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"Impegnare la Regione a incentivare la contrattazione di secondo livello"

Sindacato

Alberto Monticco della Cisl Fvg: “Friuli Venezia Giulia, terreno fertile per una sperimentazione”

"Se il contratto collettivo nazionale di lavoro costituisce il perimetro di tutele normative valido su tutto il territorio nazionale, è attraverso la contrattazione cosiddetta di secondo livello, ovvero svolta all’interno dei luoghi di lavoro specifici o sul territorio, che si giocano poste importanti legate, ad esempio, ai premi di produttività o ai recuperi della stessa, o, ancora, le misure di welfare integrativo". Questa è la premessa al discorso della Cisl Fvg alla vigilia del faccia a faccia tra Luigi Sbarra, numero uno dell’Organizzazione e il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. La pratica della contrattazione di secondo livello, però, è ancora poco diffusa soprattutto per le micro dimensioni della maggior parte delle aziende italiane (oltre il 90% delle imprese sono sotto i 10 se non sotto i 5 dipendenti) tanto che viene stimato che solo il 20% dei lavoratori sia coperto dal secondo livello.

La proposta

Ecco allora che la Cisl Fvg lancia la sua proposta: impegnare la Regione nell’ambito della contrattazione, con provvedimenti che vadano a incentivare proprio il secondo livello, oltre alla bilateralità, fiore all’occhiello del Friuli Venezia Giulia, e il welfare. “Rispetto al mercato del lavoro e alle sfide connesse la contrattazione rivestirà da qui in avanti un ruolo fondamentale non solo per gestire e superare i periodi di crisi, ma soprattutto per rafforzare l’occupazione e il benessere e la soddisfazione dei lavoratori", spiega il segretario generale della Cisl Fvg, Alberto Monticco. Per lui, dunque, non è sufficiente insistere sulla puntualità dei rinnovi contrattuali per mantenere inalterato il recupero del potere di acquisto, "ma bisognerà insistere sull'espansione della contrattazione di secondo livello ipotizzando anche ulteriori livelli contrattuali di area o di filiera che vadano però a integrare e migliorare il sistema esistente e non a peggiorarlo. È con la contrattazione che si possono e si devono affrontare le problematiche inerenti le flessibilità, e non solo la questione della settimana corta, e il salario”.

In Friuli Venezia Giulia

Quanto alla Regione, indipendentemente da chi la governerà dal 4 aprile, la Cisl Fvg vede il Friuli Venezia Giulia un terreno fertile per sperimentare l’impegno dell’amministrazione regionale nella contrattazione, a beneficio del secondo livello. A indicare il contesto favorevole è il Barometro curato dalla Cisl nazionale e che prende a esame, per ogni regione, alcuni parametri (indici di domino: lavoro, coesione sociale, istruzione) mettendoli in relazione tra loro. Prendendo come valore base 100, infatti, la nostra regione si pone a quota 101.2, in linea con le regioni del centro Nord, con tutti gli indici che, dopo gli anni della pandemia, sono tornati ai livelli pre-Covid ed, in alcuni casi, registrando performance migliori, come nel caso del tasso di occupazione o quello relativo ai disoccupati di lunga durata. “Certo su molte cose si deve ancora lavorare: penso ad esempio al sempre troppo alto tasso di part time involontari o all’incidenza del lavoro precario che purtroppo resta una costante, o, ancora, al differenziale di occupazione tra uomini e donne, senza contare il gap salariale, su cui la Cisl Fvg ha avviato un progetto. Tuttavia se consideriamo il quadro complessivo e la capacità della regione di fare concertazione, mettendo assieme parti sociali e istituzioni, immaginare un ruolo della regione nella contrattazione diventa un passaggio naturale”, sottolinea Monticco. Così come, conclude la nota della Cisl Fvg, favorire la partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici alla vita dell’impresa, che significa diritto di compartecipare ai risultati dell’impresa, ma anche di concorrere e collaborare agli indirizzi e alla gestione delle proprie aziende, al rilancio degli investimenti opponendosi alle delocalizzazioni, esercitando quelle flessibilità che nei momenti di crisi aiutano a proteggere l’occupazione e che nei momenti di crescita operano una buona distribuzione della ricchezza.

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