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Autonomia, pressing governatori leghisti

10 festival delle regioni e delle province autonome

Festival delle Regioni a Milano. La premier Meloni: "Mai pretesto per lasciare indietro qualcuno"

di Luca Rossi,

C’è chi spinge con forza sull’autonomia e chi frena almeno un po’. I governatori riuniti a Milano per l’evento ‘L’Italia delle Regioni’, primo festival delle Regioni e delle Province autonome, a Palazzo Lombardia, si confrontano senza peli sulla lingua su uno dei temi più caldi che rappresenta il fil rouge principale della prima giornata di lavoro dell’iniziativa che si chiuderà domani alla Villa Reale di Monza alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in collegamento video con l’evento, assicura un impegno sulla questione ma chiarisce: “L’autonomia differenziata non sarà mai un pretesto per lasciare indietro alcune parti del territorio italiano: noi lavoreremo per una sua attuazione virtuosa, vogliamo assicurare coesione e unità nazionale”. E non solo: “Io penso che prima di fughe in avanti occorra un confronto su competenze e funzioni chiaro, da fare insieme e senza pregiudizi”. Ma anche all’interno della stessa maggioranza ci sono sfumature diverse. Il vicepremier leghista, Matteo Salvini, stimolato su questo fronte anche ultimamente dai bossiani del Comitato Nord, collegato da Bruxelles, spinge sull’acceleratore: “Dare il giusto potere alle Regioni non è un capriccio politico. L’autonomia fa bene, non solo è prevista dalla Costituzione, ma aiuta tutti a competere guardando avanti e sprecando di meno”. Dal canto suo, l’altro vicepresidente del Consiglio, l’azzurro Antonio Tajani si esprime così in chiusura di giornata: “Lavoreremo per fare in modo che ci sia una riforma ampia, ma l’autonomia non deve acuire le differenze tra Nord e Sud ma deve permettere uno sviluppo armonico del nostro Paese”, senza mettere appunto il Nord contro il Sud e viceversa. C’è di più. Il ministro degli Affari regionali e delle autonomie, il leghista Roberto Calderoli, ribadisce che il percorso è avviato: “Per la prima volta qualcuno farà una ricognizione della funzione legislativa dello Stato e delle Regioni: finalmente si dà la risposta su cosa è meglio che faccia lo Stato e cosa le Regioni. Forse è la volta buona che riusciamo a chiarirci. Sei mesi di ricognizione” e poi sarà la volta dei Lep (Livelli essenziali di prestazione), dei costi e dei fabbisogni standard.

Musica per le orecchie dei governatori del Nord, da Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e del Friuli Venezia Giulia, a Luca Zaia e Attilio Fontana che ribadiscono l’importanza dell’autonomia. Se il governatore del Veneto segnala che “a coloro che si lamentano dell’Italia a due velocità ricordo che non è per colpa dell’autonomia ma del centralismo”, il ‘padrone di casa’ e presidente della Lombardia crede che le obiezioni siano “affermazioni di principio ma povere di contenuti”.E Fedriga sbotta: “Mi sono stufato del fatto che ci sia la tesi che le Regioni del Sud non sarebbero all’altezza dell’autonomia. Penso che sia un’umiliazione del Mezzogiorno”, che “ha tutte le capacità per riuscire a dare delle risposte importanti al proprio territorio”. Di diverso avviso i governatori dem di Puglia e Campania. Michele Emiliano avverte: “Abbiamo ascoltato un importante intervento del presidente del Consiglio, che ha rassicurato tutte le Regioni sul percorso che stiamo compiendo per dare maggiore efficienze alla pubblica amministrazione, a partire da eventuali ulteriori poteri da assegnare alle Regioni. Il presidente ha chiesto di non fare fughe in avanti ed è la frase chiave del discorso”. Mentre Vincenzo De Luca allarga il campo e sentenzia che “questo Stato non regge più. L’autonomia può aiutare l’Italia a trovare livelli di efficienza e livelli di legittimità nelle istituzioni. Non dobbiamo perdere questa occasione per avere delle modifiche profonde nell’organizzazione dello Stato, nel rapporto tra Stato e Regioni e nel tradurre nell’immediato l’autonomismo in una battaglia per la burocrazia zero”.

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