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Concluso il primo incontro tra Meloni e Salvini alla Camera. “Collaborazione e unità intenti

In una nota congiunta della Lega e Fdi, i leader hanno espresso soddisfazione per la fiducia data dagli italiani alla coalizione. Intanto nella lista dei totoministri spunta l'ipotesi di due vicepremier

Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Giorgia Meloni e Matteo Salvini (Foto Ansa)

"Grande collaborazione e unità di intenti". E' quanto si legge in una nota congiunta della Lega e Fdi al termine dell'incontro durato circa un’ora tra Meloni e Salvini che si è svolto negli uffici di Fratelli d'Italia alla Camera. "Entrambi i leader - si legge - hanno espresso soddisfazione per la fiducia data dagli italiani alla coalizione e hanno ribadito il grande senso di responsabilità che questo risultato comporta. Salvini e Meloni inoltre hanno fatto il punto della situazione e delle priorità e urgenze all'ordine del giorno del governo e del parlamento, anche alla luce della complessa situazione che l'Italia sta vivendo". Nel corso dell'incontro alla Camera non è escluso che possa esserci stata una telefonata con il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Ieri Meloni ha visto il coordinatore di Forza Italia Tajani. Intanto circolano i primi nomi per il totoministri. Si allontana la possibilità per Matteo Salvini di ottenere nuovamente il Viminale.

Prima della lista dei ministri occorre, definire le Presidenze delle Camere, delicato passaggio parlamentare con cui si apriranno le danze della legislatura. Uno snodo decisivo. Le ipotesi in campo sono diverse e tutte legate ovviamente alla composizione della squadra di governo. Un progetto che vede come novità l'idea di nominare dei vicepremier. Due caselle che potrebbero essere affidate a Tajani e Matteo Salvini (il partito chiede per lui un ruolo da "protagonista"), per "blindare" ancora di più la coalizione ed anche per evitare fughe in avanti degli alleati sulle richieste di ministeri specifici.
Prima dei nomi però bisogna stabilire un metodo con cui procedere: "La cosa che si aspetta il Paese è che siano scelte le persone migliori. Non dico le persone migliori in assoluto, ma persone che intanto vadano al ministero lunedi' mattina alle 8 e ci stiano almeno fino al venerdi' alle 19, che si studino i dossier", mette in chiaro Guido Crosetto, che in molti danno tra i futuri ministri del governo così come Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera di Fdi e fedelissimo della Meloni. Ma se è vero che una lista ufficiale non c'è, di ipotesi sul tavolo ce ne sono parecchie così come di schemi per "dividere" le quote dei ministri. Sotto la lente di osservazione restano i ministeri chiave: la Farnesina, il Viminale e il Tesoro.


Per via XX settembre resta in pole il nome di Fabio Panetta, attualmente nel board della Bce. Un personaggio di area, ma non strettamente legato ad un partito potrebbe andare al dicastero degli Esteri. Casella però a cui guarda con interesse Fi per Antonio Tajani, da anni ufficiale di collegamento tra l'Italia e l'Europa. Il coordinatore azzurro, che ha avuto in giornata un colloquio con Ursula von der Leyen, non si sbilancia: "Sono al servizio del Paese", continua a ripetere da giorni avanzando però l'idea di una delegazione di almeno quattro ministri per Fi. Per la Farnesina però continua ad avere quotazioni alte anche l'ex ministro Giulio Terzi di Sant'Agata, eletto nelle file di Fdi. Dall'Europa potrebbe traslocare Raffaele Fitto. Per lui, in quota Fdi, ci sarebbe il dicastero degli Affari Europei, ritorno però non scontato visto che l'attuale presidente del gruppo Ecdr è tra i più stimati nell'Europarlamento.


La casella della Difesa invece potrebbe andare al numero due azzurro nel caso Tajani non andasse in porto l'operazione ministero degli Esteri. Uno schema che cambierebbe totalmente nel caso il coordinatore azzurro venisse indicato come presidente della Camera. In quota Fi ci sarebbero sempre Anna Maria Bernini, l'ex presidente del Senato Elisabetta Casellati e Licia Ronzulli: quest'ultima potrebbe andare al ministero dell'Istruzione. Mentre l'ex Fi Lucio Malan ora nelle file di Fdi sarebbe in pole per i Rapporti con il Parlamento.

Non meno complicato è il sudoku per la scelta dei ministeri leghisti. La pattuglia potrebbe essere più light se Giancarlo Giorgetti fosse scelto per lo scranno più alto di Montecitorio. A quel punto ci potrebbe essere disco verde per Ignazio La Russa alla guida di Palazzo Madama. Resta sempre in caduta libera l'idea che Salvini possa andare al Viminale, casella che potrebbe andare comunque ad un uomo vicino al segretario leghista. I nomi che circolano sono quelli dell'ex prefetto Matteo Piantedosi, capo di gabinetto quando Salvini era al ministero dell'Interno. In alternativa potrebbe esserci un altro prefetto, Giuseppe Pecoraro. Giulia Bongiorno dovrebbe andare alle Pari Opportunità, al dicastero della Giustizia circolano diversi nomi in ambienti parlamentari della maggioranza, tra cui quelli Carlo Nordio, in quota Fdi, e quello l'ex procuratore nazionale antimafia Nicola Gratteri. In quota Fdi ci sarebbe anche Giuseppe Valditara per il ministero della Ricerca. A Roma potrebbe arrivare anche Letizia Moratti, chiamandosi fuori dalla corsa per la Regione Lombardia per andare al ministero della Cultura o della Sanità.