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Criptovalute: ecco la cricca di FTX, i trentenni e le trentenni che hanno fatto l’impresa finita nel disastro

FTX fino a un mese fa era terza tra le piattaforme di criptovalute con un milione e passa di utenti. Fondata nel 2017 a Hong Kong, la società nel 2020 aveva stabilito la propria sede a Nassau nelle Bahamas. Binance è invece flottante e Coinbase è a San Francisco. Ai mondiali di calcio in Qatar prima della partite passa uno spot di Coinbase con Cristiano Ronaldo. Giusto per dire che loro ci sono ancora. Chi sa per quanto? La Yellen e gli europei sembrano seriamente propensi a mettere fine a questo stato di cose.

SBF, chi era il fondatore di FTX

Fondatore e guida massima di FTX era Sam Bankman-Fried, un trentenne di buona famiglia, il padre è professore di legge a Stanford. Laureatosi al MIT in fisica e matematica, la giovane star della cripto finanza era noto con le sue inziali, SBF che in italiano sta per Salvo Buon Fine.

Ancora una X nella denominazione di una società come in “Space X” e in “X”, l’applicazione vagheggiata da Musk che dovrebbe inglobare Twitter. Anche l’ultimo dei sette figli di Musk si chiama “X Æ A-12”. Sembra che questo nome in California non sia legale. Ma che importa?

Potere dell’ipnosi

Con 40 milioni di dollari, secondo solo a Soros, SBF è stato il maggior finanziatore dei candidati del Partito democratico nelle elezioni di Midterm. Si era impegnato anche ad erogare 100 milioni di dollari al PAC del candidato democratico alle future elezioni presidenziali del 2024. Infatti SBF era di casa a Washington dove Obama, Clinton e Biden intonavano svariati peana al suo operato.

Occorre dire che SBF sapeva presentare piuttosto bene il suo progetto affermando che lo scopo primo era di tipo etico: massimizzarne il valore dell’iniziativa per poterlo convertire in donazioni a scopo di beneficienza e coesione sociale. Sembrava essere l’incarnazione ultima e futuristica del concetto di responsabilità sociale dell’impresa che mandava in solluchero i progressisti, consegnando agli archivi della storia la barbara visione d’impresa di Milton Friedman. Invece quello di SBF è stato un modo del tutto speciale per sputtanare un bel ideale, noto come utilitarismo, sul quale torneremo.

Il crack

Un mese fa FTX valeva 32 miliardi di dollari: tra gli investitori e i sottoscrittori di FTT c’erano grande parte della finanza blu chip e la crème del capitale di ventura d’oltreoceano e asiatico. Ad un certo punto, nel luglio del 2021, ipnotizzato a sua volta dai consensi e dai successi della propria iniziativa, SBF si è spinto a dichiarare che FTX aveva la liquidità per comprare Goldman Sachs, la più ammirata banca d’affari del mondo che, però, si è tenuta a debita distanza da una possibile partnership con FTX, della quale si era anche vociferato.

L’11 novembre 2011 la società, incorporata ad Antigua e Barbuda, ha chiesto la protezione del Chapter 11 per bancarotta. Mancavano 8 miliardi di dollari per rimborsare i sottoscrittori di FTT che si erano presentati in massa all’incasso, dopo che il laconico CZ di Binance aveva fatto filtrare un documento sulla probabile insolvenza di FTX a causa dei suoi intrecci con Alameda Research, una società di high-frequency trading di criptovalute avviata da SBF a Hong Kong.

Di conseguenza Binance, dopo una due diligence degli assett di FTX, aveva abbandonato l’idea di venirgli in soccorso, decidendo di ritirare l’intero e cospicuo pacchetto di FTT, di fatto condannando FTX all’insolvenza e al fallimento. In men che si dica il prezzo del token FTT è crollato del 90%.

Conseguenze globali

Sembra che un cospicuo numero di investitori abbia perduto più di 20 milioni di dollari nel crack. Sta di fatto, ed è significativo, che Sequoia Capital e Softbank, tra altri, abbiano scritto a zero il valore della loro partecipazione in FTX.

Il fondo sovrano di Singapore Temasek Holdings ha perduto 275 milioni di dollari in FTX, suscitando un gigantesco imbarazzo nel governo della città-stato che ha visto la sua reputazione minata da questo coinvolgimento. La moglie del primo ministro, tra l’altro, era alla guida di Temasek quando si è verificato l’investimento in FTX. Ci sono pure dei grossi fondi pensione che si stanno leccando le ferite.

La cosa più sorprendente è che queste sofisticate boutique globali del denaro non abbiano svolto una due diligence adeguata prima di mettere ingenti capitali in FTX. C’era SBF, a cosa diavolo serviva la due diligence se non a perdere tempo e a mancare un’occasione così grassa.

Il fallimento di FTX è stato accostato per dimensione e dinamica a quello di Lehman Brothers, Worldcom, Enron e, perché no?, anche della nostra Parmalat. Se si va a vedere c’è la stessa matrice: investimenti avventati, mancanza di controllo e di auditing, conflitto di interessi, megalomania manageriale e narrazioni fasulle.

La spelonca della cripto finanza

Solo che con FTX si naviga nell’ignoto, il business delle criptovalute somiglia molto a un videogioco e ci si può immaginare che cosa può succedere quando ci mette la testa un liquidatore che viene dall’economia reale e da principi contabili e gestionali solidi.

Basta leggere quello che ha dichiarato John Ray III già curatore fallimentare di Enron nel 2001 e che adesso è stato nominato CEO di FTX. Ray ha detto di non aver mai visto, lui che ne ha viste parecchie “un tale completa mancanza di controllo di gestione. Non c’è stato alcun tipo di controllo sugli esborsi, il denaro della società è stato utilizzato per acquistare case e beni personali per il personale e la consulenza di FTX”.

Stando alle dichiarazioni degli esperti, sembra FTX abbia speso almeno 300 milioni di dollari in immobili alle Bahamas e che buona parte di questi acquisti sia stata in case per le vacanze e proprietà ad appannaggio delle persone al vertice della società. In una intervista al “New York Times”, che ha coperto la crisi di FTX in modo massiccio, SBF ha dichiarato di avere commesso molti errori e ingenuità, ma non frodi.

Una cultura dissipatrice, o cosa?

Stanno uscendo altri dettagli grotteschi e sarebbero anche divertenti se fosse un videogioco, ma non lo è. Si è constatato che è difficile ricostruire le operazioni finanziarie di FTX perché venivano condotte e concluse su servizi di instant messaging a scomparsa. Non c’era una vera contabilità e nessun controllo di sostenibilità sulle spese e gli investimenti che venivano decisi dai manager con un emoji. Almeno ci mettevano la faccia!

Ci sono poi delle cose à la Satyricon. La cerchia dei top executive, persone tra i 20 e i 30 anni, condivideva un lussuoso attico da sei miliardi di dollari a Nassau dove lavoravano, vivevano, si intrattenevano e scopavano. Siccome la logistica di Amazon non serviva Nassau, FTX aveva istituito un proprio servizio per trasportare da Miami alla capitale delle Bahamas, con l’aereo di un vettore privato, i pacchetti di Amazon ordinati dal team.

Il gruppo di New York riceveva giornalmente un buono pasto del valore di 200 dollari. FTX ha versato 135 milioni di dollari ai Miami Heat per poter scrivere il proprio nome sull’impianto sportivo dove si esibisce la squadra, adesso rinominato Miami FTX Arena.

Ora la lista potrebbe allungarsi di un bel po’, ma la domanda che sorge di fronte a questa condotta stravagante [sic!] da parte di queste persone appena trentenni con buoni studi e di buone famiglie: c’è solo avidità, rapacità, lassismo o, sottostante, c’è una qualche visione del mondo tipo quella dei Blues Brothers che mettano a soqquadro Chicago perché sono in missione per conto di Dio?

L’altruismo efficace

Come ho detto sopra, Sam Bankman-Fried è un adepto della dottrina dell’utilitarismo, che nella versione in voga nella Silicon Valley, può essere fatta risalire al pensiero del filosofo morale di Princeton Peter Singer il maggior teorico, tra l’altro, dell’animalismo e dell’antispecismo, come pure uno dei grandi maître à penser globali.

Singer, sulla scia del caposcuola dell’utilitarismo, il filosofo londinese Jeremy Bentham (1748-1832), è il padre intellettuale dell’“altruismo efficace”, un approccio alla filantropia in cui donatori strategici ricercano il più alto impatto per le loro elargizioni, massimizzando il risultato economico delle azioni nel campo in cui operano.

Al MIT SBF aveva conosciuto uno dei discepoli di Singer, Will MacAskill, cofondatore del Centre for Effective Altruism. Per MacAskill, l’altruismo efficace è “guadagnare per dare”: un modello che chiede ai benefattori di costruire carriere lucrative con l’obiettivo di guadagnare il più possibile per donare il più possibile. SBF è stato folgorato da questa concezione. Già nel suo primo lavoro nella società di trading ad alta frequenza Jane Street ha iniziato a dare metà del suo stipendio in beneficenza.

La cricca di FTX

Il gruppo al timone di FTX era una sorta di “setta laica” raccolta intorno al suo capo. La testimonianza di un dipendente raccolta dal “Financial Times” ne spiega bene la forma mentis: “SBF era oggetto di culto e di fedeltà assoluta. Tutti i e le dipendenti di FTX erano ossessionati da lui e penso che questo modo di porsi avesse un senso. Il ragazzo era giovane, i principi erano rivoluzionari, le idee erano d’oro. Era il 29-30enne più ricco della Terra. Chi poteva mettere in discussione le sue decisioni?”.

Ma da chi era costituito il circolo stretto intorno a SBF che viveva nell’attico di Nassau? Ecco la lista riportata dal “Financial Times”.

Gary Wang era il chief technology officer e secondo azionista di FTX. Ha incontrato Bankman-Fried nel campus del liceo e il sodalizio è proseguito come compagni di stanza al MIT (ricorda qualcuno?). Un ex dipendente ha dichiarato: “avevano un linguaggio tutto loro. Wang era una figura solitaria e isolata come in genere lo sono gli sviluppatori geniali. Gary aveva sicuramente accesso totale e profonda conoscenza di tutto ciò che era tecnologico. Iniziava la maggior parte dei nuovi progetti da solo… Non si occupava di gestione”.

Nishad Singh si è laureato all’Università della California, Berkeley, e ha lavorato in Facebook prima di entrare in Alameda Research come direttore tecnico. È diventato un membro chiave della cerchia ristretta di Bankman-Fried e si riferisce che controllava gran parte del codice dell’azienda. In un post sul blog, Bankman-Fried ha dichiarato di aver conosciuto Singh perché il giovane coder era un compagno di liceo di suo fratello. Un ex dipendente ha dichiarato che era “super produttivo e programmava tutto il tempo. Molto socievole e amichevole, tutti lo amavano”.

Caroline Ellison si è laureata a Stanford. Ha conosciuto Bankman-Fried a Jane Street, la società di high-frequency trading, prima di entrare in Alameda insieme a lui. Il co-CEO della società, Sam Trabucco, in aprile ha dichiarato che Ellison era incaricata di gestire i sistemi della società di trading mentre lui era a capo della strategia. Ex dipendenti affermano che Ellison e Bankman-Fried hanno avuto una relazione sentimentale negli ultimi otto mesi. Questo non poteva mancare.

A quando una serie TV su Sam Bankman-Fried che vada a far compagnia a quelle su Elizabeth Holmes (Theranos), Adam Nuemann (WeWork), entrambe su Apple TV e Travis Kalanick (Über) su Prime video?

Attendiamo fiduciosi.

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Fonti principali:

Antoine Gara, Harriet Agnew,Tabby Kinder, Richard Waters, How Sam Bankman-Fried seduced blue-chip investors, “The Financial Times”, 11 novembre 2022

Joshua Oliver, Nikou Asgari, Kadhim Shubber, FTX: inside the crypto exchange that ‘accidentally’ lost $8bn, “The Financial Times”, 18 novembre 2022

Nikou Asgari and Joshua Oliver, ‘It just kinda went crazy’: FTX’s lavish spending highlights lack of controls, “The Financial Times”, 30 novembre 2022

Joshua Oliver, Sam Bankman-Fried’s trading shop was given special treatment on FTX for years, “The Financial Times”, 3 dicembre 2022

By Matthew Goldstein, Alexandra Stevenson, Maureen Farrell, David Yaffe-Bellany, FTX’s Sister Firm, Alameda Research, Was Central to Collapse, “The New York Times”, 30 novembre 2022

Nicholas Kulish, FTX’s Collapse Casts a Pall on a Philanthropy Movement, “The New York Times”, 13 novembre 2022