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Iran, la prima esecuzione per le manifestazioni e le 11 che potrebbero venire

Sono almeno 11 le persone in attesa di esecuzione in Iran. Sono manifestanti arrestati durante le proteste partite lo scorso settembre dopo la morte di Mahsa Amini. Toccherà loro la stessa sorte di Mohsen Shekari la cui esecuzione, per impiccagione, è avvenuta ieri. Il 23enne è stato condannato per «inimicizia contro Dio».

Le condanne a morte sarebbero già state firmate secondo le due maggiori ong che monitorano la situazione dei diritti umani nel Paese, Hrana e Iran Rights Watch. Sarebbero state comminate in due processi il 30 novembre e il 5 dicembre. I nomi tendono a rimanere nascosti secondo Amnesty International perché non abbiano contatti con le famiglie e poter avere una difesa equa.

Tre dei condannati sarebbero minorenni. Sono dei diciassettenni arrestati a Karaj per avere ucciso, in una rissa il 12 novembre, un rappresentante della milizia paramilitare Ruhollah Ajamian, definito martire nei comunicati della magistratura. Dei sei condannati il 30 novembre ci sono due nomi sono certi: Mohammad Ghobadlu, per aver investito un’auto della polizia, e Sahand Nour Mohammadzadeh, accusato di aver dato fuoco a un edificio pubblico.

Le associazioni internazionali parlano di confessioni estorte e torna più volte l'accusa di inimicizia contro Dio. I processi sono lampo, meno di un mese. Sarebbe stata invece smentita la condanna a morte dell’allenatrice di pallavolo e madre di tre figli Fahimeh Karimi. Era la compagna di cella, nel carcere di Evin, a Teheran, dell’italiana Alessia Piperno.

La condanna è arrivata immediata da gran parte del mondo. Per l'Italia Giorgia Meloni: «Il governo italiano è indignato di fronte alla condanna a morte di Moshen Shekari, giovane che si era unito alle manifestazioni per la libertà in Iran. Questa inaccettabile repressione da parte delle autorità iraniane non può lasciare indifferente la comunità internazionale, e non potrà fermare la richiesta di vita e libertà che viene dalle donne e dai giovani iraniani».

Nonostante la repressione e le condanne a morte le proteste stanno andando avanti in tutte le province del paese. I dati non sono ufficiali, ma ci sarebbero stati circa 18 mila arresti e oltre 450 morti. Durante le manifestazioni le forze di sicurezza iraniane stanno colpendo in particolare le donne. Secondo quanto riporta il Guardian che ha intervistato medici iraniani, le donne arrivavano con ferite diverse rispetto agli uomini. Gli uomini sono colpiti alle gambe, alle natiche e alla schiena. Le donne al volto, dunque anche agli occhi, al seno e ai genitali spesso con colpi a distanza ravvicinata capaci di provocare danni permanenti.

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