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"Fui io ad aprire quel pacco bomba degli anarchici"

La matrice

Stefano Sindona è una delle tante vittime del terrorismo eversivo di matrice anarchica: l'esplosione del 4 novembre 2003 gli è costata due dita di una mano e altre ferite evidenti

"Il 4 novembre saranno 20 anni da quel giorno. Fui io ad aprire quel pacco bomba arrivato in caserma, l'esplosione mi è costata due dita di una mano e ferite evidenti, impossibili da rimarginare, all'altra. Oggi sento parlare di Cospito, sento le notizie di minacce e scontri, le lamentele su quanto sia pesante il carcere duro, e mi viene una rabbia... Io sono un miracolato, tutto sommato, ma quanti giovani sotto ai colpi degli anarchici hanno pagato un prezzo ancora più caro?". A parlare all'Adnkronos è Stefano Sindona, una delle tante vittime del terrorismo eversivo. Nel 2003 era un giovanissimo comandante della stazione carabinieri Roma viale Libia, gli anarchici colpivano senza sosta. Sette mesi più tardi, in una operazione condotta da poliziotti e carabinieri insieme, vennero arrestati 4 ragazzi, tra i quali il presunto responsabile dell'attentato subito da Sindona. A capo della Digos c'era l'attuale capo della Polizia Lamberto Giannini.

La matrice era anarco-insurrezionalista, "il processo nemmeno si concluse bene - ricorda Sindona (la corte d'assise d'appello di Roma nel 2007 assolse per insufficienza di prove gli anarchici incriminati, ndr). "Ero un uomo dello Stato, che in tribunale andava da solo col proprio legale, contro chi si presentava insieme all'avvocato e a un centinaio di persone pronte a dargli manforte. Oggi ho cambiato vita, sono tornato al mio vecchio amore per la pallacanestro, lavoro coi ragazzini che mi guardano le mani e mi chiedono cosa sia successo" spiega Sindona.

"Avevo 42 anni, quel giorno me lo ricorderò sempre - racconta ancora l'ex carabiniere all'Adnkronos - D'altronde, come potrei dimenticare? Le mie mani mi riportano lì ogni giorno. Oggi provo rabbia, ma non possiamo inveire contro lo Stato, è la società in cui viviamo, io non posso farci nulla, c'hanno provato persone più in alto di me e si è visto la fine che gli hanno fatto fare. Figuriamoci che può fare un maresciallo dei carabinieri. Nel mio piccolo oggi, presidente di una società di basket che conta oltre 150 iscritti tra i 5 ai 18 anni (a San Filippo del Mela, in provincia di Messina, ndr), cerco di inculcare regole e principi sani".

Nel 2005 gli è stata conferita la medaglia d'oro al valor civile per "il generoso altruismo e non comune spirito di servizio con cui si adoperava per impartire immediate disposizioni operative e si assicurava dell'incolumità delle persone presenti in caserma, prima di acconsentire ad essere trasportato in ospedale. Chiaro esempio di elette virtù civiche ed altissimo senso del dovere". "Purtroppo se le regole permettono certi comportamenti ognuno ne approfitta, diversamente ci si penserebbe più di una volta prima di commettere un attentato. Anche la mia figura - conclude - se magari fosse stata presente in un'altra società, in un altro Stato, sarebbe stata più valorizzata, qui è come se non hai a che fare con nessuno".

Il terrorismo degli anarchici

Nelle varie Relazioni dell'intelligence al Parlamento la realtà anarco-insurrezionalista ha sempre occupato uno spazio di rilievo. Finito in archivio il fenomeno del terrorismo rosso e nero, sono stati proprio gli anarchici a spiccare per la loro "particolare pericolosità" e "vitalità": alle tante campagne online (contro "repressione", tecnologie e misure governative anti-Covid), caratterizzate da una "crescita esponenziale nella divulgazione in rete di proclami antisistema, propositi violenti e teorie cospirative", hanno corrisposto numerose "sortite operative", sotto forma di "atti vandalici e/o incendiari e sabotaggi, ai danni soprattutto di infrastrutture delle telecomunicazioni". Nella Relazione del 2021, in particolare, l'intelligence ha evidenziato la propensione della galassia anarchica "a mobilitarsi su un doppio livello, che prevede un attivismo tanto di caratura 'movimentista' inteso a infiltrare le manifestazioni per promuovere più veementi pratiche di protesta, quanto di più marcata valenza terroristica con il compimento della tipica 'azione diretta distruttiva' contro diversi target, correlati ad altrettante varie campagne di lotta". Le restrizioni governative anti-Covid hanno rappresentato per l'area anarco-insurrezionalista uno "spunto ulteriore di attivazione, nel contesto di una propaganda geneticamente protesa ad alimentare spinte ribelliste ed antiautoritarie". Facendo crescere sul web i messaggi istigatori "contro la 'militarizzazione' del territorio e l'asserita volontà dello Stato di enfatizzare la pericolosità del virus per promuovere il 'controllo sociale'".

"In linea con una ideologia intrinsecamente ostile a ogni forma di 'dominio' - è stato sottolineato nella Relazione - le compagini libertarie hanno partecipato in maniera crescente alle contestazioni contro le misure anti-contagio, facendo registrare in alcune piazze del Nord Italia tentativi di sobillare i manifestanti ad attaccare i dispositivi delle Forze dell'ordine poste a tutela dell'ordine pubblico". L'intelligence ha ricordato, in particolare, l'attacco incendiario del 14 marzo 2021 ai danni del portone d'ingresso dell'Istituto Superiore di Sanità di Roma, "rivendicato in forma anonima su un sito anarchico creato ad hoc per seguire in chiave libertaria l'evoluzione dell'epidemia". La rivendicazione, nel rievocare i tumulti nelle carceri del marzo di quello stesso anno, accusa la medicina di essere "un'istituzione oppressiva, una delle molteplici colonne su cui si fonda il sistema capitalista patriarcale tecnoindustriale" Non è sfuggito poi ai nostri 007 il lancio di nuove pubblicazioni, "rese particolarmente attrattive anche grazie al contributo teorico di esponenti di spicco dell'anarchismo che, dal carcere, nell'intento di rilanciare le progettualità eversive a marchio FAI/FRI (Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale), hanno tra l'altro richiamato più volte l'attenzione dei militanti sulla pratica della violenza insurrezionale". Appelli alla sovversione sono stati lanciati pure attraverso la consueta diffusione in rete di documenti che hanno riportato "dati circostanziati sugli obiettivi da colpire e indicazioni operative su alcune tra le più insidiose attivazioni anarchiche, come il sabotaggio d'infrastrutture, specie delle telecomunicazioni, e di linee ferroviarie". Ciò, in uno scenario della minaccia che, in linea con il trend rilevato negli anni scorsi, ha attestato il compimento di diversificate "azioni dirette" contro molteplici target, rivendicate e non, inneggianti alla "solidarietà rivoluzionaria ai compagni prigionieri" in Italia e nel mondo. Del resto, "il tema del sostegno agli anarchici detenuti si è ulteriormente confermato come il principale collante ideologico tra militanti, anche di diversi Paesi. I collegamenti internazionali dell'anarco-insurrezionalismo hanno continuato a trovare, soprattutto sul web, luogo privilegiato di approfondimento tematico e operativo, nonché di condivisione di campagne di lotta, che, a loro volta, hanno dato poi spunto ad attivazioni pure in altri Paesi europei, specie in Francia, Spagna e Grecia, e dell'America latina".

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