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Armi all'Ucraina, l’opposizione divisa presenta 4 risoluzioni. I grillini provocano i dem: “Furore bellicista”

ROMA - Centrodestra batte centrosinistra 1 a 4. E non è un errore. Una maggioranza sempre più divisa, attraversata da forti tensioni specie sulla guerra, si presenta in Senato con un'unica risoluzione sulle comunicazioni della premier, salvo poi darsele di santa ragione in Aula. Vedasi il j'accuse del leghista Massimiliano Romeo, a tratti persino irridente, nei confronti di Giorgia Meloni e della sua linea iperatlantista.

Invece i quattro partiti di opposizione, a dispetto delle professioni di unità che valgono sempre per il giorno dopo, non solo si muovono in ordine sparso, ciascuno sventolando la propria risoluzione, ma nel corso del dibattito si beccano a vicenda come se l'avversario fosse il vicino di banco e non quello seduto fra gli scranni del governo. Il quale su due temi tutt'altro che secondari - il conflitto in Ucraina e la transizione ecologica - riceve pure il voto a favore del Terzo polo, che aveva chiesto di scorporare il testo pro-Meloni per poter approvare insieme alla maggioranza le parti più gradite.

Una scelta che finisce per rendere ancora più evidente l'irriducibile distanza del duo Calenda-Renzi dal resto del fronte progressista. Latrice di un messaggio chiaro per la presidente del Consiglio: se FI dovesse franare o la Lega fare i capricci, c'è chi è pronto a scendere in soccorso. Al centro sì, ma tendente a destra.

Nonostante i documenti di Pd, M5S e Verdi-SI siano pressoché sovrapponibili - sebbene gli ultimi due dichiaratamente contrari a nuove forniture militari, mai neppure citate dai Dem - in Assemblea le minoranze giocano a smarcarsi fra loro. In particolare i grillini. Decisi a sventolare la bandiera del pacifismo per mettere in difficoltà il partito di Elly Schlein.

"Sono 13 mesi che viviamo un terribile conflitto che ha assunto dimensioni abnormi e all'orizzonte si prospetta una catastrofe nucleare", esordisce in tono apocalittico la stellata Alessandra Maiorino. "Presidente, non trova che sia giunto il momento di fermarsi? Una cosa è chiara fuori dal Palazzo, ma non a voi: la strategia del continuo invio di armi all'Ucraina sta fallendo", si sgola. "Abbiamo iniziato con dispositivi minimi, ora Zelensky vuole cacciabombardieri. L'Italia sta entrando attivamente in guerra? Ditelo chiaramente".

Un attacco che parla alla premier perché gli ex alleati, subito chiamati in causa, intendano: "Ci vuole onestà intellettuale e lo dico anche al Pd", conclude la grillina: "Chi è per l'escalation non può essere anche per la diplomazia. Questa strada l'avete bruciata con il furore bellicista". Esattamente le stesse parole - furore bellicista - vomitate per mesi da Conte su Letta.

Una provocazione da non raccogliere, per i senatori dem. E infatti "la nostra posizione è chiara", rivendica il vicecapogruppo Alessandro Alfieri: "Mai equidistanza, sempre dalla parte delle democrazie liberali, dalla parte del popolo ucraino e del suo legittimo diritto a difendersi". Con le armi, naturalmente. Anche se è meglio non farlo sapere in giro.