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Dal Pci al Pd, 19 segretari e l'eterna disputa su nome e simbolo

Diciannove segretari in un secolo di storia. Dalla scissione del 1921 al Congresso costituente lanciato dal segretario Enrico Letta dopo la sconfitta alle elezioni politiche del 25 settembre, che si svolgerà nei primi mesi del 2023. La dittatura fascista, una guerra mondiale, il boom economico, gli anni di piombo, i ruggenti anni '80, la fine della prima Repubblica con l'avvento di Tangentopoli e la discesa in campo di Silvio Berlusconi, le vittorie dell'Ulivo e dell'Unione, fino al governo di unità nazionale presieduto da Mario Draghi. Il Partito democratico, fondato nel 2007 ha radici antiche e una storia travagliata, fatta di ripetute scissioni e numerosi cambi di leadership.

Il Pci nasce a Livorno nel 1921 dopo la scissione dal Psi, lo guida Amedeo Bordiga. Il primo segretario è Antonio Gramsci. Dopo il suo arresto nel 1926, a opera del regime fascista, diventa segretario del partito nel 1927 Palmiro Togliatti, che ne resta a capo fino alla morte, nel 1964. Gli succede Luigi Longo, che resterà segretario fino al 1972, quando la guida del partito viene affidata a Enrico Berlinguer. L'11 giugno del 1984 il segretario Berlinguer muore a Padova, colpito da un ictus durante un comizio per le elezioni europee. Viene eletto Alessandro Natta, che si dimette nel 1988 e al suo posto diventa segretario Achille Occhetto, artefice nell'anno successivo della cosiddetta 'svolta della Bolognina', il nuovo corso politico che prelude al superamento del Pci e alla nascita di un nuovo partito della sinistra italiana.

Il Congresso straordinario del partito che si tiene a Bologna nel marzo del 1990 culmina con la rielezione di Occhetto alla carica di segretario. Il XX Congresso di Rimini del gennaio del 1991 è l'ultimo del Pci. Il 3 febbraio 1991 viene deliberato lo scioglimento del partito, promuovendo contestualmente la costituzione del Partito Democratico della Sinistra (Pds) con la conseguente scissione di Rifondazione comunista. Ma la sconfitta alle elezioni del 1994 porta alle dimissioni di Occhetto. Al suo posto viene eletto segretario Massimo D'Alema, che ricoprirà l'incarico fino al 1998, con la fine del Pds e l'avvento dei Democratici di Sinistra. Il 14 febbraio a Firenze nascono i Ds: dal 1998 al 2001 il segretario è Walter Veltroni, dal 2001 fino allo scioglimento avvenuto nel 2007, segretario è Piero Fassino.

Nel 2007 inizia l'era del Pd che, in 15 anni di vita, ha cambiato ben 9 segretari e un 'reggente'. Il primo segretario del Partito democratico è Walter Veltroni (ottobre 2007 - gennaio 2009), che si dimette dopo la sconfitta alle urne e a cui succede Dario Franceschini (febbraio 2009 - novembre 2009); prende il suo posto Pier Luigi Bersani (novembre 2009 - aprile 2013), poi è la volta di Guglielmo Epifani (maggio 2013 - dicembre 2013), quindi di Matteo Renzi (dicembre 2013 - febbraio 2017). Prende momentaneamente il timone Matteo Orfini, a cui viene affidato il compito di "traghettatore" (febbraio - maggio 2017). E' l'intermezzo tra il primo e il secondo mandato di Matteo Renzi, che riprende le redini del partito per la seconda volta (maggio 2017 - marzo 2018). Gli succede Maurizio Martina (marzo-novembre 2018), poi tocca a Nicola Zingaretti (marzo 2019 - marzo 2021) il ruolo di leader e, infine, nel marzo del 2021 viene eletto segretario Enrico Letta. Letta, dopo le elezioni del 25 settembre, non si è dimesso, ma ha annunciato che non si ripresenterà al Congresso per la corsa alla segreteria.

Il dibattito su nome e simbolo

In principio fu il Partito Comunista d'Italia. Era il 1921 e a Livorno Antonio Gramsci fondava quello che sarebbe diventato presto "il più grande partito comunista d'Occidente". Il simbolo rappresentava una falce e un martello incrociati all'altezza dei manici. Il martello, si sposterà al centro della lama della falce qualche anno dopo, nel 1926, e vi resterà fino allo scioglimento del partito, nel 1991. Sul fondo, dietro gli attrezzi simbolo del lavoro, un sole che sorge, simbolo del socialismo e della nuova umanità promessa da Karl Marx e Friedrich Engels. Il tutto inscritto in una corona fatta di spighe di grano, il frutto del lavoro. E' il primo simbolo di una lunga serie che caratterizzerà i partiti italiani. Oggi di simboli e nomi si torna a parlare, dato che Enrico Letta non ha escluso che il percorso congressuale che si aprirà a breve possa portare alla modifica di quelli del Pd.

Il Pci apportò al suo solo lievi modifiche, la più importante della quale avvenne nel 1945, anche per distinguersi dal Partito Socialista Italiano, rinunciò al Sol dell'Avvenire sostituendolo con una stella sul fondo della bandiera rossa che sventolava sopra alla bandiera tricolore, della quale si intravedevano i colori dal bordo inferiore. Nella stessa occasione viene leggermente modificato anche il nome: non più Partito Comunista d'Italia, ma Partito Comunista Italiano. Passano sei anni e, nel 1951, si nota una nuova modifica: la bandiera, da rettangolare si fa quadrata: un formato che si adatta meglio agli spazi delle schede elettorali. Il nuovo formato porta a ridurre le dimensioni della stella e ad aumentare quelle della falce e del martello che, per entrare meglio nel disegno, vengono inclinate verso sinistra.

Con il crollo del Muro di Berlino e la lenta dissoluzione dell'Unione Sovietica, anche in Italia ci si pone il problema di come affrontare la fine del "Secolo Breve". Nel 1989 il segretario Pci, Achille Occhetto,  annuncia a sorpresa la "svolta della Bolognina". Ma il dibattito sul nome andava avanti da quasi dieci anni. Da quando il Pci entrò in crisi di consensi a partire dal 1980. Nel 1985 si affacciò per la prima volta nella storia d'Italia il Partito Democratico. Lo fa Guido Carandini, ex deputato Pci, che attacca definendo il Pci un "abbaglio" e propone il nome di Partito democratico del Lavoro. Nome su cui, nel 1989, torna anche Giorgio Napolitano. Non se ne fa nulla. Nel 1991 nasce il Partito democratico della Sinistra, Pds. Il simbolo è una quercia inscritta in un cerchio con, all'altezza delle radici, un secondo cerchio più piccolo contenente nome e simbolo storico del Pci. Il simbolo durerà fino a una seconda svolta, avvenuta nel 1998: il segretario, Massimo D'Alema, raccoglie attorno al Pds una serie di esponenti di altre formazioni politiche di derivazione socialdemocratica. Il nome viene cambiato in Democratici di Sinistra e dal simbolo sparisce la falce e martello e compare la rosa dei socialisti europei. Nove anni e due segretari dopo, nasce il Partito democratico. Alla guida dei Ds c'è Piero Fassino, ma regista dell'operazione è Walter Veltroni, allora sindaco di Roma, che dal Campidoglio porta avanti l'operazione con l'allora leader della Margherita, Francesco Rutelli. Il simbolo scelto sono le iniziali del partito, con la P rossa e la D verde, a sormontare un ramoscello d'ulivo, simbolo dell'alleanza elettorale fondata da Romano Prodi nel 1994.