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Forza Italia, sondaggisti divisi: "Ora prenderà più voti", "no partito in declino"

BERLUSCONES

Per Mannheimer prosegue la parabola discendente di una forza politica diventata "partito di famiglia". Piepoli la vede diversamente e punta su Tajani, "vero uomo di governo". Ma per i suoi stessi dirigenti è poco più di un'appendice di FdI

Forza Italia ormai è destinata a scomparire. No, non è così, ora ha la possibilità di conquistare più voti. Il partito di Silvio si barcamena, provando a tenere un “piede e mezzo in una scarpa”', quella del governo guidato da Giorgia Meloni, e mezzo nell’altra, quel “mitico centro che non riesce a nascere”. I sondaggisti si dividono sulla cosiddetta rivoluzione azzurra, ovvero il nuovo corso lanciato sabato da Silvio Berlusconi con una nota serale, che riscrive la geografia interna del partito fondato nel ‘94, sancendo di fatto la rivincita dell’ala governista che fa capo ad Antonio Tajani sui filoronzulliani e l’ascesa dei Fascina boys, vicino alla moglie del Cav, la deputata Marta Fascina, in vista delle prossime amministrative ed europee.

Per Renato Mannheimer il brusco ribaltone in casa forzista “è dovuto alla volontà di Berlusconi di interrompere il flusso in uscita verso il Terzo Polo di Calenda e Renzi. Interessante è la riconfigurazione di FI, che si ripropone come il partito personale dell’ex premier e dei suoi consiglieri di famiglia: la fidanzata Fascina e la figlia Marina”. Un “vero e proprio partito familiare in Parlamento”. Da qui l’inevitabile parabola: “Non credo che questa operazione porterà voti in più. Forza Italia proseguirà nel suo declino, anche se avrebbe avuto più voti se avesse puntato al centro”. La pensa diversamente Nicola Piepoli, responsabile dell’omonimo istituto demoscopico:  “Non è un rivoluzione azzurra, piuttosto è un’evoluzione verso il meglio. Non so se FI prenderà più consensi ma sicuramente adesso ha la possibilità di ottenere più voti in futuro come frutto naturale di un maggior impegno sul fronte della organizzazione interna” grazia anche al ruolo di “servitore dello Stato” di Tajani, figura sempre più apicale nel futuro del movimento azzurro.

Piepoli non ha dubbi: “Se c’è di mezzo Tajani, in qualche modo il partito cresce, perchè Tajani è un servitore dello Stato, ha la mentalità di essere sempre in servizio: quello che ha fatto in Europa, continuerà a farlo adesso. Occasionalmente è al servizio di Berlusconi, ma in generale lui potrebbe essere in servizio di chiunque con la stessa passione perché, lo ripeto, Tajani è un buon servitore dello Stato, visto che è vicepremier e ministro”. “FI tiene un piede e mezzo nella scarpa, quella del governo; e mezzo nell'altra, il centro che non riesce a nascere”, è il giudizio di Maurizio Pessato, che guardando alla nuova geografia dei partiti nonché ai loro asset interni rileva: “Come avvenuto al Pd nella competizione Schlein-Bonaccini, così FI si apre al rimescolamento. La Forza Italia di adesso, come il Partito democratico, è figlia di questa riconfigurazione cominciata nel nostro Paese lo scorso luglio e che va avanti”. Secondo Pessato, “è come se all’interno di Fi fosse in atto una discussione importante per definire la sua collocazione: il partito di Berlusconi vive da una parte una spinta destra-centro, legata politicamente al governo attuale; dall'altra una spinta centrista, più moderata da un punto di vista politico rispetto all'attuale esecutivo, che vive male il rapporto ribaltato”.

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