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IL SONDAGGIO – Rebellin, Baranzate, Cesate, Rovello: quanto sono sicure le nostre strade?

La morte di Davide Rebellin, investito mentre si allenava in sella a una bicicletta. Quella di Michele Scarponi, che tanta commozione aveva generato negli sportivi di tutto il mondo. Ma anche le vittime senza “nome”, almeno a livello sportivo. Come l’anziano investito e ucciso in Varesina a Baranzate pochi giorni fa o il ragazzo finito, sempre in bicicletta, sotto un tram a Milano. Si parla di mobilità dolce, di necessità di rallentare, di attenzione all’ambiente. Quell’attenzione che però troppo spesso manca per chi sceglie di spostarsi in bici, per necessità o per diletto. Alcuni comuni, come Cesate, hanno da tempo adottato la segnaletica stradale “bike friendly”, ricordando il necessario distanziamento tra le auto e le due ruote a pedali. Ma le infrastrutture sembrano non bastare, visto la lunga teoria di morti in bicicletta.

Biciclette e sicurezza sulle strade, D’Ambros: “Rischiamo la vita”

Ed è in occasione delle tragedie, come quella di Davide Rebellin, che ci si interroga su quanto si faccia sulle strade per tutelare biciclette e pedoni. Il ciclismo giovanile di base, inteso come attività sportiva, da anni affronta una crisi di adesioni e nuovi atleti. Genitori preoccupati per la sicurezza dei figli, condizione spesso dissestata delle strade, dossi e rialzamenti, ciclabili occupate da auto in sosta: tutto sembra concorrere al confinamento in box delle biciclette.
Anche uno sportivo di primo livello come Gianluca D’Ambros di Rovello Porro, ciclista di fondo ai vertici Acsi di mountain bike, prende posizione a nome di chi alla pedivella non vuole rinunciare. Nonostante tutto. “Al giorno d’oggi è diventato difficile allenarsi o avere la passione su strada. Troppa gente che guida con il telefonino in mano e automobilisti distratti. Ti sfiorano sistematicamente, nelle rotatorie non danno la precedenza perché sono “più grossi”. A volte chi è al volante può aver ragione nel lamentare che noi ciclisti viaggiamo in coppia, ma non si ha più ne pazienza ne rispetto. E si rischia la vita!”.

QUANTO SONO SICURE LE NOSTRE STRADE? 


 

Redazione web

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