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Fratelli d'Italia (e di Santanché). I piani di Meloni per il Piemonte

In attesa di conoscere il destino di Cirio si mette in moto la macchina elettorale. Chiorino e Comba papabili. La ministra Pitonessa manda in pista Garnero. Le correnti di un partito "senza correnti". E c'è una lunga lista che aspetta fuori dalla porta

Il conto alla rovescia è iniziato e c’è già chi teme che si facciano figli e figliastri in vista delle prossime elezioni regionali. Perché Giorgia Meloni, si sa, oltre a essere una donna è una madre ma tra i tanti fratelli (d’Italia) nella sua casa ce n’è uno che ancora non s’è decisa ad adottare. E finché lui, Alberto Cirio, resterà in quel limbo d’incertezza anche gli altri, nel partito, stanno sull’uscio, pronti a partire, ma in attesa di sapere con chi. Il governatore non ha ancora deciso se si ricandiderà a capo del Piemonte, il primo partito della coalizione con cui ha governato finora non ha ancora deciso se sarà lui l’alfiere del centrodestra anche nel 2024. Dal quarantesimo piano della sua torre Cirio scruta l’orizzonte e prova a scorgere un segno in grado di predire il suo futuro: ai suoi piedi c’è il Piemonte, oltre le Alpi Strasburgo e poi Bruxelles. “Si ricandida e nessuno gli dirà di no” predicono coloro che gli stanno accanto: chissà se lo auspicano più per lui o per loro. È nelle mani di “Giorgia” e lui lo sa. Da tempo è in attesa di un incontro che ancora non s’è combinato. I tempi non sono maturi, ora le urgenze sono altre e chissà da qui all’autunno quante cose ancora potrebbero cambiare. Due cose a oggi sono certe: la prima è che Cirio sarebbe il candidato più forte che il centrodestra possa mettere in campo, la seconda è che la premier vuole una grande regione del Nord e le altre sono già tutte occupate. 

I fratelli intanto si guardano di sguincio. I luogotenenti piemontesi sono già tutti un po’ ammaccati, logorati dal potere e da una scarsa vocazione al governo. Il sottosegretario Andrea Delmastro è scomparso dai radar dopo la bufera sul caso Cospito, scoppiata dopo che il sottosegretario alla Giustizia passò al collega Giovanni Donzelli intercettazioni che lui usò per attaccare il Pd in Parlamento. Lontana dalla ribalta mediatica risulta anche Augusta Montaruli dopo che la sua condanna per peculato nell’ambito del processo Rimborsopoli, è diventata definitiva. Ha perso il posto di sottosegretario all’Università, ma è stata compensata con la designazione nella Commissione di vigilanza Rai. È una madre magnanima Giorgia ma è meglio se i due per un po’ girano alla larga da lei e soprattutto da telecamere e taccuini. Persino il ministro Guido Crosetto che con Meloni fondò Fratelli d’Italia pare essere in rapporti non più così intimi con la sua storica sodale. Una coltre di gelo ha raffreddato, almeno per il momento, i rapporti. E se l’assessore regionale Maurizio Marrone ancora paga le sue simpatie filorusse, che dire di quel coordinatore regionale, Fabrizio Comba, che è stato console onorario della Bielorussia? Come se non bastasse, poi, ci si è messo anche il Foglio che origliando un drappello di peones intenti a (s)parlare di Meloni ha riconosciuto proprio il neo deputato piemontese.

È in questo scenario che tutti si muovono con discrezione, qualcuno già ha iniziato a oliare la sua macchina elettorale ma senza fare troppo rumore. Anche la voce di un Crosetto pronto a sostenere Comba qualora Cirio non fosse della partita, sembra più che altro un diversivo per contenere le ambizioni dell’assessora Elena Chiorino e dell’area ex aennina. Scaramucce. Alla porta, tanto per cambiare, non mancano gli orfani pronti a chiedere un riparo in lista. E tra coloro che han preso a bussare con più insistenza circola da qualche settimana il nome di Claudio Leone, leghista dal 1994, ben inserito nella sua Rivarolo e in tutta quell’area del basso Canavese. Ce la farà? Non mancano le resistenze.

In fondo, è evidente che ogni nuovo arrivo è un competitor in più sulla strada della riconferma a Palazzo Lascaris e se da un lato i posti saranno certamente di più rispetto a quattro anni fa, dall’altro aumentano anche le natiche da accontentare. Gli uscenti sembrano tutti intenzionati a ricandidarsi: Marrone è certamente il candidato più solido a Torino, forte della sua rete di amministratori a partire dal consigliere comunale Enzo Liardo che lui ha portato in FdI. In Sala Rossa scalda i motori anche Giovanni Crosetto e se alla fine si candiderà potrebbe toccare proprio a Comba il compito di dissuadere l’amico e socio Giovanni Falsone, per non disperdere i voti di quell’area. Pronto a ricandidarsi anche Davide Nicco che lentamente sta metabolizzando l’onta di non vedere il nuovo ospedale dell’Asl To5 praticamente nel suo cortile di casa, a Villastellone, città di cui è stato sindaco. Tra i papabili anche Roberto Ravello, già assessore all’Ambiente con Roberto Cota e oggi superconsulente di Cirio, tra coloro – assieme alla moglie, la neo senatrice Paola Ambrogio – che sono rimasti  fedeli ad Agostino Ghiglia e che proprio in questi giorni hanno celebrato con commozione i 14 anni dalla scomparsa di Ugo Martinat. Ha già fatto stampare i santini l’ex sottosegretario ai Trasporti Mino Giachino, mentre pare che ci stia pensando Giovanni Ravalli, vice coordinatore provinciale e direttore della scuola di formazione politica del partito.  

Non solo nel capoluogo, anche in provincia c’è fermento. Nell’Alessandrino non nasconde neanche più le sue ambizioni il sindaco di Casale Monferrato Federico Riboldi, mentre circola timidamente il nome di Marco Botta, che a Palazzo Lascaris c’è già stato. A Novara si parla del vicesindaco Marina Chiarelli su cui potrebbe decidere di puntare il parlamentare Gaetano Nastri, che nella geografia del partito è indicato vicino a Crosetto. Sorprese in vista anche a Cuneo, feudo elettorale del capogruppo Paolo Bongioanni, dove circola il nome di Massimo Garnero, fratello di Daniela Santanché e campione di preferenze nelle ultime amministrative di Cuneo. Tra i papabili anche il coordinatore provinciale William Casoni.