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[L'analisi] Ucraina e non solo. I partiti di maggioranza e di opposizione si preparano alla guerra delle mozioni in vista del Consiglio Ue

Il giorno dopo l’incontro tra i due imperatori ‘rossi’ (uno russo e uno cinese) a Mosca, che discettano sul futuro del (loro) Nuovo Ordine Mondiale (difficile che si avveri come desiderano ma tutto è possibile, in questo Mondo impazzito), nel Parlamento italiano si discute, in apparenza, una cosa molto più prosaica e minimale, di quelle che, in teoria, non dovrebbero accender gli animi. E, invece, nella politica italiana tutto è possibile, anche che la questione che ha visto al centro dei loro delicati discorsi Putin e Xi, e cioè l’Ucraina, l’evoluzione del conflitto e possibili piani di pace (come quello, assai fumoso, cinese, già respinto da Kiev come da Washington) o anche solo il perdurare – e come – della guerra precipiti in una discussione parlamentare all’apparenza oziosa, oltre che, politicamente, assai inutile, pleonastica. 

La Meloni si prepara al dibattito parlamentare

In ogni caso, come accade prima di ogni vertice europeo, il premier – in questo caso Giorgia Meloni - si accinge a presentarsi alle Camere per le consuete comunicazioni prima del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo. Oggi sarà al Senato, mercoledì alla Camera, e la formula consueta prevede, appunto, il voto su alcune risoluzioni dopo il dibattito che seguirà al suo intervento.

Dibattito in cui si attendono anche notizie fresche proprio sul sostegno militare all'Ucraina, dato che lunedì il Consiglio Ue degli Affari Esteri e Difesa ha dato il via libera a un nuovo – corposo e costoso - piano munizioni in favore dell'esercito di Kiev. Di mezzo, dunque, c’è ‘anche’ ma non solo l’Ucraina e come ogni volta che, in Italia, più che a Bruxelles, si discute di Ucraina nella maggioranza come nell’opposizione vanno in scena due forme di ‘recita’ assai diverse tra loro.

Sul lato maggioranza – data per scontata la risoluzione unitaria dei gruppi di centrodestra (Fdi, FI, Lega e Noi Moderati) - funziona così: gli sherpa dei partiti di governo si sentono e si vedono per stendere un testo unitario, dalle parti della Lega e di Forza Italia iniziano a farsi largo distinguo sulla strategia di sostegno a Kiev, in particolare sull’invio delle armi, ma alla fine la leadership di Giorgia Meloni - che ha fatto della fedeltà agli alleati della Nato una linea rossa non derogabile del suo governo - si impone, e per tramite del ministro ai Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, viene fuori una risoluzione che nulla concede alle perplessità.

I dubbi di Lega e FI, ma risoluzione comune

Da Fratelli d’Italia spiegano che le maggiori preoccupazioni questa volta si addensano dalle parti di Berlusconi. L’Huffington Post, che ha sentito dei dirigenti di Forza Italia apprende che “Berlusconi rimane convinto di quello che ha detto, delle provocazioni ucraine nel Donbass che hanno costretto Putin a reagire”, ma soprattutto che “ci sono tanti nei gruppi che quando parlano in libertà dicono di condividere quella tesi”. Ma se anche fosse stata questa la volta buona per un pur timido smarcamento dalla linea fin qui seguita, il dibattito interno a FI è molto timido, sul punto. Chiamata in ballo da un articolo, uscito su Repubblica, che la vuole a capo di una svolta governista all’interno del cerchio magico e, di fatto, della costituzione di una corrente interna al partito azzurro, la fidanzata del Cavaliere, Marta Fascina, ha fatto pubblicare una nota in cui smentisce la seconda eventualità ma sembra confermare la prima. “Nessuna corrente nel partito”, dice la compagna di Berlusconi, che poi avverte i suoi: “Forza Italia è sempre stata leale al governo Meloni di cui, al netto di qualche voce solitaria in cerca di visibilità, è componente essenziale e propositiva”.

Il messaggio è chiaro: nessuna polemica. “Berlusconi ha ricominciato a sentirsi con Meloni, in questi giorni è tutto contento, al compleanno di Salvini era in formissima” racconta chi frequenta Arcore all’Huffington. E dunque, pur essendo il leader azzurro il primo critico della linea di sostegno a Kiev senza se e senza ma, questa volta non verranno espressi dubbi in merito.

Così come rimane sottotraccia il possibile dissenso della Lega, soddisfatta di aver incassato un via libera di fatto alle proprie idee sull’immigrazione, dal restringimento dei requisiti per ottenere la protezione speciale alla politica sui respingimenti in quanto tale.

In Fratelli d’Italia vige un doppio binario. Quello della sicurezza sulla forza di Meloni di imporre senza troppe discussioni la propria linea, ma anche quello del progressivo sfarinamento sotterraneo del sostegno all’Ucraina, anche nel proprio elettorato. La premier ha fatto sapere che si aspetta una conferma piena al suo operato. Dare segnali di cedimento proprio nel giorno in cui i ministri europei sono impegnati a Bruxelles per un complicato negoziato sulla fornitura di armi a Kiev non era contemplato. E dunque in maggioranza va in scena l’ennesimo balbettio di distinguo che non si distinguono.

Opposizioni in ordine sparso sul tema armi

Dall’altra parte, quello delle opposizioni, va invece in onda un vero balletto in ordine sparso, sull’Ucraina. Sia al Senato che alla Camera, le tre opposizioni si divideranno con ogni probabilità nel voto che, in vista del Consiglio europeo, ha all'ordine del giorno ‘anche’ il sostegno a Kiev.

Se, infatti, come già detto, il centrodestra presenterà una risoluzione unitaria, dopo le comunicazioni della premier Meloni, in Aula, Pd, M5s e Terzo Polo presenteranno ciascuna un proprio documento di indirizzo e tutte diverse. Diverse, in particolare, sul punto essenziale: l'appoggio militare a Kiev, che i pentastellati escluderanno ancora una volta, in modo deciso, mentre Pd e Terzo Polo confermeranno.

Sarà gioco facile, dunque, per la presidente del Consiglio e il governo di centrodestra stigmatizzare la divisione delle minoranze. E a Giuseppe Conte l'occasione servirà a marcare la linea pacifista del suo Movimento e segnare la distanza dal Pd della neo-segretaria Elly Schlein, cui contende una grossa fetta di elettorato che, negli ultimi sondaggi, il Pd sta riguadagnando, specie sul fronte dei diritti civili (diritti all’adozione delle coppie gay) e sociali (salario minimo), con i 5S impegnati solo a rincorrere.

Scontate, dunque, le diverse posizioni delle opposizioni che saranno certificate da tre diversi documenti di indirizzo e che confermano quanto già affermato in passato da M5S, Pd e Terzo Polo. Dalla nascita del governo Meloni, del resto, fanno notare fonti dem, mai i diversi gruppi di minoranza hanno presentato risoluzioni congiunte.

I diversi testi delle risoluzioni di M5s e Pd

La risoluzione M5S ribadirà un no netto all'invio di armi a Kiev.  Non a caso, proprio ieri, sull'invio di armi all'Ucraina, Giuseppe Conte precisa: "abbiamo già dato e a questo punto chiediamo uno sforzo diplomatico: chiediamo al governo di assumersi responsabilità, non da soli ma nel quadro Ue. Ci deve essere qualcuno che imprime una svolta e vogliamo sia l'Italia". Lo stesso Conte ha poi aggiunto: "L'escalation militare ci preoccupa: ci trascinano in guerra" e "io auguro che il Pd possa, con il nuovo segretario, la scelta nella direzione che abbiamo già intrapreso" in Parlamento. Il che, però, come è ovvio, non sarà.

Certo nel testo del Pd, questa volta, qualche novità, pur se in controluce, si scorge. Sostegno all'Ucraina e al diritto di Kiev all'autodifesa, con la richiesta di intensificare l'impegno diplomatico dell'Europa per la pace è il succo del contenuto della risoluzione che oggi il Pd presenterà al Senato e poi alla Camera. In pratica, viene spiegato, viene ribadita la linea tenuta finora dal Pd, con l'accusa alla Russia per l'aggressione e la richiesta di continuare sul suo isolamento, anche alla luce dell'incriminazione di Putin da parte della Corte penale internazionale. Ma nel Pd non si esclude che possa esserci un voto per parti separate e, in quel caso, che possano esserci convergenze su alcune parti con altre forze di opposizione. Fra i punti della risoluzione, infatti, c’è anche la critica al governo per la gestione dell'immigrazione, un focus sul mancato rispetto dei diritti in Iran e la richiesta di un impegno dei Paesi dell'Ue a rispettare lo stato di diritto per ottenere i finanziamenti europei.

Insomma, nel testo del Pd, oltre a ribadire al contrario il sostegno su tutti i piani all'Ucraina, verrà però inserito un impegno per il governo Meloni su cui si spera possa convergere l’M5S, se ci sarà un voto per parti separate: quello di chiedere che gli organi comunitari Ue promuovano un'iniziativa diplomatica per la pace. Una linea sostenuta dalla Schlein fin dal suo esordio alla segreteria del Pd. Ma ad emergere sarà, ancora una volta, la frattura a sinistra. E già il centrodestra irride gli avversari: "Pd e Cinquestelle non saranno più alleati di fatto da dopodomani, quando in Parlamento, al netto delle passerelle arcobaleno, si discuterà della guerra in Ucraina e i due partiti esprimeranno posizioni totalmente diverse", dichiara Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo di FdI alla Camera.

Insomma, si muove a macchia di leopardo il nuovo dialogo tra le opposizioni innescato dalla segretaria del Pd, Elly Schlein. Tutti uniti sulla richiesta di chiarezza sulla dinamica della strage di Cutro: domani alla Camera ci sarà una conferenza stampa congiunta di Pd, M5S, Azione-Iv, Sinistra-Verdi e Più Europa. Alla ricerca di una sintesi sul salario minimo sul quale il Pd spinge per trovare una posizione unitaria a partire dai lavori in commissione. "Abbiamo votato anche le mozioni delle altre forze di opposizioni, seppur ci sono dei piccoli distinguo -dice Andrea Orlando- ci interessa far emergere il fatto che vogliamo lavorare per una proposta unitaria. Mi auguro che gli altri facciano lo stesso", così "la famosa quadra si trova''. Restano invece le distanze sull'Ucraina, con Giuseppe Conte che 'sfida' i nuovi vertici Pd ad assumere una posizione diversa dal passato. Tuttavia, a scorrere la bozza della risoluzione che il Pd presenterà domani al Senato, la linea dem non cambia. Nel testo su cui stanno lavorando i dem da una parte non si fa menzione alle armi ("Del resto non votiamo mica sull'invio di armi...", fa notare un senatore dem), dall'altra viene ribadito il sostegno a Kiev e al "suo diritto all'autodifesa" rinnovando la necessità dell'impegno Ue per la pace. Resta l'accusa alla Russia per l'aggressione e la richiesta di continuare sul suo isolamento vista anche la novità dell'incriminazione di Putin da parte della Corte penale internazionale di Aja.

Sui migranti le opposizioni invece si ritrovano

L'Ucraina, tuttavia, in un'altra sede parlamentare, tornerà oggi a unire le opposizioni su un terreno più congeniale, quello dell'accoglienza dei migranti. In Commissione Affari costituzionali della Camera, infatti, da oggi verranno votati i 23 emendamenti al decreto in favore dell'assistenza dei profughi ucraini. Qui si profila una riunificazione delle opposizioni su quelli depositati dal deputato Filiberto Zaratti (Avs). Il primo allarga l'assistenza ai minori ucraini non accompagnati anche a quelli provenienti da Siria e Turchia. Altri, invece, puntano ad abrogare le diverse norme del decreto sulle Ong. Ma se su questi ultimi è scontato il voto contrario del centrodestra, sull'emendamento in favore dei minori non accompagnati provenienti da Siria e Turchia risulta - secondo quanto viene raccontato in ambienti della maggioranza - più problematico votare contro. In ogni caso, le opposizioni – divise sull’Ucraina – proveranno a cercare l’unità sui migranti. Altro tema di cui si discuterà dentro il Consiglio Ue.

La posizione del governo sui principali dossier

Ovviamente, i temi del Consiglio Ue, infatti, non si esauriscono nel sostegno militare all’Ucraina, per l’Italia. Il nuovo Patto di stabilità, soprattutto, deve garantire la flessibilità dei fondi europei, e su questo andrà trovato un accordo, per la Meloni. E così, mentre le opposizioni e Bruxelles premono perché l'Italia ratifichi il Mes, la premier ritiene cruciale questo passaggio e lo ribadirà al Consiglio europeo di giovedì e venerdì e lo ribadirà alle Camere. Il Mes non è il centro delle discussioni, è la linea della premier, che per preparare l'appuntamento di Bruxelles in mattinata ha incontrato il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi: sul tavolo il dossier migranti, con tutti i suoi risvolti. Un confronto cordiale, in cui sono emerse "sintonia e fiducia rinnovata", secondo fonti vicine a Meloni. Per il governo, da un lato, è prioritario aiutare la Tunisia, che attende i finanziamenti del Fmi, sull'orlo di una crisi che, è il timore dell'esecutivo, potrebbe generare un'ondata di migranti. Dall'altro, come ribadirà la presidente del Consiglio, serve una gestione finalmente europea dei flussi migratori, nel controllo delle frontiere, nella cooperazione sui rimpatri e nella lotta agli scafisti. Nel pomeriggio la premier ha avuto una telefonata di mezz'ora con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Ma proprio dopo le ultime mosse russe, con la visita di Vladimir Putin a Mariupol, e quella del presidente cinese Xi Jinping a Mosca, l'auspicio condiviso è che il Consiglio Ue dia un nuovo forte segnale di sostegno all'Ucraina. Tema che, dunque, torna centrale, nel dibattito parlamentare e in quello del Consiglio Ue, per tutti i partiti.