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In Italia, quasi due milioni di adolescenti dipendenti da cibo, social e videogiochi

Dipendenze fra i giovani: cibo, videogame, social media e – in parallelo – isolamento sociale. Sono oltre un milione e 150mila gli adolescenti italiani che soffrono di un disturbo del primo tipo, quasi 500mila hanno un rapporto patologico coi videogiochi e 100mila con Instagram, TikTok e compagnia social. L’hikikomori, il fenomeno che riguarda chi sceglie di isolarsi in modo pressoché totale dalla vita sociale, riguarda invece l’1,8% degli studenti medi e l’1,6% di quelli delle superiori.

Un quadro micidiale che emerge dallo studio Dipendenze comportamentali nella Generazione Z, frutto di un accordo tra il Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri e il Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità, presentato il 28 marzo. Nel lavoro, realizzato con Explora Ricerca e analisi statistica, sono stati intervistati oltre 8.700 studenti fra gli 11 e i 17 anni, 3.600 delle secondarie di primo grado e 5.100 delle secondarie di secondo grado su tutto il territorio, in modo da ottenere un campione rappresentativo della popolazione per quelle fasce d’età. Sono stati raccolti anche 1.044 questionari compilati dai genitori.

L’attenzione si è concentrata anche sulle caratteristiche dei ragazzi con un profilo di rischio (tratti di personalità, dimensione relazionale, contesto famigliare, scolastico e sociale e qualità del sonno) e comportamenti legati al rapporto con internet come sfide social (social challenges), doxing (cioè diffondere online con fini spesso diffamatori o ingiuriosi contenuti su altre persone), sexting e morphing. Infine un focus di interesse è stato lo studio delle competenze e delle consapevolezze genitoriali e il confronto tra i profili emotivi e comportamentali autodichiarati dai ragazzi con quelli riportati dai genitori. Vediamo nel dettaglio i numeri che sono emersi. 

Social media: ansia e impulsività

Per quanto riguarda i social media, il 2,5% del campione presenta caratteristiche compatibili con la presenza di una dipendenza (circa 99.600 studenti), percentuale che nel genere femminile raggiunge il 3,1% nelle studentesse di 11-13 anni e sale al 5,1% nelle studentesse di 14-17 anni. Gli studenti a rischio nella popolazione 11-13 anni hanno 10,1 volte in più di probabilità di sviluppare un’ansia sociale grave o molto grave e 5,5 volte in più di presentare un carattere di alta impulsività.

Internet gaming disorder: coinvolti oltre 480mila ragazze e ragazzi

Il rischio di disturbo da uso di videogiochi, o sarebbe meglio dire abuso, vede coinvolto il 12% degli studenti (circa 480mila studenti italiani). Il genere maschile è più colpito, con la percentuale che arriva al 18% negli studenti maschi delle secondarie di primo grado e scende al 13,8% negli studenti delle superiori (contro il 10,8% nelle scuole medie e il 5,5% nelle scuole superiori per le femmine). Rispetto all’età, la percentuale di rischio maggiore si rileva nelle scuole medie con il 14,3% dei ragazzi a rischio, mentre il dato scende al 10,2% alle superiori. I fattori associati a questo comportamento sono la depressione moderatamente grave o grave, con un rischio di 5,54 volte maggiore nei ragazzi di 11-13 anni e 3,49 nei ragazzi 14-17 anni e un’ansia sociale grave o molto grave, con un rischio di 3,65 volte maggiore rispetto alla media nei ragazzi di 11-13 anni e 5,80 nei ragazzi 14-17 anni.

La dipendenza da cibo: il 9,3% di chi è toccato rischia molto

Il rischio di food addiction è decisamente il più diffuso, almeno in termini numerici. Coinvolge , di cui più di 750mila sono femmine (271.773 delle scuole medie e 485.413 delle superiori). Il 13,1% (circa 523mila studenti) presenta un rischio lieve, il 6,4% (circa 256mila studenti) un rischio moderato e il 9,3% (più di 373mila studenti) presenta un rischio grave. Le ragazze e i ragazzi che presentano un rischio di food addiction grave nel campione 11-13 anni hanno 11,62 volte in più la probabilità di sviluppare una depressione moderatamente grave o grave, 6,55 volte di presentare una depressione moderata, 4,43 volte di presentare ansia moderata e 2,39 volte di avere depressione lieve.

Tendenza all’isolamento: i dati iniziano a essere più solidi

Anche in questo caso, ma senza sorprese per chi segue il tema da anni, i numeri sono elevati considerando la gravità della condizione di hikikomori: gli studenti di 11-13 anni che hanno indicato di essersi isolati tutti i giorni negli ultimi 6 mesi sono stati l’1,8% (circa 30.175 studenti delle scuole medie), mentre la percentuale degli studenti 14-17 anni è del 1,6% (circa 35.792 studenti delle scuole superiori). Sono numeri piuttosto in linea con i risultati di una recente indagine dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di cui avevamo parlato. Segno che le nostre conoscenze statistiche sul fenomeno cominciano a farsi più solide. Rispetto al genere, la prevalenza più alta si ritrova nelle femmine che tendono a isolarsi nella loro camera senza uscire di casa nell’1,9% nel caso delle studentesse delle scuole medie fino a salire al 2,4% dei casi delle studentesse delle scuole superiori. Il dato allarma per la precocità del fenomeno e l’età più critica risulta essere i 13 anni.

Focus genitori: i ragazzi non ci parlano

A queste ragazze e a questi ragazzi manca un riferimento. Gli studenti di 11-13 anni con un rischio di dipendenza da social media dichiarano infatti una difficoltà comunicativa con i genitori in una percentuale elevatissima, il 75,9% dei casi (questa percentuale scende al 40,5% in chi non presenta il rischio). Quelli che presentano un rischio di dipendenza dai videogame nel 58,6% (contro il 38,3% di chi non lo presenta) e quelli che presentano una dipendenza da cibo grave nel 68,5% (contro il 34,4% di chi non ha nessuna problematica di questo tipo). Infine, questa difficoltà di comunicazione con i genitori è dichiarata dal 72,1% dei ragazzi delle scuole medie che presentano una tendenza rischiosa al ritiro sociale (contro il 40,8% di chi non presenta questa tendenza): questa percentuale sale al 77,7% nei ragazzi delle scuole superiori con lo stesso disagio (vs 50,3% dei coetanei che non presentano questo rischio).

La controprova sta sempre nei numeri. Per esempio, tra i genitori che dichiarano di «non osservare problematiche nei figli legate all’uso rischioso dei videogiochi» figura invece l’8,6% che presenta un figlio con rischio di gaming addiction, del quale evidentemente il genitore rispondente non si accorge. Addirittura, nei genitori che dichiarano che il loro figlio «non gioca con i videogiochi» si riscontra il 3,7% di casi di figli che presentano un rischio di questo genere. Stesso schema negli altri casi, anche con percentuali più significative: tra i genitori che dichiarano di «non osservare comportamenti di assunzione incontrollata di cibi poco salutari nei loro figlio» si ritrova quasi un 20% di ragazzi con un disturbo di food addiction (9,1% lieve; 5,5% moderata; 5,2% grave). Paradossalmente, tra i genitori che dichiarano di «osservare problemi di gaming addiction nel figlio» salta invece fuori una sovrastima del problema in quanto seppure lo screening non ha riportato presenza di rischio nei figli il 75,9% dei genitori indica una preoccupazione per la dipendenza del figlio. Allo stesso modo anche tra i genitori che dichiarano «assunzione incontrollata di cibi non salutari» da parte dei figli, il 55,8% dei ragazzi non sembra presentare nessun rischio, indicando dunque una valutazione del tutto errata da parte dei genitori.

Focus cannabis

Alla domanda «Hai mai fumato cannabis?» gli studenti delle superiori hanno risposto positivamente per il 22,3%. Non ci sono differenze sostanziali tra maschi e femmine mentre si riscontrano percentuali più alte di ragazzi che presentano rischio nella dipendenza da cibo, in quella da social media e nell’isolamento sociale, rispetto ai compagni che non hanno mai fumato cannabis. Chi ha detto di averla fumata presenta in percentuale maggiore comportamenti di doxing (la pratica di cercare e diffondere pubblicamente online informazioni personali e private con intento malevolo) sia praticato che subìto, di sexting sia inviato che ricevuto, di attività di morphing e di social challenge. Inoltre, dice l’indagine, tra i ragazzi che hanno fumato cannabis c’è una percentuale maggiore di fumatori, consumatori di alcol, di episodi di ubriacature nell’ultimo mese e di consumo di altre sostanze d’abuso e ansiolitici.

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