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Consulenza psicologica in Università, impennata di richieste a Trento nel 2021: oltre una al giorno. Sono più che triplicate rispetto al passato

TRENTO. “Nel 2021 abbiamo raggiunto il picco delle richieste di aiuto da parte degli studenti, in gran parte a causa proprio delle problematiche emerse con chiusure e limitazioni, ma la lunga coda delle difficoltà in termini di socialità esasperate dall'emergenza sanitaria si trascina dietro ancora oggi”. E nonostante le riaperture e la sostanziale normalizzazione alla quale siamo andati incontro negli ultimi mesi, spiega a il Dolomiti la coordinatrice dello staff allo Sportello di consulenza psicologica dell'Università di Trento Carolina Coco, sono ancora molti infatti gli studenti dell'Ateneo trentino che nel 2022 si rivolgono al servizio, chiedendo aiuto perché si trovano in difficoltà nel tornare a vivere una socialità 'pre-Covid'. 

In termini numerici dice Coco, dal 2004 in attività allo Sportello, il servizio di consulenza psicologica è diventato sempre più un punto di riferimento per gli studenti trentini in cerca d'aiuto, arrivando nel 2015 a gestire 123 richieste in un anno: “Con l'arrivo della pandemia però – continua l'esperta – i numeri si sono impennati e nel 2020 abbiamo ricevuto 214 richieste, salite nel 2021 addirittura a 383”. Il dato consolidato per il 2022 non è ancora ovviamente disponibile, ma secondo Coco il numero delle richieste quest'anno si aggirerà intorno a quota 300. Il boom di richieste d'aiuto registrato nel 2021 è presto spiegato, dice la responsabile: “I giovani si sono trovati a non poter più vivere la loro vita accademica insieme ai compagni, privati quindi di legami sociali e amicali, a gestire dinamiche familiari 'di ritorno' e a vedere i propri progetti, magari per un'esperienza all'estero, messi in discussione da un giorno all'altro”. 

Una situazione che, con modalità analoghe, ha ovviamente interessato tutta la popolazione, ma che proprio in questa fascia di riferimento ha avuto un impatto devastante: “Se consideriamo l'aspetto relazionale – dice Coco – gli studenti ci hanno espresso difficoltà un po' in tutti gli ambiti, da quello familiare a quello sentimentale fino al rapporto con gli amici. Dal punto di vista familiare in particolare, il 'ritorno' per esempio di molti universitari che si erano appena 'sganciati' dalla casa dei genitori, iniziando quindi una prima esperienza di vita 'indipendente', ha portato ad una sorta di regressione che ha messo in crisi molti studenti”. E nonostante il ritorno ad una condizione di sostanziale normalità, quelle difficoltà relazionali, esasperate nel corso delle fasi più difficili della pandemia, si riflettono come detto nelle richieste d'aiuto degli studenti trentini ancora oggi

“Il problema della socialità rimane il maggiore tra chi si rivolge a noi – ribadisce Coco – ma in generale gli studenti riportano vissuti di problematiche legate all'ansia, alla depressione, alla difficoltà di portare avanti il percorso di studio, all'affrontare gli esami, al realizzare i loro progetti di vita”. L'aspetto relazionale però, continua l'esperta: “Riguarda anche il rapporto con sé stessi, per la definizione di una propria identità. La difficoltà al confronto, all'uscire dall'isolamento ed a confrontarsi con gli altri, rafforza quindi gli aspetti di inadeguatezza dei giovani ed i sentimenti legati alla scarsa autostima. Un aspetto in qualche modo incoraggiante però, conclude Coco: “E' il ritorno in presenza di tutti gli studenti che chiedono aiuto allo sportello, dopo i lunghi mesi di incontri a distanza nelle fasi più critiche dell'emergenza sanitaria. Da quest'anno abbiamo dato infatti la possibilità ai ragazzi di decidere se portare avanti la consulenza online o in presenza, e tutti hanno scelto di presentarsi di persona. È un dato positivo, almeno dal nostro punto di vista”.