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Cos'è il Piano Mattei di cui parla tanto Giorgia Meloni

la strategia

Il Piano di cui si parla tanto ma non si sa quasi nulla. La nuova strategia del governo nel Mediterraneo punta a rendere l'Italia un hub energetico ma nasconde anche nuove restrizioni per migranti e Ong: cosa sappiamo del Piano Mattei, in ordine

Il "Piano Mattei" è sempre più centrale nelle politiche e nelle parole del governo Meloni, soprattutto nelle ultime settimane focalizzate tra gas e migranti. Il primo viaggio istituzionale della presidente del Consiglio nel 2023 è stato in Algeria, e pochi giorni dopo c'è stata un'altra visita ufficiale, in Libia: proprio da questi due Paesi dovrebbe iniziare il tanto citato Piano che dovrebbe poi abbracciare tutto il Mediterraneo, con l'aiuto di Eni. Tuttavia, non ci sono dettagli in merito, anche se fin dal suo discorso di insediamento Giorgia Meloni vi ha fatto riferimento. Perché se ne parla tanto? Da dove parte e dove vuole arrivare il governo con il Piano Mattei in Africa e nel Mediterraneo, in ordine. 

Il Piano Mattei, fin ora

Sin dal suo discorso di insediamento alla Camera dei Deputati, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto riferimento a un Piano Mattei per l'Africa e il Mediterraneo definendolo "un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana. Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo". 

Dopo l'insediamento, il governo si è subito dedicato alla preparazione della Legge di bilancio ma con sullo sfondo una crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina che ha causato aumenti straordinari dei prezzi dell'energia. Il 2023 è iniziato con il primo viaggio istituzionale di Giorgia Meloni in Algeria, in nome del Piano Mattei citato e sulle orme di Mario Draghi. 

Il Piano Mattei di Giorgia Meloni per l'Africa inizia in Algeria, con Eni

L'ex presidente del Consiglio aveva infatti avviato il piano di diversificazione delle forniture di gas italiane per eliminare e rimpiazzare le forniture russe, a partire da nuovi accordi con l'Algeria: proprio il Paese africano nel 2022 ha sostituito la Russia come primo Paese da cui l'Italia importa gas.

Gli accordi tra Italia e Algeria sul gas firmati dal governo Draghi nel 2022: ora Giorgia Meloni prosegue con il Piano Mattei

Sulle orme di Draghi, Meloni è andata in Algeria e poi in Libia, sempre con a fianco l'Ad di Eni Claudio Descalzi. L'obiettivo è doppio: consolidare il processo di diversificazione delle forniture verso una totale eliminazione del gas russo dal 2024/2025 e presentarsi al resto d'Europa come hub energetico del Mediterraneo. Il ruolo di Eni, già attiva dagli anni '50 in Africa, sarà fondamentale. Ora, il governo Meloni vuole ripercorrere la storia di Enrico Mattei con un piano a suo nome, proprio da dove è iniziata la storia di Eni, in Africa: comincerà da Libia e Algeria.

L'importanza dell'Algeria, con promesse mancate

Il 2022 è stato un anno storico per gli approvvigionamenti di gas in Italia: l'Algeria ha preso infatti il posto della Russia come primo Paese fornitore di gas. Il peso algerino nel mix italiano delle importazioni è aumentato a discapito di quello russo: secondo i dati Snam elaborati da Today, se infatti nel 2021 il gas dalla Russia ha pesato per il 40 per cento delle importazioni totali, nel 2022 questa percentuale è scesa al 16 per cento. 

Al contempo, il gas dall'Algeria è passato dal 29,5 per cento del 2021 al 34,3 del 2022. L'inversione tra gas algerino e russo è evidente: il primo è cresciuto in un anno dell'11 per cento, il secondo è diminuito del 61 per cento, ai minimi storici dal 1990.

Il gas dall'Algeria in Italia è aumentato nel giro di un anno, ma non ai livelli promessi negli accordi firmati durante la visita di Mario Draghi a maggio 2022. Sonatrach, l'azienda di stato algerina che gestisce le risorse fossili del Paese, aveva concordato con Eni l'aumento delle forniture di gas dall'Algeria tramite il gasdotto Transmed-Enrico Mattei, che porta il gas algerino in Italia fino al punto di ingresso sulla rete nazionale, a Mazara del Vallo, in Sicilia: 4 miliardi di metri cubi subito, nel 2022, e volumi crescenti fino a 6 miliardi di metri cubi in più dal 2023-2024, fondamentali nel processo di emancipazione dal gas russo.

Il Transmed-Enrico Mattei, il gasdotto che porta il gas dall'Algeria all'Italia: arriva a Mazara del Vallo, in Sicilia, dove si attacca alla rete nazionale del gas

In realtà, secondo i dati Snam elaborati da Today l'aumento è stato di 2,4 miliardi di metri cubi, poco più della metà rispetto a quanto annunciato. In più, a gennaio 2023 i flussi lungo il gasdotto Transmed sono stati inferiori rispetto a gennaio 2022. 

Inoltre, nell'ultimo Memorandum d'Intesa tra Eni e Sonatrach le precedenti promesse fatte al governo Draghi sono state riviste al ribasso, come detto dallo stesso Ad di Eni Claudio Descalzi: "Aggiorniamo gli accordi annualmente sulle quantità che sono state rispettate: sono stati dati più di 3 miliardi di metri cubi e altri 3 miliardi nel 2023, e poi altri ancora", dunquw la metà rispetto ai 6 miliardi di cui si era parlato nel 2022.

Meloni in Libia: gas e migranti

Nel 2022 Libia e Russia sono stati gli unici due Paesi da cui le importazioni di gas in Italia sono diminuite rispetto all'anno precedente. Tuttavia, le forniture dei due Paesi non sono paragonabili, per costanza - la Russia a lungo ha esportato più di tutti in Italia-, e per quantità. Negli ultimi anni, infatti, dalla Libia è arrivato sempre meno gas, come si vede dal grafico sottostante: secondo i dati Snam e del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica elaborati da Today, è infatti dal 2015, ad eccezione del 2019, che dalla Libia in Italia arriva meno gas dell'anno precedente. 

Made with Flourish

Il gas dalla Libia arriva in Italia tramite il Greenstream, il gasdotto che collega il giacimento libico di Mellitah a Gela, in Sicilia. Da lì il gas viene poi immesso nella rete nazionale. Il gasdotto Greenstream è stato inaugurato nel 2004 dall'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dal colonnello Gheddafi.

Silvio Berlusconi che riceve un fucile in dono da Gheddafi: era il 2004, l'anno in cui si inaugurava il Greenstream, gasdotto che trasporta il gas dalla Libia in Italia

All'epoca gli accordi parlavano di 8 miliardi di metri cubi di gas l'anno, ma questa quantità è stata garantita, e superata, solo tra il 2007 e il 2010. Da lì in poi, con sporadici picchi, il gas dalla Libia si è sempre più allontanato dalla soglia degli 8 miliardi ed è andato diminuendo gradualmente, come successo nell'ultimo anno. Secondo i dati Snam elaborati da Today, nel 2022 dalla Libia è arrivato il 18,6 per cento di gas in meno rispetto al 2021. In valori assoluti, 2,6 miliardi di metri cubi nel 2022 contro i 3,2 dell'anno precedente. 

Da Berlusconi a Meloni: nell'ultimo viaggio in Libia, la presidente del Consiglio ha presenziato alla firma di un accordo definito "storico" tra Eni e la compagnia statale libica National oil corporation (Noc). L'intesa prevede un investimento di circa 7,3 miliardi di euro per lo sfruttamento dal 2026 di due giacimenti al largo della Libia, le "Strutture A&E". 

I giacimenti di gas al largo della Libia oggetto degli accordi tra Meloni e il governo libico: Eni aumenterà le estrazioni di gas dal 2026

Secondo le stime citate, tramite i due giacimenti la Libia sarà in grado di aumentare la produzione di gas per soddisfare la propria domanda interna, ma anche per garantire le esportazioni verso l'Italia e l'Europa. Giorgia Meloni vuole dunque più gas dalla Libia potenziando la presenza italiana tramite Eni, ma non solo: vuole anche meno migranti.

Oltre alle intese sul gas, infatti, il governo italiano ha siglato un nuovo memorandum d'intesa che riguarda i migranti. La Libia è infatti il principale punto di partenza per chi vuole arrivare in Italia. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha così donato cinque motovedette alla guardia costiera libica per potenziare i controlli sulle partenze, portando avanti la criticata politica iniziata nel 2017 dall'allora ministro dell'Interno del governo Renzi, Marco Minniti, appoggiata - e finanziata dalla Commissione Ue -, ma recentemente criticata.

Le scommesse di Meloni

I viaggi di Giorgia Meloni in Africa in Algeria e Libia sono stati i primi del 2022. Non sembra un caso: il governo pare voglia mettere in atto le sue nuove strategie di influenza politica a partire dal Mediterraneo, tramite il Piano Mattei. I dettagli non sono stati esplicitati, ma le strategie in campo ne suggeriscono le finalità

L'Italia vuole aumentare la sua influenza nel Mediterraneo tramite l'energia, in primo luogo tramite il gas, e al contempo aumentare la sua sicurezza energetica, riducendo del tutto la dipendenza dalle forniture russe entro l'inverno 2024-2025, ad esempio, come indicato dall'Ad di Eni Descalzi. Aumentare il portafoglio dei Paesi fornitori aiuterà a non dipendere da troppo da fattori esterni, anche se questo vuol dire investire in un Paese politicamente instabile come la Libia

In più, il governo Meloni vuole diventare lo snodo del gas verso il Nord Europa. Ma non c'è solo l'energia nei disegni del governo: l'altro tema, consistente, è la gestione dei migranti. Andranno avanti le politiche del passato, con altri strumenti di repressione del fenomeno per eliminare il "problema" all'origine: se non in Libia, nel Mediterraneo tramite le ostruzioni alle Ong. In assenza di dettagli del Piano Mattei, la convivenza degli interessi alla base e le azioni che il governo metterà in atto ci faranno capire dove vuole arrivare Giorgia Meloni, in Africa e nel Mediterraneo.