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I genitori di Thomas Bricca: "Con i suoi organi avremmo salvato cinque vite. Ma abbiamo scoperto che lui aveva detto no"

Per sei ore hanno tenuto la mano del figlio, lo hanno accarezzato per gli ultimi istanti concessi dalla burocrazia che disciplina, in questi casi, i tempi per esprimere i sentimenti. Thomas Bricca è stato dichiarato morto alle 10 di ieri dai medici della Rianimazione dell'ospedale San Camillo a Roma e dopo quasi quaranta ore di agonia alle 16 sono state staccate le spine dei macchinari.

Al dolore dei genitori si è aggiunto un altro strappo al cuore che esprime il papà Paolo Bricca, in serata: "Noi volevamo donare gli organi di Thomas perché i medici ci avevano spiegato che avrebbero salvato almeno cinque vite. Ma, quando abbiamo deciso per il sì, abbiamo scoperto che sulla carta d'identità nostro figlio aveva espresso la volontà di non essere donatore".

Il gesto di solidarietà dei genitori del diciannovenne, come risposta alla violenza che ha ucciso lo studente, è stato bloccato dalla decisione di Thomas. "Ci siamo rimasti male ma abbiamo rispettato nostro figlio", continua il papà.

Al padiglione centrale del San Camillo è stato un viavai di parenti e amici dei genitori. C'era anche la sorella minore della vittima. Un corteo mesto e scortato dai vigilanti dell'ospedale per schivare i giornalisti. La mamma in sedia a rotelle, per un infortunio a una gamba, non si è mossa dalla stanza del figlio, che era tifoso della Roma e che stava studiando per diventare un chimico. "Non riesco a dire nulla, lasciatemi nel mio dolore", ha detto nell'unico momento in cui è scesa dal reparto per mangiare qualcosa.

Ma ieri, quando non aveva ancora abbandonato la speranza, aveva sussurrato: "I colpevoli devono pagare, io sto perdendo un figlio". E aveva aggiunto: "Thomas non ha mai partecipato a quelle risse, era amico di tutti".

La traiettoria del proiettile che ha centrato lo studente alla fronte è stata definita "impossibile" dagli investigatori. Sta di fatto che non ha colpito nessuna delle ringhiere che aveva davanti a sé. Ma c'è di più, Thomas aveva schivato il primo proiettile, si è spostato e il secondo sparo lo ha ferito a morte. Una coincidenza definita sfortunata da chi indaga adesso per omicidio volontario, una condanna che fa scoppiare la rabbia dei familiari.

"Chi sa cosa è successo, deve andare dai carabinieri", ripete papà Paolo, meccanico tra i più conosciuti a Alatri. "Mi aspetto che nella mia città ci sia collaborazione anche se tra i testimoni c'è paura. Voglio piangere mio figlio con la mia famiglia, però mi aspetto la verità", dice prima di congedarsi.

La salma di Thomas alle 18 è stata trasferita dal reparto alla camera mortuaria, la Procura di Frosinone chiederà l'autopsia. Sul suo profilo Facebook la mamma subito dopo la morte dichiarata dai medici ha pubblicato un cuore, sotto una frase: "L'amore è sempre".