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Gualtieri e la coperta troppo corta del partito

DI CORNELIUS

La vita si è fatta improvvisamente più scomoda per il sindaco Renato Gualtieri. Vive già in una città difficile, dover ognuno fa quello che gli pare tranne lui, costretto in un ruolo che – si vede ad occhio nudo – lo soffoca. Doveva essere stato un alunno diligente, poi un tecnico preparato. Oggi sembra in balia degli eventi. Avevamo scritto in passato che lo avevano lasciato solo. Oggi la situazione è peggiorata, la sua Giunta è distratta, poco tonica, i suoi consiglieri sembrano pensare ai fatti propri. E attorno gli è crollato addosso il mondo. Il governo a trazione Pd lo ha fin qui coperto e garantito, l’ala sinistra dell’Esecutivo Draghi pesca in un certo mondo capitolino che comunque non gli ha creato problemi, e qualche volta lo ha aiutato, il “partito” o almeno un paio di correnti Dem capitoline gli hanno dettato l’agenda, la Regione – tranne che per la grana dei rifiuti, gli ha dato una mano. In fin dei conti stanno dalla stessa parte. L’opposizione? Ridotta ad abbaiare senza poter mordere, ampiamente minoritaria e per di più divisa. Ma improvvisamente gli scenari cambiano e la coperta del Pd si fa troppo corta e ruvida per dargli riparo e protezione.
IL centro destra ha stravinto le elezioni anticipate, mettendo i dem, i quasi dem,  i contigui, alle corde. Meloni e compagni hanno uno strapotere e possono tenere Roma e il suo sindaco per il collo. Giorgia è romana verace, della Garbatella, non si vendicherà ma qualche dispetto, qualche calcio negli stinchi glielo rifilerà pure. E il Pd in Parlamento non sarà per un bel pezzo in grado di difenderlo. La capitale è sempre la capitale, ma la terribile Meloni comanda di fatto anche a Roma, è il primo partito, le periferie sono sue, solo un paio di Municipi sventolano le bandiere rosse o arcobaleno. E non  è finita. In questo clima da resa dei conti Zingaretti ha avuto la bella idea di defilarsi e di trovarsi un altro lavoro prima di essere travolto. Si è fatto eleggere in Parlamento, si dimette dalla Regione, che va ad elezioni anticipate. Con l’aria che tira nessuno si stupirebbe che le truppe della Meloni occupassero anche quel palazzo, e dalla poltrona che fu di Zingaretti non dessero loro le carte.
Un presidente Fdi, degli assessori Fdi possono far vedere i sorci verdi al sindaco Gualtieri senza che il Pd possa difenderlo. Trasporti, rifiuti, tutto può diventare un contenzioso, un incubo. Il centrodestra romano ha inghiottito troppi rospi per dimostrarsi tenero e comprensivo. Non è uno scenario letterario, ma un quadro verosimile di quello che potrà accadere tra qualche mese. I colonnelli dem capitolini dovranno fare gli straordinari per gestire la situazione e proteggere il loro sindaco.
Vogliamo essere brutali fino in fondo? I segretari nazionali del Pd, da Zingaretti a Letta, a Roma ci  hanno abitato e ci abitano, conoscono la città e i suoi problemi. Con Gualtieri ci si può intendere in fretta. Ma se il prossimo capo del partito sarà un bolognese, quel bolognese in particolare, c he certo ha una visione diversa della vita e del modo di risolvere i problemi, il sindaco annasperà anche su questa sponda. Insomma sarà dura. E il conto finiranno per pagarlo i romani.