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Dall'albero solare alle luci a pedali: l'anno del Natale green

E anche questo Natale “in bemolle” ha riacceso le luci in città, poggiate qui e là fino all’Epifania come un velo di trucco sempre più sottile e stavolta pure sostenibile, eco, green, a chilometro zero, impatto zero, riciclabile, a tempo, a basso consumo o addirittura a consumo nullo. Nelle feste ristrette dai giri della crisi e dal vortice dei costi, i grandi alberi di Natale in piazza s’illuminano solo se c’è qualcuno pronto a pedalare lì sotto per alimentarli, le giostre dei bambini son caroselli messi in moto dall’energia meccanica umana di finti elfi di Babbo Natale, le ghirlande diventano riflettenti per rimbalzare la luce dei lampioni come fossero la Luna, i festoni sembrano neon ma sono in verità disegni di colori fluorescenti, le luminarie brillano come stelle su un pavimento di pannelli fotovoltaici e pure il ghiaccio delle piste di pattinaggio non si scioglie più perché è un’architettura sintetica.

In Vaticano il presepe del Papa “ambientalista” ha un cuore verde perché è stato realizzato in legno di cedro senza però che sia stato abbattuto nemmeno un albero. Al centro del presepe c’è un vortice di legni che vengono dalla radice di un abete rosso distrutto da Vaia, la tempesta che nell’autunno del 2018 ha sradicato quattordici milioni di alberi. Ci hanno fatto la culla, un segno di speranza. E di rigenerazione.

Sempre Roma, a piazza Venezia sono stati piazzati alla base dell’albero del sindaco due enormi pannelli fotovoltaici. Ne è seguita una scia luminosa di polemiche perché "sono orrendi", "brutti", "terribili", "un cazzotto nell’occhio", "ok l’ambientalismo ma così si deturpa il paesaggio", si legge sui social. L’opposizione — Calenda, Lega, Cinque Stelle — sostiene che "si poteva trovare un altro sistema", che "Roma così si presenta male per candidarsi a Expo" e che "non è chiaro quanta energia produrranno e come saranno smaltiti". Ma per il Campidoglio la scelta è "in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione" e i pannelli basteranno e avanzeranno non solo per l’abete ma pure per via del Corso, per gli alberelli dei quartieri e chissà che altro ancora, contro l’incubo capitale del blackout.

Anche l’abete di Milano, piazza Città di Lombardia, non va a energia elettrica: per alimentarlo tocca spingere sui pedali. La dimostrazione l’ha data il governatore Attilio Fontana e poi a ruota milanesi e curiosi. Così funziona a Trento: due grandi cyclette in piazza Duomo sono lì per i turisti, ogni minuto di attività sportiva si trasforma in energia pulita per le lucine. L’idea ha conquistato pure Bormio — dove le luci hanno un timer impostato sulle 23, quando scocca l’ora si spengono — e Livigno, che ha aggiunto addobbi riflettenti rossi che sfruttano la luce dei lampioni per rendere la località più colorata.

A Ivrea le luci sono un inganno, un’illusione ottica che funziona di notte e si svela di giorno in omaggio alle Città invisibili di Italo Calvino: appesi da un palazzo all’altro ci sono neon che sembrano tali e invece sono disegni fluorescenti dell’artista Paolo Amico. Nel cortile del Palazzo gotico di Piacenza, accanto al ciclo-carosello dei bambini che si aziona solo pedalando, anche il ghiaccio sembra quello che non è: la pista di pattinaggio è eco-friendly, non si usa acqua ma pannelli bianchi assemblati tra loro e trattati con un liquido che fa volare i pattini. A Citylife, piazza Gae Aulenti, pure il curling è sintetico.