In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (compresi guariti e morti): i nuovi casi sono +28.352, +1,9% rispetto al giorno prima (ieri erano +29.003), mentre i decessi odierni sono +827, +1,6% (ieri erano +822), per un totale di 53.677 vittime. Le persone guarite o dimesse complessivamente sono 696.647: +35.467 quelle uscite oggi dall’incubo Covid, +5,4% (ieri erano +24.031). E gli attuali positivi — i soggetti che adesso hanno il virus — risultano essere 787.893 in totale, pari a -7.952, -1% (ieri erano +4.148), e sono visibili nella quinta colonna da destra della tabella. La flessione degli attuali positivi — sono in calo e con il segno meno davanti per la terza volta in novembre (vedi 23/11 e 25/11) — indica che i guariti, sommati ai decessi, sono in numero maggiore rispetto ai nuovi positivi. Una buona notizia, se non ci fossero così tante vittime.
Meno contagi in 24 ore rispetto a ieri. Ci allontaniamo dai dati del record (40.902 positivi il 13 novembre con tasso di positività al 16%), ma i nuovi positivi sempre sopra quota 20 mila per il sesto giorno di fila. È vero che la curva «si sta raffreddando». L’indice Rt nazionale è sceso a 1,08 nella settimana 16-22 novembre e 10 regioni che hanno già un indice inferiore a 1. Per tenere sotto controllo la diffusione del virus anche i casi giornalieri devono diminuire a cinque-diecimila, secondo Stefano Merler, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler di Trento. Come indica il monitoraggio ministero della Salute-Iss che precisa: per la prima volta da molte settimane, l’incidenza dei casi è diminuita a livello nazionale, tuttavia rimane ancora troppo elevata per permettere una gestione sostenibile dell’epidemia.
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