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"Ci avete rotto i polmoni": il clima è la priorità dei e delle giovani udinesi

fridays for future / Centro Studi / Piazzale Cavedalis

Oggi, venerdì 23 settembre, si è svolto il primo "climate strike" dell'anno scolastico 2022/23: studenti e studentesse delle scuole secondarie si sono ritrovati in centro studi a Udine per manifestare a favore della salvaguardia del clima

Si sono dati appuntamento in piazzale Cavedalis, a Udine, come sempre. Si sono ritrovati, prima qualche manciata, poi sempre di più: sono i ragazzi e le ragazze dello sciopero per il clima che continuano a scendere in piazza per far sentire la loro voce. Ad accompagnarli nei primi momenti di ritrovo le musiche dei loro genitori, o almeno di una generazione che non è la loro. Dai Beatles a Manu Chao passando per gli immancabili Queen, non c'è stato spazio per ritmi della trap, del rap o dell'indie italiano che tra loro va spesso per la maggiore. Quasi un segnale a dire: "Ehi, parliamo a voi. Voi che ci avete messi in questa situazione". Prima della partenza, dai megafoni in mano a organizzatori e organizzatrici, alcune informazioni ma anche raccomandazioni. Ci sono le elezioni, niente slogan politici, niente offese, niente cori inadeguati. Un bel segnale: questi e queste giovani hanno qualcosa da dire, ma vogliono farsi ascoltare usando la ragione e non i toni alti dell'esasperazione. Ma l'accenno alla politica c'è comunque, nella misura in cui gli studenti fanno cenno ai programmi dei partiti politici italiani in vista del 25 settembre. "Nessuno parla seriamente del clima, quasi tutti usano come soluzione i rigassificatori e danno la colpa alla guerra per la crisi energetica, ma sappiamo che non è così".

La gallery fotografica del corteo

Concetti troppo grandi per essere urlati a un megafono senza spiegazione e senza approfondimento, ma il seme, questi e queste giovani, lo vogliono piantare lo stesso. E così partono, sono circa trecento. Dal centro studi si dirigono verso il centro storico. come ogni sciopero che si rispetti, per quanto piccolo sia, il senso è "far rumore", in qualche modo "dare fastidio". E così, prima di immettersi su via Marco Volpe, iniziano i primi disagi al traffico. Una poliziotta della municipale, nell'intersezione tra via Mentana e via Moretti, invita gli automobilisti e le automobiliste ad affrettarsi oppure a fare inversione "senza far danni". Alcune automobili eseguono ordinati dietrofront, altre si mettono in diligente attesa. Il corteo si ferma poco prima dell'incrocio per intonare alcuni cori. Parafrasando l'inno dei vigili del fuoco, cantano "lo studente paura non ne ha", in riferimento ad un'eventuale lotta alla crisi energetica. L'intonazione non è il loro forte, menomale che non è questa la loro arma, bensì la freschezza con cui si spendono per una battaglia che non deve essere solo loro. Peccato che, mentre gridano all'unisono "Ci avete rotto i polmoni", ad aspettare che il corteo passi c'è ormai una lunga coda di automobili con il motore acceso: all'interno, una persona per auto. Il corteo dà fastidio, ma il messaggio - almeno nell'immediato - non arriva. L'importante, per loro, è non smettere di chiedere attenzione e cura. Perché, giustamente, con uno dei tanti cartelli che si sono preparati, ci ricordano che quello che stiamo distruggendo è il loro futuro, non il nostro. 

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