Italy
This article was added by the user . TheWorldNews is not responsible for the content of the platform.

Giorgio e Toni: il delitto di Giarre raccontato da Beppe Fiorello in 'Stranizza d'amuri'

Sarebbe ironico, se non fosse tragico, ma forse è solo giusto: nonostante gli sforzi, le bugie, le manipolazioni e le strumentalizzazioni messe in atto per tenere questa storia sotto silenzio se ne continua a parlare. Sono passati oltre quarant'anni da quell'autunno del 1980 e dopo libri, documentari e cortei, Giorgio e Toni vengono omaggiati, stavolta, da un film. Il primo per Beppe Fiorello alla regia, che si è lasciato ispirare dal delitto di Giarre per scrivere Stranizza d'Amuri (in sala oggi) e impedisce, ancora una volta, che la polvere si posi sulla vicenda.

E deve essere una pena per tutte quelle persone che tanto hanno fatto per cancellare dalla memoria collettiva i due ziti (fidanzatini), così si ironizzava in paese sull'amore tra Giorgio Giammona, 25 anni, e Antonio Galatola, Toni, di 15 anni. Avevano queste età quando l'ironia si è trasformata in una sentenza di morte: sono stati trovati il 31 ottobre dell'ottanta, mano nella mano, ai piedi di un albero, nella solitudine delle campagne di Giarre. Sembrava riposassero. Invece un'arma da fuoco aveva lasciato il suo segno e il caso fu archiviato come omicidio suicidio. La volontà di tacere sulla vicenda è lucida, artefatta e compatta tutti i livelli della città. Che non cede di un passo. Mai.

Nemmeno quando viene estorta una traballante confessione al nipote tredicenne di Toni. Un minore che non può essere punito e che comunque "ritratta" nell'arco di 24 ore, come titolava Repubblica in quei giorni. Una versione a cui non aveva creduto nessuno ma sempre nessuno ha il coraggio di fare chiarezza, di incolpare qualcuno. Se non terzi almeno il clima omofobico. Perché non parlarne era funzionale a non parlare di omofobia né di omosessualità e anzi, tutta la vicenda andava sepolta una volta per tutte, insieme a loro. Infatti famiglie e Comune condannano quell'amore e quel delitto alla damnatio memoriae incidendo sulle lapidi date di morte inventate: 26 novembre e 25 ottobre. Forse sperando che nessuno li trovasse e ne ricostruisse vita, amore e morte.

E invece spesso sono le più piccole coincidenze a mandare a gambe all'aria la migliore delle strategie. Se quei colpi di pistola fossero stati esplosi il mese prima o quello dopo forse sì, Giarre - e le famiglie - avrebbero goduto del privilegio dell'oblio. Purtroppo per chi ci sperava i due corpi sono stati trovati mentre era in corso il XXIV congresso del partito Radicale. Qui la costola, oggi diremmo lgbtqia+, del partito costituita dai militanti del FUORI (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano) trasforma il chiacchiericcio da corridoio in un discorso politico. E pubblico. A raggiungere Giarre militanti di tutta Italia: Comune, Tribunale e la piazza divennero teatri di cortei, comizi e presidi silenziosi.

Tra loro anche Francesco Rutelli, allora ventiseienne e appena eletto segretario del partito Radicale. "Mi hanno detto della tragedia di Giarre - ricorda - e sono salito sul primo aereo. Ho presidiato l'aula, in silenzio, simbolicamente. E la cosa che più mi colpì, in quell'Italia e quella Sicilia così diverse da oggi, fu proprio il silenzio: di dolore, per alcuni, di paura, per molti, di convenienza, per troppi". E fu grazie al coraggio di molti "pionieri delle libertà", continua Rutelli, "che oggi anche la Città di Giarre è in prima linea perché quel silenzio non abbia più cittadinanza". La responsabilità delle parole venne lasciata alle cronache. Fino a quel momento allineati sul linguaggio dell'omertà, i cronisti furono costretti a chiamare le cose con il loro nome: niente travestiti, prostituzione, droghe o ambienti criminali a mettere una confortevole distanza tra i lettori e quei giovani cadaveri. Per questo tutti capiscono cosa è successo a Giorgio e Toni.

Non è una scossa che fa tremare i tinelli dell'Italia più ipocrita ma sveglia dal torpore i suoi figli giornalisti, politici, accademici e liberi: l'omosessualità esiste, l'omofobia pure e solo una delle due uccide. E la storia fa anche da acceleratore a un processo di separazione che era destinato a compiersi. Gli spazi dei Radicali al movimento omosessuale non bastano più e la scissione viene ufficializzata a Palermo, dove nasce il primo circolo di Arcigay. Si intrecciano politica e cultura attorno ai fatti di Giarre, ancora senza un colpevole ma raccontati per quello che sono: una storia d'amore spezzata dall'omofobia. Con buona pace di chi ancora oggi preferirebbe che su storie così calasse il silenzio.