali che Tiziano faceva al figlio. "Lo andavo a prendere a scuola, gli compravo i dolci e trascorrevamo insieme la giornata. E' capitato che ho lavorato in quel giorno o nei giorni di festa e adesso mi rendo conto di quanto ho perduto", ricorda. 

L'inchiesta spostata a L'Aquila

A sei mesi dall'alluvione che ha spezzato 12 vite, l'inchiesta è passata dalla procura di Ancona a quella di L'Aquila. Il timore di tutti i familiari è che l'iter per ottenere giustizia si rallenti. "Aspetto la conclusione delle indagini per iniziare a girare le scuole e parlare di prevenzione - assicura Tiziano -. Mattia deve essere l'ultima vittima di tanta distrazione". 

Ma i momenti di sconforto sono tanti. "Certe volte mi chiedo perché continuo a vivere, la battuta di arresto è stata forte - si incrina la voce -. La mia ragione di vita la sto cercando nella realizzazione di una fattoria didattica con educatori per bambini speciali. Ho un fazzoletto di terra a Barbara sulla vallata di Serra de' Conti. Chissà se le istituzioni, latitanti da sei mesi, renderanno realtà tutto questo: era il sogno del mio Mattia".