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Il sintomo che può essere un primo segnale della malattia di Parkinson

In tutto il mondo oltre dieci milioni di persone soffrono della malattia di Parkinson. Si tratta di una patologia neurodegenerativa, a lenta ma progressiva evoluzione, che coinvolge in via principale alcune funzioni come il controllo dei movimenti e dell'equilibrio. Dato che fa parte di un gruppo di malattie classificate come «disordini del movimento», si tende a identificarla dai sintomi più significativi legati appunto alla progressiva perdita di funzioni motorie e da disturbi come tremori delle mani, rigidità muscolare e appunto problemi di equilibrio. Eppure uno studio appena pubblicato su Applied Sciences spiega ora che fra i primissimi segnali dell’insorgenza potrebbero esserci cambiamenti del linguaggio.

L’indagine, firmata dalla Kaunas University of Technology, muove in realtà da precedenti studi su altri disturbi della funzione motoria che avevano scoperto come una proprietà linguistica alterata si verificasse spesso prima che comparissero ulteriori sintomi, quelli maggiormente caratterizzanti le diverse patologie. Per il Parkinson non c’è una cura ma ovviamente diagnosticarlo per tempo può aiutare a contenere le problematiche neurologiche attraverso diverse terapie. Le cause, d’altronde, non sono del tutto chiare. Per quanto gli esperti convergano nell’indicare ragioni sia genetiche che legate a fattori tossici di esposizione, ad esempio per certi impieghi.

L'aspetto interessante dello studio è che ha sfruttato sistemi di intelligenza artificiale per analizzare i modelli linguistici delle persone, ovviamente volontari di lingua lituana. In particolare, i partecipanti sono entrati in una cabina insonorizzata dove un microfono ha registrato il discorso di persone con e senza Parkinson. L'algoritmo ha ascoltato il discorso e ha in qualche maniera «imparato» a eseguire l'elaborazione del discorso. Il risultato è che le persone con malattia di Parkinson allo stadio iniziale tendono a parlare più lentamente e in modo monotono, più frammentato. Il cambiamento può essere inizialmente sottile e difficile da rilevare con l'orecchio umano, per questo occorre l’aiuto di un’intelligenza artificiale. Mano a mano che la malattia progredisce il linguaggio del paziente diventa infatti più compromesso con balbuzie più evidenti, pronuncia confusa delle parole e perdita di pause tra di esse.

Il gruppo di ricerca dell’ateneo di Kaunas ha appunto sviluppato un sistema per rilevare i cambiamenti in anticipo, anche se l’ottimismo deve attendere: secondo gli esperti è troppo presto per sostituire i test diagnostici di routine con il loro sistema, almeno su larga scala. «Non stiamo creando un sostituto per un esame di routine del paziente: il nostro metodo è progettato per facilitare la diagnosi precoce della malattia e per monitorare l'efficacia del trattamento» spiega Rytis Maskeliūnas, ricercatore della Kaunas University of Technology. L’algoritmo non richiede capacità di calcolo particolare e potrebbe a breve essere integrato in un’applicazione a disposizione degli specialisti.

Il prossimo passo che gli autori dello studio stanno compiendo è chiaramente ampliare la scala dell’indagine, coinvolgendo sempre più pazienti ai loro esperimenti. Con più dati, l'algoritmo continuerà ad apprendere diversi modelli di linguaggio umano e a rilevare i segni del Parkinson ancora prima. Un'altra considerazione che stanno valutando è appunto capire se l'algoritmo funzionerebbe in tempo reale nello studio di un medico o a casa di un paziente invece che in un laboratorio.

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