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Caro energia: per bar e ristoranti 6 miliardi di spesa in più rispetto al 2021. La Confcommercio chiede più controlli

Bar e ristoranti chiuderanno il 2022 con 6 miliardi di spesa in più a causa del caro energia. Il totale per circa 300 mila esercizi pubblici toccherà i 9 miliardi a fronte di una spesa media di ogni esercente di 16 mila euro per luce e gas. I dati elaborati dalla Federazione pubblici esercizi di Confcommercio ( Fipe) sono stati portati all’attenzione dell’Arera durante un’audizione volta a verificare la situazione generale degli aumenti dei prezzi. Nel 2021 il gestore di un bar per il fabbisogno di energia ha speso mediamente 5,5 mila euro. Quest’anno c’è stata la stangata “arrivata dopo due anni di forte contrazione dei consumi che ha messo a dura prova la tenuta del settore. La chiusura di 40 mila imprese e la cancellazione di 200 mila posti di lavoro sono lì a testimoniarlo” dice Luciano Sbraga, Vice Direttore di Fipe-Confcommercio.

I commercianti chiudono il 2022 con 9 miliardi di spesa per l’energia

Anche i ristoranti sono passati da una media 11 mila euro annui a circa 34 mila euro del 2022. I commercianti chiedono all’ARERA di vigilare di più affinché le Società che forniscono luce e gas mettano subito a disposizione delle imprese le informazioni utili per utilizzare i crediti d’imposta introdotti dal governo Draghi e confermati da Giorgia Meloni. Gli esercizi pubblici stanno sopportando costi che peseranno sul conto economico quasi 3 volte più del 2021. Se un anno fa le bollette incidevano per il 4,6% sui ricavi di un esercizio medio, quest’anno l’incidenza è del 13,3%. D’altra parte i consumatori se ne accorgono ogni volta che entrano in un bar o in un ristorante, sebbene molti esercizi cercano di non rivedere i prezzi al dettaglio.

La richiesta all’Arera per maggiore vigilanza sulle società fornitrici di energia.

I fornitori di energia speculano ? In questo caso deve essere l’Autorità a vigilare su comportamenti aggressivi, laddove si verifichino modifiche unilaterali dei contratti di fornitura di energia elettrica o gas o chiedano garanzie fideiussorie, dice la Fipe. Intanto, i crediti maturati per il caro energia vanno comunicati all’Agenzia delle Entrate entro il 16 marzo 2023. Ma è una scadenza penalizzante , secondo Sbraga perché la procedura di calcolo dei crediti non sempre è agevole. Deve tenere conto di ciò che eventualmente hanno chiesto nel frattempo le società fornitrici. A questo riguardo, però, è già intervenuta l’Antitrust sanzionando le società energetiche e le loro agenzie di promozione, le quali con telefonate truccate proponevano modifiche ai contratti di fornitura ancora vigenti. L’Arera può disporre ulteriori verifiche ma fino a marzo prossimo si può temere un impennata dei prezzi al consumo a carico dei cittadini.