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Gas: il price cap sul tavolo dei ministri Ue ma la Commissione rema contro

Nel Consiglio c'è già una maggioranza del 65%, oltre all'Italia sono 14 i Paesi favorevoli alla misura cavallo di battaglia del governo Draghi

di Fabio Fantozzi,

Occhi puntati sul Consiglio Ue Energia. Il price cap al gas è ancora il nodo su cui inizia ad aprirsi una crepa tra la Commissione e gli Stati membri. In seno al Consiglio è già stata raggiunta una maggioranza qualificata del 65%, certificata sulla carta della lettera che 15 paesi hanno invitato alla Commissione per chiedere di introdurre un tetto al prezzo di tutto il gas importato nell’Ue. L’Esecutivo Ue però non ne ha voluto sapere: nella versione definitiva del non-paper che riassume la sua posizione di fronte ai Ventisette l’ipotesi del price cap generalizzato viene relegata in un allegato, in cui si spiega che ci sono troppi rischi.

Un simile tetto “significherebbe che il massimale di prezzo non interverrebbe solo in rapporti contrattuali con importatori di paesi terzi, ma limiterebbe anche il prezzo delle transazioni intra-Ue”, non solo “poiché è probabile che il massimale venga raggiunto contemporaneamente in più Stati membri, non vi sarebbe alcun incentivo di mercato a garantire flussi transfrontalieri”. Di fatto la misura non viene esclusa, ma per farla funzionare servirebbe “un’entità per sostituire il mercato e assumere molti compiti dei gestori dei sistemi di trasporto” e “un quadro di riduzione della domanda significativamente più drastico”. Insomma, per dirla con un alto funzionario Ue che ha lavorato al testo, “è un’operazione radicale che presenta molti rischi significativi legati alla sicurezza di forniture di energia”.

La Commissione ha fatto i compiti che il Consiglio europeo, su spinta del premier Draghi, gli aveva affidato. Ovvero ha studiato l’ipotesi di un price cap a tutto l’import del gas ma ha di fatto solo evidenziato gli svantaggi, dimenticando di portare alla luce i benefici. Tuttavia, la partita è ancora aperta e lo certifica la dichiarazione della commissaria Kadri Simson: “Stiamo negoziando con i nostri fornitori affidabili di gasdotti. Se ciò non porta risultati, è possibile un limite di prezzo”, ha affermato in vista del Consiglio di domani. A sostenere la misura cavallo di battaglia del governo italiano sono Francia, Spagna, Polonia, Grecia, Belgio, Malta, Lituania, Lettonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Croazia, Romania e Bulgaria. La maggioranza necessaria, dicevamo, per far passare la proposta. Ma occorre superare lo scoglio della Germania e ovviamente la posizione della Commissione che spesso si ritrova a subire l’influenza di Berlino. In teoria si tratta di un regolamento del Consiglio, con procedura d’urgenza, che non deve passare per il Parlamento europeo, ma gli Stati non possono mettersi contro l’Esecutivo Ue su un tema così dirimente.

Se dovesse esserci una ferma posizione tra i ministri, è più probabile che la Commissione venga spinta a presentare un nuovo documento o che comunque il tema venga rinviato a livello di leader nel Consiglio europeo informale di Praga del 6 e 7 ottobre. Non va dimenticato, poi, che l’appuntamento di domani è solo una tappa nella maratona di Bruxelles sull’energia, che vedrà un altro importante appuntamento martedì prossimo, quando la Commissione presenterà nuove proposte sul risparmio energetico e il caro-energia. In quell’occasione ci sarà un quadro più chiaro, riferisce una fonte Ue, certa che “la Commissione ora ascolterà molto attentamente ciò che i ministri hanno da dire domani” per poi presentare “una sorta di proposta legislativa”, riferisce una fonte Ue. Intanto domani sul tavolo del Consiglio domani ci saranno già le proposte di due price cap, che dovrebbero riscuotere il consenso degli Stati membri: quello al gas utilizzato per la produzione di elettricità, sul modello spagnolo, e quello alle importazioni dalla Russia – ormai ridotte al 9% – che potrebbe avere comunque un effetto sui prezzi. Ultimo tassello sarà la creazione di un nuovo indice parallelo alla piazza del Ttf di Amsterdam, ormai non aderente al mercato reale del gas. “Un nuovo benchmark per il Gnl basato sulle transazioni, basato su valutazioni oggettivamente verificabili dei prezzi per le consegne di merci”, scrive la Commissione, “che fornirebbe un prezioso punto di riferimento per i partecipanti al mercato da utilizzare su base volontaria”.

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