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Cingolani propone un tetto al prezzo del gas variabile per convincere l’Europa

Un prezzo «modulare», variabile, che oscilla all’interno di una forchetta. «Con un valore minimo e un valore massimo», a seconda dell’andamento globale del mercato del gas. È questo il fulcro della proposta italiana per ridurre il prezzo del gas, che Roma invierà entro oggi a Bruxelles. Il piano europeo sull’energia è slittato a dopo il vertice informale di Praga di venerdì. Ma nella prima bozza, il Consiglio europeo ha invitato la Commissione a proporre «soluzioni praticabili».

L’Italia punta a creare – come scrive il Corriere – una «nuova piattaforma di contrattazione del metano» che archivierebbe quella olandese, il Ttf, ora il parametro per l’Europa, ritenuta «poco liquida», perché intermedia solo uno o due miliardi al giorno per valore diventando «schiava» della speculazione a ogni notizia sensibile. Al suo posto, l’idea è quella di fare riferimento a un nuovo indice calcolato sulla media quotidiana dei prezzi di tre listini chiave nel mercato internazionale delle materie prime: l’Henry Hub americano, che ha prezzi storicamente inferiori a quelli del Ttf; il Jkm, parametro per il gnl sul mercato asiatico; il Brent, la borsa del petrolio di Londra storicamente condizionata dalle forniture norvegesi, con i suoi duemila miliardi al giorno di titoli scambiati.

È l’ennesimo tentativo negoziale da parte di Roma, dopo mesi di insistenze di Mario Draghi, per convincere i Paesi restii dell’Europa. Una proposta a cui sta lavorando il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, con la collaborazione dei tecnici guidati da Sara Romano, a capo del dipartimento Energia e Clima dello stesso dicastero.

La preoccupazione principale per i Paesi del Nord Europa, Germania in primis, resta il rischio di scarsità di gas che un tetto massimo al prezzo potrebbe determinerebbe se chi lo vende all’Europa si orientasse verso altri mercati, come la Cina, che potrebbero offrire di più per le forniture.

La «forchetta modulare» di prezzo, per essere digerita da tutti i Paesi europei, dovrebbe però avere un range piuttosto ampio, oppure ancora considerare un valore massimo mutevole a seconda del prezzo internazionale del metano.

Cingolani sa che l’offerta di gas all’Europa rischia di essere bassa per tutto il prossimo anno, perché lo «scenario zero flussi» da Mosca, sperimentato in questi giorni dall’Italia, è ormai realtà. Una variabile chiave sarà il meteo per l’inverno. Più sarà rigido, più i consumi saliranno erodendo gli stoccaggi, ormai al 90% per l’Italia, che però rappresentano solo il 20% del nostro fabbisogno annuale di metano.

Ieri l’Agenzia internazionale dell’Energia (Iea) ha confermato questa prospettiva: prevede che «le importazioni di gas naturale liquido in Europa aumenteranno di oltre 60 miliardi di metri cubi quest’anno, mantenendo il mercato internazionale sotto forte pressione». L’agenzia ha condotto un’analisi del mercato del gas dell’Ue in caso di stop dell’approvvigionamento russo a partire dal primo novembre. «Senza riduzioni della domanda e se l’offerta dei gasdotti russi s’interrompesse completamente, i livelli di stoccaggio della Ue si ridurrebbero al 20% a febbraio 2023, supponendo un livello elevato di fornitura di Gnl, e vicino al 5%, supponendo invece una fornitura di Gnl bassa».

Dunque non si può ritoccare troppo al ribasso il prezzo, perché la materia prima rischia di mancare. I grandi fornitori di gas liquido potrebbero preferire gli energivori come Cina e India. Ecco perché Cingolani vuole utilizzare anche l’indice asiatico per determinare la forchetta.