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L’abbraccio di Putin a Xi Jinping, ma la pace resta lontana

Dopo quasi quattro ore e mezza di colloqui, il presidente russo Vladimir Putin ha accompagnato Xi Jinping fuori dal Cremlino fino alla sua auto. Il primo giorno della missione del leader cinese a Mosca, la prima all’estero dopo la sua rielezione per il terzo mandato, si è conclusa così. Per una «partnership senza limiti», come l’hanno descritta, pronta a entrare in una «nuova era». L’obiettivo è contrastare la «politica aggressiva» statunitense. Il piano cinese per la pace in Ucraina, a dispetto della professata disponibilità di Putin a «discuterne», sembra soltanto una nota a margine.

Dell’incontro di ieri è trapelato poco. I due si incontreranno di nuovo oggi. Putin ha detto che discuterà con Xi del piano in 12 punti per «risolvere la crisi acuta in Ucraina». È il famoso piano di «pace», promosso da Pechino il mese scorso per porre fine alla guerra, ma che non prevede specificamente che la Russia debba ritirarsi dall’Ucraina, cosa che Kyjiv chiede invece come precondizione per qualsiasi colloquio.

Nel documento si parla di un cessate il fuoco che apra la porta al dialogo, il no all’uso di armi nucleari e agli attacchi alle centrali atomiche e una tregua da far partire subito. Ma il documento oggi sembra più un tentativo di raggiungere una de-escalation rispetto a un vero piano di pace o a un’offerta di mediazione. Tanto che c’è chi dice che Pechino non cerchi la pace, ma soltanto di evitare la caduta di Vladimir Putin. Il piano condannava anche l’uso di «sanzioni unilaterali», viste come una velata critica agli alleati dell’Ucraina in Occidente.

Dagli Stati Uniti bocciano la pace cinese, sostenendo che un cessate il fuoco adesso favorirebbe i russi in difficoltà. E da Washington è arrivata l’esortazione a Xi Jinping di fare pressioni su Vladimir Putin affinché cessi i «crimini di guerra» compiuti dalla Russia in Ucraina. «Speriamo che il presidente Xi faccia pressioni sul presidente Putin affinché cessi di bombardare città, ospedali e scuole ucraine, per fermare i crimini di guerra e le atrocità e per ritirare le sue truppe», ha detto John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca. «Qualsiasi cessate il fuoco che non affronti la rimozione delle forze russe dall’Ucraina ratificherebbe effettivamente le conquiste illegali della Russia».

Volodymyr Zelensky avrebbe intenzione di vedere le carte in mano a Xi Jinping. Anche perché vuole conoscere la posizione di Pechino in merito alle rivendicazioni territoriali di Mosca. Ma secondo gli osservatori da parte di Mosca non ci sarebbe nessun ravvedimento, piuttosto soltanto una disponibilità di facciata ad analizzare il piano di «pace» cinese, sicuro che ad affossare l’iniziativa diplomatica di Pechino basterà la bocciatura dell’Occidente.

Il timore a Kyjiv però è che il sostegno della Cina alla Russia, attualmente circoscritto a tecnologia e commercio, possa diventare militare, includendo potenzialmente proiettili di artiglieria.

La Russia è una fonte di petrolio per l’enorme economia di Pechino, ed è vista come un partner per resistere agli Stati Uniti. La guerra, dall’altra parte, ha messo Mosca in una posizione di sottomissione. Pechino aumenta la sua influenza comprando petrolio a sconto e vendendo tecnologica. La Cina, dal canto suo, non ha mai condannato l’aggressione russa in Ucraina.

La visita di Xi a Mosca arriva tra l’altro pochi giorni dopo che la Corte penale internazionale  ha emesso un mandato di arresto nei confronti del presidente russo Putin per le accuse di crimini di guerra. Decisione tacciata da Pechino di «politicizzazione» e «doppi standard».

Oggi sono previsti i negoziati formali allargati ai funzionari di entrambi i Paesi che culmineranno con la sigla di «più di dieci documenti» e di una dichiarazione congiunta. Un accordo riguarderà la cooperazione economica fino al 2030. Di pace in Ucraina non si parlerà.