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Gas, la Russia azzera le forniture all'Italia. Tutti i rischi per il prossimo inverno

ROMA - Non arriva più gas in Italia dalla Russia. Ufficialmente, si tratterebbe di un problema commerciale tra Gazprom e il distributore in Austria: i flussi che partono dalla Russia, passano dal gasdotto che attraversa Ucraina e Slovacchia si fermano, poi, al confine con l'Austria. Ne ha dato notiza il gruppo Eni, titolare dei contratti con Gazprom, il colosso energetico controllato dal governo di Mosca.

Ma, in attesa di capire se effettivamente c'è un inconveniente all'infrastruttura o se si tratta dell'ennesima ritorsione del Cremlino, il risultato non cambia: al punto di accesso italiano al passo del Tarvisio, da questa mattina non entra un metro cubo di gas.

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Dal punto di vista del fabbisogno di materia prima, cambia poco o nulla. Già da un paio di mesi i flussi non superano i 20 milioni giornalieri, circa il 10% del totale consumato. Ampiamente compensato dagli arrivi dall'Algeria che hanno ormai raggiunto gli 80 milioni di media quotidiana.

Se si prendono i dati Snam sul sistema, si vede che per la giornata odierna sono previsti 0,6 milioni di metri cubi in transito al Tarvisio, mentre si sfiorano i 53 a Mazara del Vallo da dove transita il gas algerino. Il 30 settembre, per un raffronto, dal transito che ci collega al combustibile russo erano passati 18,7 milioni, se risaliamo al 31 agosto leggiamo 34 milioni di metri cubi.

Se si aggiungono gli altri fornitori, si può dire che l'Italia sia "lunga" di gas: tanto è vero nei giorni scorsi, la medesima quantità in arrivo al Tarvisio finiva per essere esportato verso il centro e nord Europa, dove nell'ultima settimana i prezzi sono più alti rispetto all'Italia. Anzi, si potrebbe quasi dire che da oggi l'Italia diventa "esportatore netto": sicuramente dal passo del Tarvisio, perché vengono segnalati comunque 18 milioni di metri cubi di gas in esportazione.

Come detto la comunicazione è arrivata in mattinata da Eni: "A partire da oggi Gazprom non sta più consegnando il gas ad Eni poiché, stando alle sue comunicazioni, non sarebbe in grado di ottemperare agli obblighi necessari per ottenere il servizio di dispacciamento di gas in Austria dove dovrebbe consegnarlo", ha spiegato un portavoce della società. "Ci risulta però che l'Austria stia continuando a ricevere gas al punto di consegna al confine Slovacchia/Austria. Stiamo lavorando per verificare con Gazprom se sia possibile riattivare i flussi verso l'Italia", ha aggiunto.

Gazprom, dal canto suo, ha spiegato che "il motivo di questa interruzione sono le modifiche normative in Austria" e che la società russa "sta lavorando per risolvere il problema insieme all'Italia". "Il trasporto di gas russo attraverso l'Austria è stato sospeso a causa del rifiuto dell'operatore austriaco di confermare le nomine di trasporto".

La mappa dell'Ispi, prodotta all'inizio dell'invasione in Ucraina, mostra la rete di gasdotti che sorgono in Russia. Al Tarvisio entrano in Italia i tubi del Transgas
La mappa dell'Ispi, prodotta all'inizio dell'invasione in Ucraina, mostra la rete di gasdotti che sorgono in Russia. Al Tarvisio entrano in Italia i tubi del Transgas
La mappa dell'Ispi, prodotta all'inizio dell'invasione in Ucraina, mostra la rete di gasdotti che sorgono in Russia. Al Tarvisio entrano in Italia i tubi del Transgas 

Difficile non collegare quanto accaduto con le decisioni che sono state prese a livello di Unione Europea. Commissione e Stati membri hanno deciso un piano di risparmi per fare a meno delle forniture russe e settimana prossima potrebbe arrivare una decisione sul tetto agli acquisti di gas. I governi non hanno ancora deciso se il limite di prezzo vada applicato a tutti i fornitori o solo alla Russia. Ma a Mosca non è sicuramente sfuggito il fatto che tra questo e il prossimo inverno la Ue si renderà del tutto indipendente da Gazprom.

La notizia arriva mentre continuano a seguirsi le ricostruzioni di quanto avvenuto sul Nord Stream: secondo fonti di intelligence citate dalla rivista tedesca Spiegel, i gasdotti 1 e 2 sono stati colpiti in quattro punti da esplosioni con 500 chili di tritolo, l'equivalente della potenza esplosiva di una bomba di aereo. Gli investigatori tedeschi hanno effettuato letture sismiche per calcolare la potenza delle esplosioni. E hanno detto ai media che subacquei o robot telecomandati potrebbero essere in grado di visitare i siti delle perdite già questo fine settimana.