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Doppia interrogazione del Pd tra Comune e Provincia sul bacino artificiale sul Bondone: ''L'approvvigionamento dovrebbe essere a uso civile e l'acqua resti pubblica''

TRENTO. "La risorsa idrica va sempre maneggiata con cura e attenzione". Queste le parole di Alessio Manica. Il consigliere provinciale del Partito democratico interviene sull'ipotesi di bacino alle Viote sul Monte Bondone. "A maggior ragione quando riguarda luoghi con un delicato equilibrio naturale come sono gli ambienti alpini". Un altro nodo riguarda la variabilità delle sorgenti. "Un aspetto che deve essere preso in considerazione anche per valutare le eventuali ipotesi alternative trovate da Trento Funivie". 

Ecco una doppia interrogazione del Partito democratico tra Comune, con quella depositata a firma Alex Benetti, il presidente della Circoscrizione del Bondone, e quella in Provincia targata Alessio Manica. Ormai da anni si parla di un nuovo bacino artificiale alle Viote. Un'opera considerata fondamentale per il rilancio della montagna, con riferimento all'innevamento delle piste da sci dell'Alpe di Trento. La società impianti più volte ha espresso la necessità di accelerare in questa partita. "E' nevicato solo 5 giornate in tutto l'inverno scorso. 'Con l’impianto funiviario (il collegamento Trento-Bondone), il bacino è un elemento strategico'' (Qui articolo). Un intervento che permetterebbe una migliore gestione dei costi. La capacità a Malga Mezavia è di 60 mila metri cubi, la copertura dell'intera area sciabile si attesta però a 140 mila metri cubi.

"Oggi - aveva spiegato Rigotti a Il Dolomiti - siamo autorizzati a pompare dalla riserva dell'acquedotto da Sopramonte fino a Malga Mezavia e da lì a cima PalonIl prelievo è di 18 litri/secondo. Il costo è molto alto e si tratta di un'inefficienza energetica che in questo momento pesa molto sul bilancio. Il bacino alle Viote è strategico per molti fattori e speriamo che questa partita possa sbloccarsi" (Qui articolo).

Difficilmente il bacino troverà collocazione nel cuore della piana delle Viote, il rischio di andare a impattare sull'equilibrio ambientale è troppo alto. Le ipotesi riguardano la zona di Rocce Rosse, un'opera comunque in quota e che possa servire anche per eventuali emergenze idriche, per l'irrigazione e con possibile utilizzo turistico con area balneabile.

"A quanto pare Trento Funivie - dice Manica - la società che gestisce gli impianti del Monte Bondone, il cui maggiore azionista è Trentino Sviluppo, ha individuato 12 siti differenti potenzialmente adatti per la costruzione del nuovo bacino. Impianto che, se sono veri i numeri riportati dal presidente Fulvio Rigotti, dovrebbe portare la disponibilità d’acqua dagli attuali 60 mila metri cubi a 210 mila, aggiungendo quindi un invaso da 150.000 metri cubi".

Il 60% dell'azionariato fa capo a Trentino Sviluppo ma operativamente ormai da qualche anno la maggioranza è privatistica. E recentemente il Consiglio d'amministrazione della società impianti ha deliberato per un aumento di capitale con la finalità di diluire ulteriormente il peso della componente pubblica e con l'obiettivo di sostenere gli investimenti

Il progetto preliminare ha preso in considerazione 7 ipotesi di collocamento, una valutazione dei pro e dei contro. Un'analisi con Comune, Asuc e tutti gli enti che ruotano intorno alla montagna del capoluogo. Il piano individuato come ottimale è stato però cassato, il "Niet" è arrivato proprio dalla Asuc e gli impiantisti hanno preferito fin da subito compiere un passo indietro per cercare una nuova soluzione condivisa con via libera unanime per realizzare un bacino da 150 mila metri cubi, un ettaro e mezzo circa. 

Il consigliere provinciale in quota Partito democratico ha presentato un'interrogazione per chiarire "quanti e quali siano effettivamente i siti individuati da Trento Funivie come possibili sedi di un bacino idrico finalizzato principalmente al sostentamento degli impianti di innevamento sul Monte Bondone; quali ricadono sulle proprietà delle Asuc, quanti e quali su proprietà privata o su proprietà comunale e lo stato dell'arte dell’istruttoria provinciale per l'individuazione dei siti adatti, chi eventualmente dovrà farsi carico dei costi di costruzione e mantenimento considerando che nelle intenzioni di Trento Funivie dovrebbero servire non solo per l'innevamento artificiale, ma anche per eventuali emergenze idriche, per l'irrigazione e con possibile utilizzo turistico nei mesi estivi".

Interrogazione che arriva anche in Consiglio comunale, firmata da Alex Benetti con il presidente della Circoscrizione Bondone che rimarca le perplessità dell'ente locale, anche "per la mancanza di derivazioni e di corsi d'acqua indispensabili per alimentarlo naturalmente e per l'esistenza di un bacino di stoccaggio in zona malga di Mezavia. L'attuale bacino presenta problemi di stagnazione che non permette di riempirlo totalmente e richiederebbe un intervento di manutenzione e una valutazione di ampliamento se ritenuto utile. La piana delle Viote e il complesso montuoso del Monte Bondone hanno un'evidente mancanza di acqua testimoniato dal documento di Novareti con nota 10524 del 21 agosto 2019. Il documento riporta che le sorgenti presenti in tale zona sono per natura estremamente variabile nell'erogazione, pertanto l'intero acquedotto presenta delle frequenti criticità che si fanno più insistenti nei periodi di magra".

Il documento di Novareti continua, riporta Benetti, sostenendo che qualsiasi intervento che possa alterare l'attuale equilibrio idraulico della zona sia da ritenere pericoloso e da evitare e che tale posizione sarebbe da rivedere qualora venisse realizzato il collegamento con la rete di acquedotto di fondovalle che permetterebbe di garantire l'adeguato apporto idrico durante i periodi più critici. "Questa criticità sollevata dall’ente è di forte preoccupazione per le popolazioni che vivono ai piedi del Monte Bondone e che utilizzano l’acqua proveniente dalle poche sorgenti a monte dei paesi".

I bacini in quota servono per almeno quattro motivi, ha spiegato la Provincia: garantire l'innevamento, garantire l'approvvigionamento idrico all'agricoltura in caso di siccità, come contorno al turismo estivo montano, come riserva d’acqua in caso di incendio. "Ci permettiamo di suggerire - evidenzia Benetti - un quinto punto relativo alla garanzia di una portata d’acqua in grado di raggiungere il minimo vitale per garantire la biodiversità dei corsi d'acqua in caso di siccità, come sempre più spesso accade. Si dovrebbe affidare alla società funiviaria solo la realizzazione e la manutenzione ordinaria e straordinaria. L' utilizzo dello stoccaggio idrico dovrebbe invece rimanere nella piena disponibilità dell'ente pubblico e essere utilizzato al bisogno, a prescindere dalla possibilità di averlo pieno o meno. Solo in questo modo possiamo mantenere l'acqua come bene pubblico primario garantito ad uso primariamente civile. Diversamente succederebbe, come nel luglio del 2022, che con il bacino di Malga Mezavia vuoto, i pesci nel torrente a valle morirebbero".

Ecco quindi il documento per per interrogare l'esecutivo a palazzo Thun e per chiedere al sindaco e alla Giunta comunale di farsi portavoce con la Provincia per sapere i siti presi in considerazione e per valutare l'ipotesi di manutentare il bacino di Mezavia. "Ma anche se si ritiene opportuno garantire prioritariamente l'approvvigionamento idrico a uso civile per il Bondone e di mantenere l'uso dell'acqua stoccata in mano all'ente pubblico per garantire gli altri utilizzi previsti dalla Provincia di Trento", conclude Benetti.