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Case di Comunità, non piacciono neppure ai medici di famiglia

Nei piani del Governo l'eliminazione (o un forte ridimensionamento) delle strutture territoriali già avviate da Regione e Asl. Le critiche al Pnrr del sottosegretario davanti alla platea dei camici bianchi. Plauso della Fimmg: "Strutture inadeguate per garantire i servizi"

Fino a ieri erano uno dei pilastri della futura medicina territoriale, da costruire con i fondi del Pnrr. Oggi sulle Case di Comunità, quelle strutture poliambulatoriali in cui dovrebbero lavorare i medici di medicina generale insieme ad altri professionisti, sono messe fortemente in predicato dal nuovo ministro della Salute Orazio Schillaci.

In verità a muovere pesanti critiche a questo modello di medicina del territorio è stato il sottosegretario Marcello Gemmato, intervenendo al congresso della Società di medicina generale, ma l’aver sottolineato che la sua non è un’opinione personale, per quanto autorevole, bensì condivisa dallo stesso ministro lascia pochi dubbi su un probabile cambio di programma che investirà le Regioni e le Asl.

“Le Case di Comunità così come sono state immaginate, secondo me e secondo il ministro, non vanno a soddisfare l’esigenza di sanità territoriale di cui noi abbiamo bisogno”, ha detto Gemmato, spiegando poi che se è vero che “non vi sono margini di stravolgimento, lavoreremo col ministro per correggerne le storture”. Col ministro, ma come si diceva anche con le Regioni che, chi più in fretta chi meno, hanno avviato il programma previsto per l’individuazione dei luoghi dove insediare le Case di Comunità, in alcuni casi come in Piemonte prevedendo addirittura la costruzione di nuovi edifici. E adesso? Cosa succederà dei piani approvati non senza difficoltà per le richieste di questo o quel comune di avere la sua struttura sanitaria?

Già quando, appena insediato, Schillaci aveva sollevato dubbi, in Consiglio regionale del Piemonte dai banchi del Pd l’ex luminare dei trapianti Mauro Salizzoni aveva chiesto all’assessore Luigi Icardi se condividesse o meno le perplessità del ministro, senza che poi fosse arrivata una risposta chiara in un contesto che chiaro non è affatto. Tant’è che ancora oggi il titolare della Sanità nella giunta di Alberto Cirio non nega di attendere decisioni chiare e definitive dal ministro. Ma la questione non è riducibile ai confini piemontesi, visto che se il Governo cambierà linea (pur non potendo stravolgere il Pnrr) non resterà che adeguarsi. Il tema, piuttosto, è quello dei tempi. Tutta la riforma deve essere completata e operativa entro il 2026 e se non si chiarirà in fretta quale dovrà essere il futuro delle Case di Comunità, tutto potrebbe complicarsi.

Intanto l’atteggiamento critico del ministero raccoglie il plauso del sindacato dei medici di famiglia, Fimmg. “Pienamente condivisibili le posizioni di critica e scetticismo espresse dal sottosegretario alla Salute sul tema di una sanità che punti esclusivamente sulle Case della Salute”, spiega il segretario nazionale Silvestro Scotti. “Organizzazione che – prosegue il sindacalista – così come è stata concepita, non può soddisfare l’esigenza di sanità territoriale di cui c’è bisogno in un paese come il nostro, intriso di disuguaglianze sociali, culturali economiche e geomorfologiche”.

Il problema che, peraltro si era già posto al momento del varo della riforma con l’individuazione delle case di comunità (meno di 90 in Piemonte, dopo il taglio dei fondi previsti), degli Ospedali di Comunità e delle Centrali Operative Territoriali, è ancora una volta quello del personale. Il rischio di costruire delle scatole destinate a rimanere vuote per carenza di medici appare sempre più concreto. Per il sottosegretario Gemmato (protagonista di un recente imbarazzante scivolone sull’utilità dei vaccini) C’è anche “un problema di finanziamento per i prossimi anni. Sul territorio esistono invece già due reti importanti – ha spiegato alla platea dei sanitari della Simg – quella dei medici di famiglia e quelle delle farmacie”. Categoria, quest’ultima, che il sottosegretario conosce assai bene essendo proprio un farmacista.