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Il meloniano Balboni insiste: "Il Pd ha aperto una voragine contro la mafia". Furia dem: "Insinuazioni gravissime". Poi la rettifica

Dopo il caso Donzelli, FdI non si arrende. Ad attaccare nuovamente il Pd è un altro esponente del partito di Giorgia Meloni, Alberto Balboni che, non pago dello scontro suscitato dal compagno di partito che alla Camera ha accusato di essere dalla parte della mafia i dem che sono andati a trovare l'anarchico Cospito in carcere, oggi ha rincarato la dose. "Ma non vi rendete conto che andando in carcere a trovare Cospito avete aperto una voragine alla mafia? - ha attaccato Balboni intervenendo alla trasmissione Coffee break su La7 e ribadendo quanto detto da lui ieri nell'aula del Senato - Io sono d’accordo che si possa andare in carcere. Ma perché dopo avete fatto una conferenza stampa criticando il 41 bis? Avete aperto una voragine perché è la madre di tutte le battaglie della mafia".

Parole che, di fatto, hanno ricalcato quelle del discorso fatto da Donzelli sulla base di alcune carte avute dal sottosegretario alla Giustizia e compagno di partito Andrea Delmastro (una fuga di notizie su cui si attende il giudizio della Procura e l'inchiesta interna voluta dal ministro Nordio). Inevitabile, quindi, la reazione furiosa del Pd, che già mercoledì sera aveva abbandonato l'Aula dopo un attacco di Balboni dai toni simili. "Le accuse che ci vengono rivolte sono per noi inaccettabili: per questo abbiamo deciso di non partecipare più agli incontri sul decreto Milleproroghe, presieduti dal senatore Balboni, fino a quando non verranno smentite tali gravissime insinuazioni, e abbiamo comunicato la nostra decisione al ministro dei rapporti con il Parlamento", fanno sapere in una nota, Simona Malpezzi, Presidente dei senatori del Pd, Daniele Manca, capogruppo in commissione Bilancio e Andrea Giorgis, capogruppo in Affari costituzionali. E aggiungono: "Se il Presidente La Russa non ristabilirà quanto prima la corretta dialettica parlamentare e la presidente Meloni non metterà un freno alle esternazioni farneticanti dei suoi parlamentari, ci riserviamo di valutare altre azioni".

Analoga la decisione di Alleanza Verdi e Sinistra. "Anche noi non partecipremo agli incontri previsti sul decreto milleproroghe, presiedute dal senatore Balboni, perché anche oggi, dopo ieri in Aula, ha insistito con insinuazioni gravissime" dice Tito Magni di AVS. "Le parole di Balboni sono inammissibili e compromettono i normali rapporti tra maggioranza e opposizione - prosegue - Il presidente La Russa intervenga per ristabilire la correttezza nella dialettica democratica, che al momento risulta gravemente compromessa sia nel merito che nel metodo".

Balboni in un primo momento non si dà per vinto e, anzi, prentende le scuse dai dem: "Meglio che il Pd non venga in commissione. Sono degli analfabeti istituzionali, perché pretendono di chiudere la bocca a un rappresentante del popolo su valutazioni politiche. Loro devono chiedere scusa a me". Di più. " Si ritengono insultati? C'è il giurì d'onore -sostiene - Si ritengono diffamati? C'è la magistratura. Ma confondere il dibattito e il confronto politico per quanto aspro con la collaborazione dovuta nelle istituzioni nell'interesse generale della nazione significa non aver capito cosa facciamo".

Lo scontro si fa quindi più duro e la seduta della commissione sul Milleproroghe viene sconvocata. "Stigmatizziamo in maniera netta il comportamento del senatore Balboni, tuttavia abbiamo deciso di restare al lavoro in commissione perché nel milleproroghe sono affrontati temi importanti che riguardano per esempio infermieri e medici", protesta Raffaella Paita, capogruppo di Azione/Italia Viva in Senato. A quel punto Malpezzi, capogruppo Pd al Senato, si rivolge al presidente del Senato Ignazio La Russa: "Ho visto La Russa, ci ha chiamato dopo il nostro comunicato in cui chiedevamo un suo intervento". Inevitabile, a questo punto, la marcia indietro di Balboni per tentare di salvare l'iter del provvedimento. "Ribadisco che non ho mai inteso accostare il Pd alla mafia - dice sperando di correre ai ripari - Ovviamente considero non censurabili le mie valutazioni espresse in Aula, giuste o sbagliate che possano apparire, su ogni e qualsiasi avvenimento".  "Nel corso delle ultime ore è cambiato qualcosa, per cui riteniamo che si possano riprendere i lavori di Commissione", certifica la dem Malpezzi. Scuse accettate, la seduta della commissione riprende. Ma le scorie restano: "