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Giornata della memoria in ricordo delle vittime di mafia: la Generazione Z è la più informata

La Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, nasce dal grido di dolore di una madre, Carmela. È la mamma di Antonio Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone, ucciso insieme al magistrato, alla moglie e ai colleghi, in quel drammatico attentato a Capaci. Era addolorata per il fatto che quella strage avesse un unico protagonista e poi vittime di secondo livello. E così dal bisogno di veder riconosciuto il sacrificio di suo figlio anche ad alta voce, ha voluto che nascesse il 21 marzo: una ricorrenza nel primo giorno di primavera per ricordare chi ha perso la propria vita perché ha scelto di combattere la mafia. L'edizione di quest'anno, la ventottesima, si svolge a Milano: ha avuto inizio nel momento in cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è sbarcato a Casal di Principe, dalla sorella di Don Peppe Diana.

L'edizione del 24 maggio 1992 di Repubblica
L'edizione del 24 maggio 1992 di emRepubblica/em
L'edizione del 24 maggio 1992 di Repubblica 

Generazione Z, la più informata

Il team Public Affairs di Ipsos ha indagato le opinioni degli italiani sulla visione che hanno del fenomeno mafioso. Dalla ricerca è emerso che si ha una scarsa conoscenza: soltanto un quarto degli intervistati afferma di conoscere la Giornata (prevalentemente tra coloro che appartengono alla GenZ e tra i residenti al sud e nelle isole) e la maggioranza - quasi 7 intervistati su 10 - dichiara di non esserne a conoscenza.

1.069 vittime di mafia

Attualmente, il numero di vittime innocenti per mafie ammonta a 1.069. Tra l'opinione pubblica, tuttavia, più del 40% afferma di non avere un'idea precisa del numero esatto; solo un terzo del campione ha indicato "tra le 1.000 e le 1.200 vittime" e nuovamente appare essere la Generazione Z la più informata (46%). Per la maggioranza (74%) è opportuno valorizzare di più il sacrificio e il significato della scomparsa delle vittime innocenti di mafie, invece di limitarsi a parlare soprattutto dei personaggi più noti uccisi dalla mafia, come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. In particolare, sembrano esserne maggiormente convinti gli appartenenti alla generazione dei Baby Boomers e i pensionati, che risultano anche essere i meno informati riguardo alla Giornata.

Il fascino del male

Sempre dalla ricerca Ipsos emerge che le giovani generazioni oggi non siano più disposte ad accettare le ingerenze della mafia nella loro vita, a pagare il pizzo, a convivere con la "cultura" e gli atteggiamenti mafiosi. Altri, invece, sostengono che tra i giovani stiano tornando ad affermarsi atteggiamenti e mentalità criminali di tipo mafioso e che le mafie siano, a volte, addirittura "idealizzate" e ammirate.

Il corteo a Milano

Ad aprire la giornata piena di iniziative e la manifestazione a Milano, il corteo nazionale organizzato da Libera e Avviso Pubblico. Migliaia le persone che si sono date appuntamento in corso Venezia per dare la loro testimonianza contro le mafie e la criminalità. Il corteo arriverà in piazza Duomo, dove intorno alle 11 è inizieta la lettura dei nomi delle 1.069 vittime innocenti. La senatrice Liliana Segre ha fatto arrivare a Don Ciotti il suo messaggio.

Ciotti: "L'80% dei familiari delle vittime non sa la verità"

"Ricordare tutte le vittime innocenti della violenza criminale mafiosa è fondamentale e questa è una giornata che noi abbiamo fortemente voluto; ma non dobbiamo neanche dimenticarci che l'80% di questi familiari non conosce la verità o ne conosce solo una parte". Lo ha detto Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, durante il corteo. "Eppure - osserva Don Ciotti - le verità passeggiano per le vie della nostra città; c'è chi ha visto, c'è chi sa. Allora è necessario prendere coscienza in questo nostro Paese che la presenza criminale mafiosa che ha ucciso tante persone è un problema che non può essere dimenticato. C'è bisogno di una memoria viva. Non è un evento, non è una cerimonia, non è solo un corteo. Noi facciamo in modo che ogni anno ci sia una giornata che ci ricorda questo, ma ogni giorno ci deve essere un impegno da parte di tutti".