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Diego Di Franco, papà casalingo: «Un uomo che si occupa di casa e figli nel 2023 non dovrebbe più fare notizia. E invece…»

Com’è la sua routine quotidiana con due bambini piccoli?
«Mia moglie Raffaella si alza molto presto, ma a essere sincero, non ho mai capito come mai così presto. A ogni modo, sveglia anche me, che comunque di solito ho orari notturni sconclusionati, in quanto Eva vuole addormentarsi sul divano con papà. Così mi accomodo con lei, ma poi finisce che alle 22 sono nel mondo dei sogni, per poi svegliarmi nel cuore della notte verso le 2, dirigermi nel lettone, dopo aver posato Eva nel lettino, dormire poche ore e poi ricominciare. Spesso per questo motivo, lascio i piatti da fare per l’indomani, ma poi puntualmente sento i rimbrotti di Raffaella: “Diegooo, perché non hai lavato i piatti ieri sera?”. 

La mattina imbocco Eva con latte e cereali, mentre Enrico si prepara. Poi o li porto io a scuola o Raffaella. Enrico preferisce la mamma, perché riesce a portarlo in anticipo, così che possa giocare con gli amici; con me invece si corre sempre all’ultimo minuto. Poi, la mattinata la dedico alle faccende di casa; il tempo che mi rimane lo investo nei progetti di comunicazione che curo per i miei profili o per i clienti. Nel pomeriggio, vado a prendere i bambini: Eva rimane con me, Enrico ha la scuola calcio praticamente tutti i giorni, tranne il mercoledì, che ha catechismo. 

Qualche weekend però mi impunto e ci dedichiamo alla nostra passione: andare allo stadio a seguire il Napoli, ovviamente, ma anche le altre squadre del Centro-Sud Italia, che vengono in trasferta in città». 

In cucina come se la cava?
«Bene dai, vado forte nei piatti della tradizione, quelli che ho imparato, osservando la mia mamma cucinare. Quindi, pasta e legumi in tutte le salse: pasta e ceci, pasta e fagioli, ma anche pasta e patate con la provola filante, il tripudio delle papille gustative e del colesterolo. Però, c’è un piatto per cui venderei ogni cosa e se lo leggo in un menu, basta: non esiste ricetta gourmet che tenga! La carbonara. La cucino, ma soprattutto la mangio». 

Capitolo amici, conoscenti e community: si è mai sentito dire qualcosa fuori posto, che l’ha infastidita particolarmente? 
«Tra i miei amici di lunga data, sono stato tra i primi a diventare papà, quindi loro in confidenza mi prendono in giro, chiamandomi “mammo”. Ma è capitato anche che venissi definito così da estranei, con convinzione, e a quel punto mi stranisco. Perché no, sono un papà, non un mammo. Io sono molto amato dal pubblico femminile, perché spesso mi usano come esempio virtuoso da seguire per i propri partner. Questo mi fa capire come siamo ancora ben lontani da una cosa che dovrebbe essere normale: un uomo che si occupa di casa e figli nel 2023 non dovrebbe fare più notizia. E invece… 
Oppure quando sento qualcuno parlare di Raffaella, la apostrofano dicendo: “Donna in carriera”. Ma che vuol dire? Non ho mai sentito dire “uomo in carriera”. Quella definizione è usata spesso in modo dispregiativo, se riferita a una donna». 

Quali sono le domande che chi la segue, le fa più spesso?
«Stirare è la mia specialità. E spesso mi sento dire: “Come hai fatto a imparare da solo? Ma figurati se non ti ha insegnato nessuno…”. E io rispondo che non ci vuole una laurea in ingegneria, occorre solo un ferro da stiro e un’asse, poi la pratica e il gioco è fatto. Oppure, soprattutto le signore di una certa età, mi chiedono cosa farò quando poi i bambini diventeranno grandi. Io sorrido e abbozzo, dicendo: perché, quando io sono cresciuto, mia madre ha smesso di essere madre o di occuparsi del tran tran quotidiano? No, sarò ancora padre e casalingo, solo con figli più grandi, quindi problemi più grandi. Temo l’adolescenza di Enrico, ma l’affronteremo quando sarà il momento. Un passo alla volta». 

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