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Karma Clima, il lirico album ambientalista dei Marlene Kuntz

I Marlene Kuntz durante la realizzazione di "Karma Clima", registrato in maniera itinerante nelle Valli del Piemonte.

Lo scorso 30 settembre è uscito “Karma Clima”, il nuovo graffiante album dei Marlene Kuntz, la storica rock band di Fossano (CN). La band è capitanata da Cristiano Godano, chitarra e voce, con Riccardo Tesio alle chitarre, Luca “Lagash” Saporiti al basso. Ancora, Davide Arneodo polistrumentista e Sergio Carnevale alla batteria e percussioni.

“Karma Clima”, prodotto da Taketo Gohara, nasce da un progetto colto. Si tratta di un concept album a tematica ambientalista per nulla scontata in questi tempi in cui in Italia nelle Marche un’ondata di fango anomala miete vittime. E no, i Marlene non dicono che andrà tutto bene. Il sound è nel perfetto stile marlenico nel segno del rock noise, addolcito da testi d’una tiratura poetica elevata. D’altro canto Cristiano Godano è noto per il suo sconfinare nella poesia nell’accezione pura del termine e qui vi si perde pienamente.

Karma Clima dei dei Marlene Kuntz: Instilla il presagio di una catastrofe annunciata

Lo stile è cupo. Dal primo all’ultimo brano si instilla il presagio di una catastrofe annunciata di cui non si sono voluti cogliere i segni volti ad arginarla. Ritorna al corpo il brivido dell’ultimo tsunami, quello a Fukushima, l’11 marzo del 2011 a seguito di un incidente nella centrale nucleare, sulla costa est del Giappone, dove l’oceano ha inghiottito senza ritorno innumerevoli vittime per poi ritirarsi dopo aver esploso la propria rabbia. Che poi l’Uomo persiste nell’essere incauto rispetto all’ambiente.

Karma Clima: Nel brano Laica preghiera, ospite Elisa

Il brano che ha anticipato l’intero album si intitola “La Fuga”, in merito al quale Cristiano Godano dichiara “la visione che insieme al testo sottende, si sviluppa dal desiderio sfiancato ed irrazionale di fuga dal mondo, per approdare a un non-luogo dal sapore primordiale, introspettivo, quasi sciamanico, tra la vita e la morte”. Un altro brano portante è “Vita su Marte”, profondamente caustico. Come non citare poi “Laica preghiera” che commuove sino alle lacrime, dove incontriamo un’ospite d’eccezione, ovvero la straordinaria Elisa con la sua voce dall’impostazione perfetta che al contempo sa far vibrare l’anima.

Citiamo i sentiti versi da lei interpretati “Qui su queste alture/C’è il regno della transizione/E scorgere un altrove/Ti allontana dalle brutture/ma tanta è l’afflizione/Che devi raccontare/E come se fossi qua/Parlerai con gli Dei”.  A nostro giudizio – la canzone che suscita maggior impatto è quella che chiude l’intero lavoro. Parliamo de “L’aria era l’anima”, in cui tramite un escamotage letterario ci si immagina in un futuro in cui il livello dei mari è aumentato, inglobando in sé alberi, vite e persone. Come cantano un coro di voci bianche “Nonno, cosa fai? Perché non parli più?/Sembri malinconico/Come mai?/Perché guardi lassù’/Non si può andare là/C’è l’acqua e non puoi andare là!” 

Ma la peculiarità di questo concept album ambientalista risiede nell’esser stato realizzato nella piena immersione nella natura. In un trittico di residenze artistiche nelle valli di Cuneo, caratterizzate da un laboratorio musicale ed uno studio di registrazione itinerante. Tra queste citiamo Ostana, inserita nell’elenco dei borghi più belli d’Italia, creato dalla Consulta del Turismo dell’Associazione dei Comuni Italiani.

A sei anni dal loro ultimo album, “Lunga Attesa” ed a due dal disco solista di Godano, “Mi ero perso il cuore”, i Marlene Kuntz sono dunque tornati con un’opera forte. Drammaticamente bella, il cui messaggio, in questa società in palese consunzione, speriamo arrivi.

Chiaramente è un album per palati raffinati. Ma complimenti ai Marlene, che come sempre si distinguono in sensibilità e talento. Romina De Simone