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Io, Stefano e la sclerosi multipla: una parentesi di bellezza

Qualche settimana fa scrivevo di turismo inaccessibile e delle eccezioni virtuose che ancora troppo di rado si trovano. A scombinare le carte della disillusione è arrivata proprio una lettrice di questa rubrica, Paola. A lei, e al suo suggerimento, dobbiamo la sorpresa che sto per raccontare.

Arriviamo in questo villaggio turistico sui lidi Estensi dopo un'estate sfiancante e dopo che di metterci a cercare qualcosa  non ne avevamo proprio voglia. Arriviamo in questo villaggio, una domenica pomeriggio, e ad aprirci la sbarra arriva Luca, il ragazzo della reception. Operativo, efficiente, e sfrecciante sulla sua carrozzina elettrica. Il personale di front office con disabilità? Già ci si è aperto il cuore. Tanto che dalla consegna delle chiavi al fare amicizia il passo è stato brevissimo. 

Uno potrebbe pensare a un'accoglienza di facciata: niente di tutto ciò. Con le chiavi in mano arriviamo nel nostro bungalow sotto un'immensa pineta. Tutto accessibile e godibile, un bagno come dio comanda, una doccia finalmente che non ci costringe ad acrobazie. Subito lì vicino la spiaggia, accessibile fino all'ultimo centimetro di passerella modulabile, sedie job e carrozzine da sabbia a volontà. Nei dieci giorni di vacanza abbiamo sperimentato in ogni luogo che quella cosa strana lì, quella cosa "tanto difficile da realizzare e ci dispiace molto", cioè il turismo veramente accessibile, è possibile. Lo è in un modo gioioso, non penitenziale, in un perfetto amalgama tra disabilità diversissime, famiglie e giovani. Complice della perfetta riuscita è il consorzio Village for all, che con il presidente Roberto Vitali e il suo staff va in giro a certificare le strutture veramente accessibili: l'esperimento del consorzio è partito tanti anni fa proprio qui.

La mia disabilità è andata molto avanti negli ultimi anni, così come la fatica di Stefano nel gestirmi in vacanza. Ma per la prima volta dopo secoli ho sentito dire a Stefano (che pure si è spezzato la schiena senza le assistenti, la disabilità non va mai in vacanza) "che gran peccato andarcene". Miracolo, visto che di mare si trattava, e che Stefano non ne è esattamente un patito. 

Me lo ricorderò, Stefano così rilassato, così come ricorderò i volti delle tante persone autonome e felici, da sole e spedite oppure in comitiva, i gruppi sotto l'ombrellone ognuno con la sua disabilità, l'atleta in carrozzina superleggera e motorino elettrico che con una mano guida, con l'altra porta al guinzaglio i cani. Ho capito ancora una volta e ancora di più che per quanto dura sia la disabilità, è il contesto che te la rende più o meno grave o vivibile: e quanta strada da fare ancora, invece, nelle nostre città inaccessibili, tutto il resto dell'anno che viviamo.

Mi ricorderò di questa 'benzina' per ricaricarmi. Una vera parentesi di bellezza, in vista della quotidianità tosta e dell'inverno senza sconti che ci attende. 

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