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Intel, la prima sfida del nuovo governo: "Un investimento da 4,5 miliardi da non farsi sfuggire"

Ghiotta occasione

Il presidente di Federmeccanica Federico Visentin lancia un appello al nuovo governo: "Un'opportunità da effetto domino". Sul piatto 5mila posti di lavoro

L’Intel ha scelto l’Italia per il suo nuovo stabilimento di chip e semiconduttori. La “bomba” svelata nei giorni scorsi dalla Reuters e rilanciata dai principali quotidiani italiani è più di un’ipotesi, né confermata e né smentita, quanto un’opportunità che il nostro Paese non può lasciarsi scappare. I dettagli rivelati dalle fonti dell’agenzia britannica non sono molti ma danno l’idea della portata dell’investimento: il colosso statunitense ha deciso di collocare diversi impianti nell’Unione europea, con un piano che prevede siti in Germania, in Francia e anche in Italia. L’investimento iniziale dovrebbe aggirarsi intorno ai 4,5 miliardi di dollari, con il nuovo stabilimento che dovrebbe garantire circa 5mila posti di lavoro, 1.500 diretti e 3.500 di indotto, con l’inizio delle attività che dovrebbe avvenire tra il 2025 e il 2027. 

La crisi dei chip e il piano Intel in Europa

La location individuata dal colosso del microchip nella rosa delle possibilità offerte dal territorio nostrano dovrebbe essere Vigasio, in provincia di Verona, scelta per i suoi ottimi collegamenti con Magdeburgo, in Germania, dove sorgeranno altri due stabilimenti Intel. Il condizionale, oltre che per numeri e date, rimane d’obbligo anche per la zona visto che, oltre al Veneto, anche il Piemonte sarebbe in corsa per aggiudicarsi la fabbrica Intel.

Che sia nel Veronese o in Sicilia, la possibilità che una multinazionale di questo calibro torni ad investire in Europa e nel nostro Paese non può andare perduta. Per capirne l’entità basta comprende il contesto: negli ultimi anni la presenza di componentistica elettronica all’interno di diversi prodotti è aumentata a dismisura, tanto che la carenza dei semiconduttori, con il rallentamento delle esportazioni dovuto alla pandemia di Covidm ha dato il via alla cosiddetta "crisi dei chip". Diversi settori, in primis quello delle automobili, sono rimasti letteralmente paralizzati per l’assenza di questi piccoli componenti: veicoli di nuova generazione, dotati di sistemi elettronici all’avanguardia, bloccati per la carenza di un piccolo fondamentale pezzo. Non a caso, proprio per interrompere la dipendenza dalla Cina, l’Intel ha pianificato la produzione in Europa. 

Un'occasione da non perdere

Quanto sarebbe importante un investimento del genere per l’Italia? Lo abbiamo chiesto a Federico Visentin, presidente di Federmeccanica: "Si hanno poche notizie, una cosa è certa, se dovesse realizzarsi porterebbe diversi aspetti positivi. Il fatto che la Intel decida di investire in Europa e anche in Italia è già di per sé una grande notizia, poi parliamo di un settore strategico in cui si può portare a casa un prodotto di cui c’è un gran bisogno. Una scelta fondamentale che risponde alla crisi dei chip e dei semiconduttori di cui ha sofferto soprattutto il mercato dell’auto".

La storia recente ci ha mostrato soprattutto aziende desiderose di scappare dall’Italia per dirigersi verso lidi più economici, per questo motivo l’interesse di Intel può essere la giusta inversione di tendenza: "Il fatto che una multinazionale come la Intel venga in Italia porterebbe giovamento alla competitività dell’intero Paese, che potrebbe tornare ad essere attrattivo per altri grandi gruppi. Sarebbe un risultato importante - ha sottolineato Visentin - l’Italia deve tornare ad essere attraente, e questo potrebbe creare una sorta di ‘effetto domino’ per altre realtà. Per questo motivo ci auguriamo che questa trattativa vada a buon fine". Infatti, i primi passi per accogliere la Intel sono stati fatti, ma sarà il nuovo governo a dover concludere l’affare: "Questo è l’ultimo miglio - ha spiegato il presidente di Federmeccanica - è il momento di spingere. Bisogna essere proattivi e la politica deve lavorare per concretizzare questa possibilità, un’opportunità che ha tutte le carte in regola per diventare una storia di successo".

Le condizioni e gli incentivi

Ma proprio per evitare il ripetersi di spiacevoli precedenti, con multinazionali che chiudono bottega lasciando centinaia di disoccupati, sarà importante l’accordo stipulato con la multinazionale, un dettaglio non di poco conto, come ha sottolineato Visentin a Today.it: "Le condizioni di accoglienza in favore dell’azienda devono essere ben pesate e calibrate, devono esserci le basi per garantire che l’investimento rimanga sul territorio. Senza alcun tipo di condizionamento rischiamo di trovarci in situazioni scomode come quella dell’Ilva. Non possiamo neanche aspettarci che le multinazionali restino per sempre, ma se godono di condizioni di favore è normale che debbano accettare delle condizioni nella logica dell’interesse comune. L’accoglienza deve proseguire senza brutte sorprese, serve un approccio di squadra tra istituzioni e aziende, che altrimenti arrivano e poi se ne vanno. È necessario fare impresa e creare posti di lavoro, è la chiave per creare un circuito virtuoso che porti benefici economici a tutto il Paese. Mi auspico - ha concluso Visentin - che i tempi siano breve e non costringano Intel ad andare altrove, con la speranza che questa trattativa venga gestita con la necessaria competenza dal nuovo governo, dando un prodotto di lavoro, che non comporti soltanto l’assemblaggio ma anche la parte di ricerca e sviluppo".

Cosa farà il nuovo stabilimento?

In attesa di ulteriori dettagli, rimane da chiarire anche quale attività verrà svolta nell’ipotetico stabilimento italiano. Un nodo cruciale che abbiamo affrontato con Nicola Panarella, Segretario generale della Fim Cisl Veneto: "L’investimento descritto dai giornali è importante ma non abbiamo ancora capito la tipologia di produzione. Si parla chiaramente di packaging e di semiconduttori, ma non è chiaro se ci sarà una vera e propria attività produttiva o i lavoratori italiani si limiteranno alla fase di imballaggio. La maggior parte della produzione avverrà in Germania, ma resta da capire da noi arriverà il prodotto finito o meno".

Una differenza non da poco, come confermato dal sindacalista: "Il tipo di attività sarà determinante anche per il numero di posti di lavoro, per questo motivo sui numeri preferisco mantenermi cauto. Se ci sarà soltanto un lavoro di logistica è ovvio che la richiesta di personale sarebbe minore in confronto a quella di uno stabilimento che aggiunge qualcosa al componente che arriva dalla fabbrica tedesca". "L’obiettivo di Intel è chiaro - ha proseguito Panarella - ed è quello di svincolarsi dall’estremo oriente per quanto riguarda il settore della componentistica elettronica, per questo motivo un investimento in Europa e ovviamente in Italia, è comunque una notizia positiva, ma saranno importanti il confronto con il governo e le condizioni dell’Europa".

Vigasio "favorita" come location

Come accennato ad inizio articolo, il luogo indicato per ospitare il nuovo stabilimento Intel sarebbe Vigasio, una località con quasi 10mila abitanti in provincia di Verona, che sarebbe pronta ad accogliere la multinazionale, come rivelato a Today.it dal sindaco Eddi Tosi: "La location non è ancora stata scelta ufficialmente, ma parliamo di un’opportunità il cui interesse va ben oltre quello comunale. Ho appreso la notizia dalla stampa e ritengo che al momento si tratti di un’azione del ministero in cui non siamo ancora stati coinvolti". La zona di Vigasio, già popolata da altri stabilimenti di aziende nazionali e internazionali, avrebbe anche gli spazi necessari per dare alloggio al sito della multinazionale statunitense: "Al livello di pianificazione urbanistica - ha spiegato il primo cittadino di Vigasio - abbiamo già delle zone destinate alla logistica. Inoltre, il nostro territorio è pianeggiante, privo di particolari colture e con una discreta viabilità, motivo per cui sono tantissime le zone che potrebbero andare bene".

Se Vigasio non dovesse essere più una destinazione gradita restano in piedi le località in Piemonte, Lombardia, Puglia e Sicilia, dove esiste ancora tutto l'indotto STMicroelectronic. Se tutto dovesse andare per il verso giusto l’impianto dovrebbe essere operativo tra il 2025 e il 2027, ma prima di avere qualche notizia ufficiale sarà necessario aspettare ancora un po’. La trattativa rivelata dalla Reuters è stata avviata dal governo uscente, tanto che molti quotidiani l’hanno descritta come il regalo d’addio di Mario Draghi: adesso toccherà al prossimo esecutivo portare a compimento l’approdo nello Stivale del colosso del microchip. Un’opportunità da non perdere per un Paese che ha un estremo bisogno di ripartire.