Italy
This article was added by the user . TheWorldNews is not responsible for the content of the platform.

Caso Giarrusso, imbarazzo e veleni tra i Bonaccini boys: "Gli accordi con lui erano altri". E ora l'iscrizione al Pd dell'ex Iena si complica

Sarebbe bastato rileggere Esopo, la favola della rana e lo scorpione sull’immutabilità degli istinti individuali, per capire che se uno nasce iena sempre iena resta: è la sua natura e nessuno può farci nulla. Dovevano pensarci i Bonaccini boys quando hanno deciso di ospitare l’ex grillino Dino Giarrusso sul palco del loro Talent Garden.
Era cosa nota che l’eurodeputato — eletto quattro anni fa con il M5S in Sicilia, ma fresco di divorzio — fosse interessato ad avvicinarsi al Pd. A Brando Benifei, capogruppo del partito a Strasburgo, lo aveva ripetuto più volte negli ultimi mesi. Tant’è che a fine dicembre era stato pure avvistato a un’iniziativa del governatore emiliano a Roma, nel giorno in cui venne formalizzato il ticket con Pina Picierno. «Sono qui da osservatore», si schermì lui allora: la risposta giusta per evitare polveroni.

Perciò, alla vigilia della convention meneghina, lo staff del candidato alla segreteria aveva raggiunto un accordo: Giarrusso sarebbe intervenuto sabato nel panel dedicato alla comunicazione, “Giovani e spazio digitale”, alternandosi al microfono con esperti della materia fra cui Davide Panzini (direttore commerciale di un’agenzia di influencer e content marketing sul calcio), insieme a trentenni dem in carriera come Anna Ascani e Pierfrancesco Maran. Questo c’era scritto nel programma diffuso dall’ufficio stampa e questo doveva accadere. Nonostante la sera prima, nel tragitto che da Novara lo portava a Milano, Bonaccini avesse espresso molte perplessità. Cadute però nel vuoto. E così la presenza dell’ex 5Stelle fra i relatori — escogitata per segnalare quell’allargamento agli esterni predicato da tutti i pretendenti al soglio nazareno — è rimasta confermata.

Doveva essere l’inizio di un percorso. Senonché, l’ex Iena tv ha fatto quel che gli riesce meglio. Ha seguito la sua natura. E senza che nessuno lo sapesse, ha annunciato «ufficialmente» il suo ingresso nel Pd. Non lo ha lasciato intendere come fosse un suo desiderio, questo era il patto. Lo ha dato per cosa fatta. Avventurandosi oltretutto in un discorso assai politico. Con tanto di lezione alla sinistra che si vergogna di fare la sinistra. Scatenando l’ira dei militanti, che hanno subito intasato di proteste le caselle whatsApp dei parlamentari, e l’indignazione social.

Spiazzato, Bonaccini è andato su tutte le furie. Prima ha provato ad aggiustare il tiro con Dario Nardella, il capo del suo comitato spedito a stigmatizzare «la corsa a salire sul carro del vincitore». Quindi ha preparato la presa di distanza di ieri: quel «Se Giarrusso vorrà entrare nel Pd prima chieda scusa a chi ha ferito in passato e dimostri di accettare le regole di questo partito», pronunciato nel discorso di chiusura. Segno che per l’ex grillino non sarà facile prendere la tessera, come aveva invece immaginato. E neppure farsi accogliere nel gruppo europeo: «Ci sono delle procedure, noi eletti dobbiamo essere tutti d’accordo», spiega sibillina Irene Tinagli, dando quasi per scontato che non accadrà.

Nel frattempo, fra un caffè a una tisana, al bar del Talent Garden è caccia al colpevole. Benifei, il capo dell’eurogruppo dem che con Giarrusso dialoga da tempo, è l’indiziato n.1. «Cerca di infilarsi ovunque e combina sempre casini: ma come si fa a invitare quello lì proprio a Milano, dove i grillini contano zero e qui subiamo la concorrenza del Terzo Polo? Un autogol imperdonabile, tanto più che il tizio cerca solo un taxi per farsi rieleggere nel 2024», accusa un collega dietro garanzia d’anonimato. «La scaletta degli interventi l’ha chiusa Brando insieme ai più stretti collaboratori di Bonaccini, ci sono le sue impronte digitali», rincara un senatore. Ma “l’imputato” non ci sta a passare per quello che ha sottovalutato o, peggio, s’è fatto infinocchiare: «Sono calunnie, io non c’entro niente, Dino doveva solo parlare di comunicazione, non fare quello sproloquio». La iena ha fatto la iena. Nessuno può farci nulla. Ma, forse, si poteva prevedere.