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Anno 1945: quando i Testimoni di Geova (Triangoli viola) previdero il negazionismo

Anno 1945: quando i Testimoni di Geova (Triangoli viola) previdero i negazionisti

Il 27 gennaio, durante la cerimonia per il Giorno della Memoria, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha messo in guardia dal crescente negazionismo e razzismo: “I principi che informano la nostra Costituzione repubblicana e la Carta dei Diritti Universali dell’Uomo sono la radicale negazione dell’universo che ha portato ad Auschwitz. Principi che oggi, purtroppo, vediamo minacciati nel mondo da sanguinose guerre di aggressione, da repressioni ottuse ed esecuzioni sommarie, dal riemergere in modo preoccupante, alimentato dall’uso distorto dei social, dell’antisemitismo, dell’intolleranza, del razzismo e del negazionismo, che del razzismo è la forma più subdola e insidiosa“.

In questi giorni mentre assistiamo a celebrazioni, commemorazioni, interviste, film e programmi televisivi su quello che fu uno, se non il più grande crimine verso l’umanità, ovvero la Shoah, si puntualizza spesso quanto sia importante la testimonianza dei pochissimi sopravvissuti ai campi di concentramento. Tutto come si ribadisce spesso “per non dimenticare l’orrore”. Concetto giusto ma che potrebbe apparire come un paradosso: quasi toccasse ai sopravvissuti dover documentare quel che accadde, in una diabolica inversione dell’onere della prova.

Anche quella dei Testimoni di Geova o Triangoli viola sotto il regime nazista, è una vicenda particolare che meriterebbe maggiore considerazione fra gli storici e gli studiosi per le sue peculiarità: la resistenza morale nei confronti del regime che risultò vincente psicologicamente parlando, nonostante la sproporzione delle forze in campo e le perdite subite. Il racconto “in diretta” sin dal 1933 dell’esistenza dei campi di concentramento e di ciò che avveniva al suo interno, mentre all’esterno non si sapeva nulla o forse non si voleva vedere l’orrore che si delineava all’interno dei Lager. e infine il rifiuto di mercanteggiare la propria libertà in cambio del ripudio della propria fede.

Ma c’è qualcosa altro che i testimoni o i bibelforscher scrissero 78 anni fa che suona oggi beffardo e preoccupante nello stesso tempo. Nel numero del 26 settembre 1945 il periodico Consolazione – ora Svegliatevi! la rivista più diffusa al mondo insieme alla Torre di Guardia – annunciava che ci sarebbero stati tentativi di negare l’Olocausto.

Nell’articolo “Il nazismo è stato distrutto?” il periodico diceva “I propagandisti pensano che la gente abbia la memoria corta. È loro interesse cancellare la storia passata, presentandosi sotto falsa luce di moderno i benefattori, nascondendo le prove che li incolpano”. L’articolo concludeva ricordando ai lettori che “fino a quando Geova non combatterà ad Armaghedon, lo spettro del nazismo continuerà ad affacciarsi”.

Se si tralasciano le parafrasi teologiche, si deve ammettere che mai predizione fu più azzeccata, purtroppo. I rigurgiti di razzismo e antisemitismo crescenti sono sotto gli occhi di tutti. Secondo un’indagine dell’Eurispes dii un anno fa, il 15,6%% nega la Shoah (con un 4,5% addirittura molto d’accordo nel negarla ed un 11,1% abbastanza d’accordo). Invece l’affermazione secondo cui l’Olocausto non avrebbe prodotto così tante vittime come viene sostenuto trova una percentuale di accordo solo lievemente superiore: 16,1% (il 5,5% è molto d’accordo).

Dopo che negli ultimi decenni, le testimonianze e le documentazioni sulla Shoah si sono moltiplicate con ricostruzioni inconfutabili della raccapricciante barbarie nazista, è difficile immaginare cosa si possa ancora fare per combattere il negazionismo crescente.

Continuare a ricordare è in ogni caso un dovere di tutti. E forse ascoltare tutte le voci. Specialmente quelle che parlarono da subito contro, in maniera coraggiosa e senza esitazione. Perché a volte come diceva lo scrittore francese Celine, “tutto quello che è interessante accade nell’ombra davvero, e si sa poco della vera storia degli uomini”.

Roberto Guidotti

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