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Caro energia, rallenta la crescita ma accelera la transizione

Un'azienda su due sta investendo per diversificare i propri approvvigionamenti. Cresce il fotovoltaico aziendale. Intanto resiste in territorio positivo la produzione industriale (+1,7%) però la spinta rispetto al 2021 si affievolisce

Sono gli effetti della crisi provocata dal caro energia. Mentre l’economia rallenta e le imprese fanno i conti con costi sempre più alti, si assiste a un’accelerazione sulla transizione energetica. Sempre più capannoni hanno iniziato a ospitare pannelli fotovoltaici sui propri tetti, mentre gli istituti di credito si stanno attrezzando per sostenere le piccole e medie imprese negli interventi di efficientamento. È quanto è emerso nel focus di Unioncamere sulla congiuntura economica in Piemonte.

Il rimbalzo a cui si è assistito nel 2021 ha perso d’intensità e gradualmente la crescita della produzione industriale si avvicina allo zero, dopo aver fatto segnare un +5,2% nel primo trimestre, +3,8% nel secondo e ora un incremento dell’1,7%. Per una impresa su quattro il taglio della produzione è stata una necessità per far fronte all’aumento dei costi o alle difficoltà di approvvigionamento. “Siamo ancora in territorio positivo – sottolinea il presidente di Unioncamere Piemonte Stefano Coscia – ma questi dati vanno letti come un campanello d’allarme”.

La crescita produttiva dei primi nove mesi dell’anno è del 3,6% rispetto al 2021, ma il trend è in discesa e per questo gli investimenti sull’energia potrebbero presto fare la differenza. Per questo poco meno della metà delle 1.802 imprese interpellate sta investendo per rendere più efficiente l’approvvigionamento di energia. Una su quattro sta mettendo in atto misure di efficientamento energetico, il 22,4% si sta affidando al fotovoltaico aziendale, un restante 10% alle pompe di calore. Resta tuttavia un 54,5% che ancora non ha messo in atto nessuno di questi accorgimenti per reggere l’urto del caro energia.

“Ci aspettiamo una lieve recessione, magari per uno, due o tre trimestri, ma poi assisteremo a un rimbalzo – assicura Marco Montermini, responsabile Corporate Nord Ovest di UniCredit –. Secondo i dati Prometeia, quest’anno il Pil del Piemonte dovrebbe crescere, anche se leggermente meno rispetto alle previsioni nazionali (2,7% vs 2,9%)”. Dopo aver osservato un lungo periodo di crisi la filiera del tessile resta quella che offre performance più brillanti sulla produzione industriale (+7,2%), mentre l’industria del legno e del mobile (-0,7%) subisce una battuta d’arresto, assieme ai mezzi di trasporto (-3%).

La contrazione della domanda interna ha portato le imprese a rivolgersi oltreconfine, come dimostra l’aumento degli ordinativi dall’estero (5,1%), ben più intenso rispetto a quelli dal mercato italiano (+1,6%). Crescita a doppia cifra per il fatturato (+10,5%), conseguenza della crescita corposa dei mesi scorsi, mentre la tenuta dell’attività produttiva delle imprese piemontesi anche nel periodo luglio-settembre 2022 viene confermata dal grado di utilizzo degli impianti (69,1%) che, pur subendo un leggero rallentamento, si mantiene su livelli pre-pandemici.