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Governo Meloni, resta nodo Ronzulli. Tajani in pole per Esteri

Nel gioco di pesi e contrappesi, Giorgia Meloni prova a mettere ordine tra i 'desiderata' degli alleati per dare forma alla sua squadra di governo. Arrivata alla Camera all'ora di pranzo per un nuovo round di incontri con i suoi, la leader di Via della Scrofa, come al solito, dribbla le domande sul risiko ministeriale ("Sarà un'altra giornata di lavoro sui dossier più delicati e per essere pronti il prima possibile"). Sui social, poi, promette: "Siamo al lavoro per una squadra di governo di alto profilo che metta al centro della sua azione la difesa dell'interesse nazionale e dei cittadini. Vogliamo un'Italia che torni a pensare in grande".

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E intanto il totonomi non si ferma. Il 'borsino' conferma la presenza di un tecnico all'Economia (in pole c'è ancora Domenico Siniscalco) e di un prefetto agli Interni, favorito è Matteo Piantedosi, ex capo di Gabinetto di Matteo Salvini quando era al Viminale; l'alternativa sarebbe Giuseppe Pecoraro di Fdi. Per gli Esteri - si apprende in ambienti parlamentari di Forza Italia - si sarebbe riaperta la finestra per l'azzurro Antonio Tajani, ex presidente del Parlamento Ue, europeista e atlantista convinto: "Io ministro? Farò quello che deciderà Berlusconi, io non ho ambizioni particolari", ha detto oggi il coordinatore nazionale di Fi.

A bloccare ancora le trattative, però, raccontano, ci sarebbe il caso di Licia Ronzulli, che Silvio Berlusconi vorrebbe alla guida di un ministero di peso come la Salute, nonostante le forti perplessità di Fratelli d'Italia. Questo il nodo che starebbe inceppando l'ingranaggio della costruzione del nuovo esecutivo. Lo stallo potrebbe sbloccarsi se la fedelissima di Arcore accettasse di 'spostarsi' in una casella di fascia medio alta, più consona alle sue competenze, come la Famiglia (Ronzulli è presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza) o le Pari opportunità. Ma c'è anche chi scommette che alla fine la senatrice di Fi non la spunterà. Resta ancora da chiarire chi sarà il capo della delegazione azzurra al governo.

Allo stato, dunque, sarebbero tre e non più quattro i papabili forzisti per un upgrade governativo: a Tajani e Bernini, dati per certi, si aggiunge l'incognita Ronzulli, mentre sarebbero in discesa le quotazioni di Andrea Mandelli, mentre per Alessandro Cattaneo, invece, si profilerebbe un posto di viceministro. Quanto alla Difesa, il borsino darebbe in campo un politico ma anche un tecnico, e c'è chi vede in lizza anche il cofondatore di Fratelli d'Italia Guido Crosetto, restio fino ad ora ad accettare: nella 'lista', infatti, ci sarebbe pure Tajani, solo se dovesse sfumare l'opzione Farnesina.

Tra i meloniani il nome forte nel ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio è uno solo: quello del senatore Giovanbattista Fazzolari, fedelissimo di Giorgia (la delega per i Servizi segreti, per ora dovrebbe restare nella 'disponibilità' della premier in pectore). Raffaele Fitto, tornato in Parlamento il 25 settembre, è pronto a lasciare a Bruxelles qualora si concretizzasse per lui la poltrona i ministro degli Affari europei.

Per Fdi sarebbero della partita anche Fabio Rampelli, Daniela Santanchè (in pole per il Turismo). Per la Giustizia Meloni pensa sempre all'ex pm Carlo Nordio mentre per il Sud si fa il nome del governatore siciliano uscente, Nello Musumeci e per il dicastero delle Riforme quello dell'ex presidente del Senato, Marcello Pera. Rimane top secret, invece, chi guiderà il neo ministero del Mare. Resta irrisolto il nodo di Ignazio La Russa: l'esponente di Fdi potrebbe aspirare alla presidenza del Senato (e in questo caso la guida di Montecitorio andrebbe al Carroccio o a Fi) o entrare nel governo Meloni come ministro.

Il sogno di Matteo Salvini resta sempre quello, il Viminale: un desiderio molto complicato da realizzare, però. Per questo motivo il leader leghista potrebbe accasarsi all'Agricoltura (dove però crescono le quotazioni del leghista Gian Marco Centinaio) o alle Infrastrutture (per il quale è in corsa Edoardo Rixi). Il Carroccio avrebbe prenotato anche gli Affari regionali (la favorita in questo caso è Erika Stefani) e alla fine riuscirebbe a spuntare anche una presidenza delle Camere: il Senato con Roberto Calderoli o la Camera con Riccardo Molinari, fedelissimo del 'Capitano', visto che sarebbero in calo le chance di Giancarlo Giorgetti.

Sul fronte governo da Via Bellerio assicurano che la Lega "ha le idee chiare su cosa fare e con chi", si legge in una nota del Carroccio. "Non vediamo l'ora di passare dalle parole ai fatti", afferma Salvini. Intanto Meloni getta acqua sul fuoco dopo il botta e risposta di ieri con il premier uscente Mario Draghi sui tempi del Pnrr: la leader di Fdi aveva parlato di ritardi evidenti e difficili da recuperare, ma per l'ex governatore della Bce c'è nessuno stop e gli obiettivi sono stati raggiunti.

"Non mi pare che ci sia uno scontro" con il premier, ha detto la presidente di Fratelli d'Italia arrivando a Montecitorio. Ma "il governo scrive nella Nadef che entro la fine dell'anno noi spenderemo 21 miliardi dei 29,4 che avevamo", ha rimarcato Meloni, "e quindi lo diciamo con spirito costruttivo per dire che dobbiamo fare ancora meglio".