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Emanuela Orlandi, nel memoriale di Accetti, 3, entrano la banda della Magliana e Enrico De Pedis

Emanuela Orlandi, nel memoriale di Accetti, 3, entra la banda della Magliana e Enrico De Pedis, ruoli improponibili perché subordinati. Ritorno di fiamma dopo Netflix, documento di 8 anni fa su Blitz, seconda parte

Emanuela Orlandi, nel memoriale di Accetti, 3, entrano la banda della Magliana e Enrico De Pedis
Emanuela Orlandi, nel memoriale di Accetti, 3, entrano la banda della Magliana e Enrico De Pedis

Emanuela Orlandi, nel memoriale di Accetti, 3, entrano la banda della Magliana e Enrico De Pedis

Emanuela Orlandi, terza parte del memoriale del 2014 di Marco Accetti, in arte Marco Fassoni Accetti. Marco Accetti comincia a tirare in ballo Enrico De Pedis, in ruoli sempre più improponibili perché sempre subordinati.

Nell’ottobre sapemmo dell’omicidio dell’imprenditore Balducci, che da indiscrezioni si diceva perpetrato dal signor Enrico De Pedis. Sfruttammo tali dicerie per far credere all’area di monsignor Marcinkus che l’omicidio fosse stato effettivamente commesso dal signor De Pedis su mandato di Mario Aglialoro (Pippo Calò), che avrebbe potuto raggiungere nello stesso modo le persone vicino a monsignor Marcinkus, se non la sua stessa persona, per motivi di carattere pecuniario (in futuro usammo come codice, per il fatto che l’imprenditore Balducci aveva una sede in Campo de’ Fiori, il far dire ad un telefonista che la Orlandi fu avvistata proprio in Campo de’ Fiori, e lo pseudonimo Mario Aglialoro conferì ad un altro telefonista il nome di “Mario”). Nei giorni a seguire fu adoperata la chiesa di Santa Barbara de’ Librari, sita in una traversa della stessa piazza di Campo de’ Fiori, per convocarvi una persona vicina agli interessi del signor Agca, esercitando sulla stessa una pressione affinché contattando il detenuto Agca lo si convincesse a non intraprendere alcun rapporto con i servizi come egli all’inizio di ottobre aveva annunciato di voler fare.

Quando il signor Agca, durante il primo processo per l’attentato, dichiarò che “se entro 5 mesi non sarò consegnato al Papa farò uno sciopero della fame”, noi lo interpretammo come un messaggio minaccioso di aiuto: se entro 5 mesi non dovessimo intervenire lui racconterà. Infatti, al termine di quei cinque mesi cominciò a collaborare con i servizi (dicembre ’81). Comunque noi, dopo questo suo appello, producemmo dei finti pedinamenti nei confronti delle figlie del dottor Gugel e del dottor Cibin. A seguire la prima fu un membro dei Focolari Idealisti, mentre per la seconda se ne occupò un membro della Staatssicherheit. Questi pedinamenti dovevano necessariamente essere “notati” dalle due ragazze. L’intento era dimostrativo, per creare allarme e mettere a conoscenza che si andava organizzando un sequestro nei confronti di cittadini vaticani e conseguentemente rassicurare il signor Agca. Nella documentazione che avrebbe dovuto accertare questa operazione si accostava la fotografia delle suddette ragazze durante la più recente udienza presso il Pontefice che le stesse avevano presenziato con la loro famiglia, a delle fotografie da noi effettuate alle ragazze che escono dalla porta sita presso il Palazzo San Carlo.

Sapemmo che Agca intraprese uno sciopero della fame il 20 dicembre. Lo interpretammo come un comunicarci che si accingeva a raccontare ai Servizi, come infatti fece dopo pochi giorni. Il 20 era un codice stabilito con Agca e riconduceva cronologicamente al 20 novembre 1979, giorno dell’assalto alla Mecca.
Alla fine di dicembre i servizi d’informazione italiani fecero presente al detenuto Agca che, in cambio di una collaborazione e con il perdono del Pontefice già avuto, avrebbe ottenuto la grazia presidenziale entro i due anni. Da questa informazione in futuro avremmo trasformato l’idea di due ragazze dello Stato Città del Vaticano in una sola ragazza vaticana, mentre l’altra sarebbe dovuta appartenere allo Stato italiano (Gregori). Questo fatto lo apprendemmo da nostra persona del Servizio di Informazioni della Sicurezza Democratica, nei primi mesi dell’anno 1982. Agca lo confermerà credo negli anni ’90. Infatti prima del dicembre 1981 i pedinamenti furono effettuati solo nei confronti di cittadine vaticane; dopo la suddetta promessa la seconda ragazza doveva essere italiana. Il lasso di tempo dei due anni conduce al 1983. Avremmo fatto credere, che il sequestro poteva essere stato concepito dai servizi italiani, che in questo modo corrispondevano Agca per le sue “confessioni”.

1982
Febbraio
Abbiamo conoscenza da nostro unico contatto nel Servizio d’informazione della Sicurezza Democratica che probabilmente Agca ha un accordo con i Servizi Italiani d’Informazione per accusare la delegazione della Repubblica Popolare Bulgara in Italia.
Eravamo al corrente dei rapporti tra una giornalista statunitense ed il vicequestore dottor Pompò, dirigente del I Distretto in piazza del Collegio Romano, dove la giornalista soggiornava. La donna aveva rapporti, tra l’altro, con l’avvocato del detenuto Agca, Pietro D’Ovidio. Per quanto ci riguarda noi ritenevamo che le false accuse alla delegazione bulgara avessero avuto origine proprio nei contatti intercorsi tra le persone sopracitate, ed escludevamo la tanto sospettata da molti giornalista Claire Sterling.

Nei primi dell’aprile dell’82, o forse era nell’ aprile ’83, al Segretario di Stato, Card. Casaroli, furono fatte presenti, in Piacenza, alcuni gravi emergenze da affrontare riguardanti l’Istituto Opere di Religione. Ed Egli dimostrò di voler usare estrema, generica prudenza.
Ci fu detto, con beneficio d’inventario, che l’attentato al dottor Rosone fu effettuato in quanto lo stesso era a conoscenza che nei due mesi precedenti il Presidente dell’Ambrosiano, Calvi, avesse erogato un cospicuo finanziamento nei confronti della cellula radicale del Sindacato Solidarnosc, ed intendeva, per il futuro, opporsi a nuovi siffatti finanziamenti. L’attentato per gambizzarlo, a detta di chi ce lo raccontò, era da interpretare come una specie di avvertimento a non ostacolare nuove iniziative finanziarie.

Ai primi di maggio Agca comincia la sua collaborazione, indicando solo nei “Focolari Idealisti” i mandanti dell’attentato. Nello stesso mese fomentiamo dissensi interni dei dipendenti laici della Città del Vaticano, che culmineranno con una manifestazione silenziosa che raggiungerà il giornale “L’Osservatore Romano”. “Coltivavamo” il malessere dei dipendenti laici, che generalmente non avevano contratto, pensione, ferie, riportavano stipendi bassi e possedevano solo la tredicesima. Gli stipendi variavano tra le 300.000 e le 800.000 lire. Un Principe della Chiesa prendeva intorno al milione e quattrocentomila lire.
In questo periodo creammo dei filmati fittizi rappresentanti delle torture ad una ragazza e, alternativamente, ad una donna, per mostrare secondo necessità queste videocassette a personalità all’interno dei fatti dell’Ambrosiano, facendo credere che fossero sevizie reali e che eventuali figlie e mogli avrebbero potuto subire la medesima sorte.

Il presidente Usa Ronald Reagan e papa Wojtyla si incontrano il giorno 7, ed ecco che Accetti e la sua “ azione” prendono il numero 7 come ennesimo “codice”… Questa volta per l’”operazione Gregori”:

7 giugno
Incontro tra il Pontefice ed il Presidente statunitense Reagan, nel quale sappiamo stabilirsi intese per maggiori finanziamenti al Sindacato Solidarnosc. Il “7” sarà scelto ed usato come codice per il giorno in cui principierà l’operazione della Gregori (7 maggio ’83).
Inoltre in questo incontro elessero Bruxelles come luogo deputato ad ogni operazione di sostegno nei confronti del suddetto sindacato. All’uopo la mia parte cercava di arginare l’ingerenza della Città del Vaticano, condizionando l’allora Nunzio Apostolico in Belgio, Arcivescovo Eugenio Cardinale, intervenendo particolarmente nelle pertinenze del suo co-consacratore, Sua Eminenza Sergio Pignedoli.

All’inizio dell’estate 1982 sappiamo da indiscrezioni che Agca intende nominare anche membri diplomatici bulgari.
Verso l’autunno “riconoscimento” giudiziario del signor Agca di membri della Delegazione Bulgara. Nostro sospetto nel contemporaneo avvicendamento dei direttori preposti alla guida del Service de Documentation Exterieur francese per ben due volte.

Nel novembre ’82, durante riunione del Sacro Collegio dei Cardinali, la nostra parte appoggia interventi di critica sostanziale nei confronti della conduzione dell’Istituto Opere di Religione, particolarmente l’intervento del Card. Hoeffner.

“L’Imprenditore” in piena azione:

Imprenditore
Sapemmo che si sospettava il signor De Pedis come mandante dell’omicidio dell’avvocato civilista Pecorelli. Facemmo credere che il signor De Pedis fece eseguire questo omicidio per corrispondere gli interessi di monsignor Marcinkus, in quanto l’avvocato, in una sua pubblicazione presso la rivista Osservatorio Politico, aveva inserito il nome del Monsignore in una presunta lista di ecclesiastici iscritti alla massoneria. In seguito sapemmo che l’imprenditore era tra i finanziatori della cellula di Solidarnosc.

Dopo la morte del Presidente dell’Ambrosiano, Calvi, venne meno la compattezza di quell’ insieme di persone che a lui prestava fondi, e fu quindi agevole convincere il signor De Pedis a collaborare limitativamente con noi. L’interesse del signor De Pedis sarebbe stato quello di recuperare quanto prestato al Calvi, ma a questa operazione si sarebbe opposto monsignor Marcinkus. Si fece presente all’imprenditore che era necessaria la rimozione del Monsignore o la sconfitta della sua linea politica. Inoltre si vociferava che l’imprenditore avesse operato anche nell’omicidio del signor Balducci, il quale, sempre si diceva, fu assassinato per non aver restituito ingenti somme prestategli. Per cui, nei confronti di persone vicine a monsignor Marcinkus, fu fatta presente questa similitudine della situazione del Monsignore con il signor Balducci.
La partecipazione dell’imprenditore fu compartimentata da ogni ambiente che lo stesso fosse uso frequentare. Gli chiedemmo di usare un numero esiguo di persone a lui vicine.

All’ambiente di Monsignor Marcinkus fu fatto credere che il primo organizzatore del finto sequestro fosse l’imprenditore De Pedis, che inoltre minacciava di assassinarlo per conto di entità mafiose: da qui la scelta del nome “Mario”(Mario Aglialoro, alias Pippo Calò) e la telefonata di Pierluigi dal ristorante (ristorante di Torvaianica frequentato, come l’ambiente di Marcinkus era a conoscenza, da persone dell’ambiente del signor De Pedis). La nostra parte, facemmo credere alla nostra controparte, poteva gestire il signor De Pedis e fermarlo nelle sue intenzioni criminali se fossero state accolte le richieste. Inoltre il signor De Pedis era vicino ad ambienti neo-fascisti italiani e ciò si prestava come ulteriore copertura nelle azioni miranti a far ritrattare le calunnie di Agca nei confronti della delegazione bulgara. Il signor Agca, per i suoi rapporti con la destra, forniva un tipo d’interpretazione dell’attentato al Papa. Il signor De Pedis, per i suoi rapporti neo-fascisti ne forniva un altro per il finto sequestro. Fu per questo motivo che vennero mostrati in pubblico, con il loro volto e senza infingimenti. La scelta della piazza di Campo De’ Fiori come luogo fittizio in cui fu avvistata la Orlandi era un codice per ricordare l’omicidio Balducci, in quanto lo stesso aveva un esercizio posto nella stessa piazza. Come anche il nome “Barbarella” riconduceva alla chiesa di Santa Barbara de’ Librari, posta nell’immediata adiacenza della piazza.signorsignorsignorsignorsignor