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Don Maurizio, decano de Bollatese, si racconta: 11 anni da prevosto, il libro, il futuro

Bollatese: l’intervista a don Maurizio, prevosto a da 11 anni. Maurizio Pessina è prevosto di Bollate da oltre 11 anni, presto è prevedibile che il suo mandato bollatese finirà. Il Notiziario lo ha intervistato per fare con lui un bilancio di questi anni, partendo però dalle origini della sua vocazione.

Don Maurizio, quando è stato ordinato sacerdote?

“La mia ordinazione è stata negli anni dell’episcopato del cardinal Martini: la ricordo con estremo piacere perché la figura di Martini ha inciso non solo in me come seminarista ma anche come presbitero e sull’inizio del ministero dei miei compagni di messa. Del cardinal Martini ora apprezziamo ancora più e meglio l’apporto positivo; io e i miei compagni siamo stati ordinati diaconi da lui nel dicembre ‘84 e poi ordinati preti a giugno ‘85”.

Ha scelto o è stato invitato a scegliere Bollate?

“Le destinazioni e i trasferimenti vengono dai superiori, dal Vescovo, quindi si accoglie, si accetta la destinazione; dal momento che mi è stata proposta questa destinazione del mio percorso di ministero e servizio alla Chiesa di Milano, io non avevo chiesto nulla, non avevo domandato nulla, non avevo cercato nulla, mi è stata fatta la proposta, il tempo giusto di valutarla, ma di dire subito sì con la mia disponibilità ed obbedienza al Vescovo”.

Don Maurizio: oltre che prevosto è anche decano

Lei, oltre che parroco di Bollate, è anche decano della nostra zona…

“Occorre fare qualche distinzione. Io sono qui parroco e prevosto di San Martino da 11 anni, ho incominciato il mio dodicesimo anno, mentre sono decano dal 2009; decano per tre mandati consecutivi sul decanato di Bollate; il decano ha funzione di coordinamento delle parrocchie di un territorio oltre che di coordinamento per le attività pastorali; la funzione più importante del decano ritengo sia un legame fra tutti i preti del decanato stesso, quindi un elemento che favorisce la comunione, la fraternità, la cooperazione e la collaborazione pastorale fra tutte le parrocchie e tutti gli utenti che vi lavorano. Sono 12, 13 anni che sono al servizio di questo territorio come decano. Il nostro decanato è fra i più grandi della diocesi di Milano ed in particolare quello di Bollate è il terzo per grandezza perché copre ben 7 comuni: Arese, Baranzate, Bollate, Cesate, Garbagnate, Novate e Senago con 21 parrocchie per un totale circa di 155mi l a – 156mila abitanti”.

Qualche esperienza che più l’ha arricchita?

“Ho delle esperienze che mi hanno costruito e mi hanno portato a maturare, come uomo, come cristiano, come presbitero e come prete. C’è stata una sorta di evoluzione, si matura, si cresce attraverso l’esperienza e attraverso anche gli errori; sono cresciuto dai primi anni in cui ho incominciato a fare il prete dell’oratorio nella mia prima parrocchia, nel primo oratorio. Vorrei ricordare la famosa espressione di Sant’Agostino: “Vescovo cristiano con Voi, Vescovo per Voi. Ecco Cristiano con Voi, Prete per Voi”. In questi ormai 38 anni tante esperienze mi hanno aiutato, arricchito. Ho cercato di mantenere sempre il mio orizzonte e per questo nell’esercizio di questi anni del mio ministero ho avuto anche diversi incarichi, non solo a livello di territorio del decanato ma anche a livello di diocesi. Per questo la mia vita è impegnata, ho responsabilità a livello di diocesi nel senso che sono stato per diversi anni nella commissione diocesana per il diaconato permanente, quindi ho seguito anche diaconi per la diocesi”.

I primi passi in questa comunità sono stati non facili?

“Sono cambiate diverse cose da quando sono arrivato: c’era una situazione complicata, ho cercato di farla evolvere sia dal punto di vista amministrativo gestionale delle strutture sia soprattutto dal punto di vista della formazione; mi sono preoccupato della situazione economica, amministrativa e strutturale ma anche di aiutare le persone a crescere nella fede. In due volumi che sto cercando di mettere insieme e che verranno spero presto pubblicati in circa 500 pagine l’uno è raccontata la storia formativa di questi 10 anni della parrocchia di Bollate”.

Come è riuscito ad integrarsi con questa città?

“Quando uno arriva in una comunità come parroco o comunque con qualche altro ruolo di responsabilità, la prima prospettiva è quella di porsi al servizio. Nessuna autorità, nessuna pretesa di esercizio di potere ma sempre e solo servizio; mettersi in ascolto e al servizio delle persone e della realtà che si incontra cercando il massimo della collaborazione con gli altri confratelli preti e la collaborazione, il coinvolgimento dei laici, i quali hanno bisogno di essere aiutati, accompagnati e formati: grandissimo lavoro fanno, concreto e non solo di volontariato, ad esempio la pulizia e l’organizzazione ma anche il lavoro più professionale dell’amministrazione, dell’economia, della finanza di una parrocchia, quello che noi chiamiamo il Caep cioè Commissione affari economici della parrocchia, professionisti che mettono a disposizione il loro sapere, la loro esperienza, la loro conoscenza al servizio della parrocchia; se non ci fossero i laici con la loro presenza, una comunità cristiana non andrebbe avanti”.

Quanti e quali gruppi e associazioni, direttamente o indirettamente, sono afferenti alla parrocchia?

“Il discorso delle associazioni e dei gruppi è complesso, questa parrocchia ha una storia lunghissima con vicende alterne; ci sono moltissime associazioni, gruppi e realtà che operano all’interno della parrocchia o sul confine della parrocchia e agiscono ed interagiscono fra loro. Ci sono comunque dei problemi perché queste associazioni parrocchiali di volontariato o extraparrocchiali a volte hanno problemi di organizzazione al loro interno, quindi faticano a collaborare”.

Come sta cambiando il ruolo del laico impegnato nella comunità educante?

“Il tema della comunità educante è fondamentale ma è ancora un tema in cantiere nel senso che si sono messi solo alcuni pilastri di fondo: la costruzione non è ancora avvenuta, dobbiamo lavorare moltissimo su questo coinvolgendo anche le realtà parrocchiali e extraparrocchiali, per esempio la scuola”.

Chi sono coloro che suonano per bisogno di aiuto?

“Questo riguarda tutta l’attività della Caritas e delle realtà di solidarietà legate alla Caritas: associazioni e gruppi caritativi coordinati dalla Caritas sono diversi; voglio esprimere una parola di gratitudine per l’immenso lavoro che la Caritas fa e che si sviluppa attraverso il centro di ascolto dei bisogni e attraverso la distribuzione dei viveri, quelli che noi chiamiamo i pacchi, abbiamo poi il grande servizio per le persone anziane: portare loro la spesa o forme di compagnia. Forse non si vede, perché il bene non fa rumore, ma c’è un’attività vastissima caritativa di solidarietà”.

Come sono le relazioni esterne con le amministrazioni pubbliche civili?

“Da quando sono arrivato come parroco ho cercato forme di collaborazione con l’amministrazione comunale e con le altre realtà presenti sul territorio, con le associazioni e in questi 10 anni questa collaborazione non solo c’è sempre stata ma si sono creati addirittura rapporti di amicizia”.

Quali sono gli interessi al di là degli impegni quotidiani?

“Da quello che si è capito finora io ho una vita particolarmente impegnata anche con responsabilità nella diocesi di Milano per cui il tempo per le mie passioni è risicatissimo, tuttavia ho una grande passione che mi accompagna ed è la passione per lo studio, per cui continuo a studiare, per cui continuo ad essere in contatto e fino a qualche anno fa anche frequentando ordinariamente la facoltà teologica dell’Italia settentrionale per acquisire gli ulteriori “step” accademici; quindi collaboro ancora con la facoltà teologica per acquisire gli ulteriori gradi accademici della facoltà e poi continuo a studiare anche per la scrittura per la tesi per la licenza in teologia e continuo a scrivere; tra qualche mese verranno pubblicati due volumi, raccolgono appunto gli editoriali scritti in questi undici anni qui a Bollate; effettivamente se c’è un rammarico è quello di non avere il tempo sufficiente per continuare a studiare. Studio non solo per me stesso, ma anche perché da quando sono a Bollate, “insegno” tra virgolette, una parola altissima questa, però nel mio piccolo insegno alla università della Terza Età di Novate, Bollate e Garbagnate tenendo i corsi qui a Bollate. Mi hanno chiesto questa collaborazione e la sto portando avanti da qualche anno, anzi da diversi anni, ecco per quel poco, piccolo che posso fare, queste sono un po’ le mie attività extra ma che rientrano lo stesso nell’attività del mio ministero”.

Don Maurizio: i giovani, la pandemia, il futuro

I giovani, futuri adulti che diffonderanno un giorno con la loro opera lo spirito cristiano, come sono stati accompagnati e soprattutto come lo saranno?

“In questi anni se ne sta occupando il prete dell’oratorio, vicario parrocchiale per la pastorale giovanile, don Matteo: essendo un decano posso dire anche che stanno lavorando bene tutti i coadiutori cioè tutti i vicari di pastorale giovanile del decanato, si stanno coordinando, stanno lavorando insieme per una pastorale giovanile che si chiama “Cubo”, cioè i Coadiutori uniti bollatesi, una realtà con una lunghissima storia, che ha avuto alti e bassi ma in questi ultimi anni i coadiutori si trovano spesso, non solo per programmare ma anche per pensare”.

Questo anno ancora all’ombra della pandemia come ha inciso, se ha inciso, sull’andamento dei vari obiettivi?

“Certamente la pandemia ha avuto delle ricadute complesse e negative perché ha allontanato le persone dagli appuntamenti della comunità, le ha allontanate anche dalla celebrazione dell’eucarestia. Ora con fatica stanno ritornando, però c’è ancora un po’ di perplessità, un po’ di paura”.

Progetti in corso?

“Non ho in mente niente perché tutti gli undici anni sono un progetto, si tratta di andare avanti anche se mi sto avviando verso la fine del mio mandato; il progetto fondamentale è vivere giorno per giorno affrontando la situazione, questo non vuole dire che non ho idee o visioni lungimiranti, ce le ho, però cerco il più possibile di coordinare queste visioni lungimiranti, queste prospettive con la realtà che mi viene consegnata di giorno in giorno, con gli impegni che mi si chiede di affrontare, cercando di coordinare queste due cose”.

Redazione web
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