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Cuba: approvati matrimoni omosessuali e gestazione solidale

Cuba ieri si recata alle urne per una votazione sul codice della famiglia, referendum poco sentito a causa della pedurante crisi economica e migratoria del Paese.

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Miguel Díaz-Canel – NanoPress.it

Cuba ha detto sì in un referendum a un nuovo Codice della Famiglia che consentirà il matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso e la “gestazione solidale” (utero in affitto), tra gli altri aspetti del progresso che garantiscono diritti vietati per decenni e che rappresentano un passo da gigante in un Paese che negli anni Sessanta emarginava gli omosessuali e li internava nei campi di lavoro forzato.

Cuba ha detto sì in un referendum a un nuovo Codice della Famiglia

L’esito della votazione, indetta dal Governo in un contesto molto polarizzato e in un momento di grave crisi economica e sociale, è stato storico non solo per questo. Su un censimento totale di 8,4 milioni di cubani aventi diritto al voto, l’astensione è stata del 26% (circa 2,2 milioni di persone), abbastanza alta, dati gli standard cubani, mentre il sì ha ottenuto circa il 67% dei voti validi (poco più di 3,9 milioni di voti).

Il 32,13% dei cubani ha votato contro (quasi 1,9 milioni di persone), ma se si aggiungono astensioni, no, nulli e nulli, che vari analisti considerano come una possibile espressione di un voto punitivo del Governo, risulta che più della metà dei La popolazione (4,4 milioni di persone) non ha sostenuto la nuova legislazione promossa dalle autorità, secondo i dati del Consiglio elettorale nazionale (CEN).

In ogni caso, e su questo concorda la maggior parte dei giuristi e degli esperti consultati, l’approvazione del nuovo Codice della Famiglia è un passaggio storico e un’ottima notizia, poiché si tratta di una normativa molto avanzata, per la quale da anni si battono i difensori dei diritti umani delle minoranze e questo dipende dalle leggi più garanti e moderne vigenti nel mondo.

Questo, nonostante il clima rarefatto in cui si è svolto il controverso referendum, che i detrattori ei sostenitori del governo hanno trasformato quasi in un plebiscito per esprimersi a favore o contro l’attuale sistema socialista cubano. Il referendum è il terzo che si tiene nell’isola dal 1959 —i due precedenti erano chiamati ad approvare le Costituzioni del 1976 e del 2019—, e il primo ad approvare una specifica norma giuridica.

Il nuovo Codice della Famiglia riconosce i diritti per i quali il collettivo LGTBQ si batte da decenni, ma la votazione si è svolta in un ambiente altamente polarizzato e rarefatto, segnato dalla gravissima crisi economica che sta attraversando il Paese e dalla disperazione della popolazione, che ha portato a un esodo senza precedenti.

Nelle ultime settimane, anche esponenti del collettivo LGTBQ e persone che storicamente hanno difeso l’estensione dei diritti concessi dal nuovo codice, hanno espresso sui social network che avrebbero votato contro la normativa, come punizione e come manifestazione di bocciatura del Governo, poiché ci sono poche possibilità di farlo. Le autorità, che da mesi sponsorizzano la norma e ne promuovono il dibattito pubblico, hanno condotto una onnipresente e aggressiva campagna per il sì sui media ufficiali, affermando che si tratta di una normativa di garanzia che “promuove l’amore e gli affetti”.

Televisione e radio non hanno concesso spazi ai difensori del no per argomentare la loro posizione

Alla vigilia del voto, il presidente del Paese, Miguel Díaz-Canel, ha affermato che votare a favore significa anche “dire sì all’unità, alla rivoluzione, al socialismo e sì a Cuba”, incoraggiando ulteriormente la sensazione che nel referendum, si decide più che la semplice approvazione di una norma giuridica, e che è anche una dimostrazione di sostegno per il Governo.

Raul Castro
Raul Castro – NanoPress.it

Televisione e radio non hanno concesso spazi ai difensori del no per argomentare la loro posizione, anche se la Chiesa cattolica e le altre confessioni cristiane hanno espresso in vari modi i loro disaccordi. C’è anche la percezione che ci siano settori ortodossi, dentro o vicini all’ufficialità, che non capiscono o non accolgono le libertà che il governo ora vuole concedere.

A Cuba per strada, intanto, non sono pochi gli intervistati che hanno detto apertamente che si sarerbbero astenuti o avrebbero votato no, pur essendo favorevoli all’ampliamento dei diritti di una minoranza, che per decenni è stata schiacciata dal suo orientamento sessuale e identità di genere, e che per per questo negli anni Sessanta fu addirittura costretta a scontare condanne all’internamento nei campi di lavoro forzato, il famoso UMAP, di famigerata memoria.

Le obiezioni sono tante e vanno dal perché il Governo abbia deciso di sottoporre a voto vincolante una norma giuridica che si pronuncia sui diritti universali e di una minoranza che è stata storicamente emarginata, quando nessun’altra legge è passata attraverso una procedura simile – nemmeno il nuovo Codice Penale, recentemente approvato dal Parlamento, che inasprisce il quadro penale contro le manifestazioni di dissenso.

Si critica inoltre il fatto che il Governo non si sia mai scusato per l’UMAP, e che il Codice della Famiglia sia già stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale quando la popolazione non si è nemmeno pronunciata, e alcuni addirittura affermano che la decisione delle autorità di promuovere ora, in nel mezzo di una delle più grandi crisi del Paese, una legislazione avanzata come questa è un semplice “lifting” per dare un’immagine falsamente democratica.