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L'economia paga il prezzo alla guerra. Ocse, crescita Italia allo 0,4% nel 2023. Persi in un anno 2.800 miliardi di redditi globali

L'economia globale paga "il prezzo della guerra", titola il nuovo aggiornamento della diagnosi sulla salute mondiale pubblicato dall'Ocse. E anche l'Italia fa la sua parte: la crescita del Belpaese per il prossimo anno è prevista soltanto allo 0,4%, numero che il nuovo governo a trazione Meloni si dovrebbe trovare a gestire nella scrittura di una Manovra che si presenta con pochissimi spazi (e tempi ristretti) per poter pensare di inserirvi misure fortemente identitarie.

L'Organizzazione di Parigi prende atto del fatto che "l'economia globale è stata colpita dall'invasione russa dell'Ucraina" e che la "crescita economica globale si è bloccata nel secondo trimestre del 2022 e gli indicatori in molte economie ora indicano un lungo periodo di crescita debole". Con la spirale inflazionistica esacerbata dal conflitto, la crescita globale è prevista in rallentamento dal 3% nel 2022 al 2,25% nel 2023, "ben al di sotto del ritmo stimato prima della guerra. Nel 2023, i redditi reali globali potrebbero essere inferiori di circa 2,8 trilioni di dollari (2.800 miliardi di dollari, ndr) rispetto a quanto previsto un anno fa (un calo di poco superiore al 2% del PIL a parità di potere d'acquisto)".

Per gli Stati Uniti e l'Eurozona siamo ormai in terreno da "zero virgola", con i primi visti in progresso dello 0,5% il prossimo anno e il blocco unico ancor sotto (0,3%). Tra le principali economie europee, se si guarda al 2023 spicca in modo particolare il segno "meno" davanti alla Germania, accreditata di un -0,7% nel 2023 e che rappresenta una sforbiciata di ben 2,4 punti percentuali rispetto alle ultime indicazioni. L'Italia perde 0,8 punti rispetto alle stime di giugno e plana allo 0,4%, in linea con la Francia (0,6%) mentre la Spagna è la più dinamica (+1,5%). L'Ocse vede "rischi di calo della produzione in diverse economie europee durante i mesi invernali". Prevede poi che la crescita in Cina scenderà al 3,2% quest'anno, tra le chiusure del Covid-19 e la debolezza del mercato immobiliare, ma il sostegno delle politiche potrebbe aiutare la crescita nel 2023.

Per altro, su tutto grava la situazione particolarmente tesa e pronta a peggiorare. "Una carenza di combustibili più grave, in particolare per il gas, potrebbe ridurre la crescita in Europa di ulteriori 1,25 punti percentuali nel 2023, con una crescita globale ridotta di mezzo punto percentuale, e aumentare l'inflazione europea di oltre 1,5 punti percentuali".

Per quel che riguarda l'inflazione, il percorso di rientro non è così rapido: "L'inasprimento della politica monetaria e l'allentamento delle strozzature nell'offerta dovrebbero moderare le pressioni inflazionistiche il prossimo anno, ma è probabile che l'aumento dei prezzi dell'energia e del costo del lavoro rallentino il ritmo della discesa", dice l'Ocse. La previsione è che diminuirà dall'8,2% nel 2022 al 6,5% nel 2023 nelle economie del G20 e scenderà dal 6,2% nelle economie avanzate del G20 quest'anno al 4% nel 2023.

Venendo ai consigli per l'agenda monetaria e di politica economica, l'Ocse vede come "necessari" gli aumenti dei tassi per combattere la corsa dei prezzi e dice che il "sostegno fiscale è necessario per contribuire ad attutire l'impatto dei costi elevati dell'energia su famiglie e aziende. Tuttavia, questo dovrebbe essere temporaneo, concentrato sui più vulnerabili, preservare gli incentivi per ridurre il consumo di energia ed essere ritirato quando le pressioni sui prezzi dell'energia diminuiscono".

Da Parigi risuona anche l'allarme sulle ricadute della guerra russa in Ucraina: "Restano una minaccia per la sicurezza alimentare globale, in particolare se combinate con altri eventi meteorologici estremi causati dai cambiamenti climatici. La cooperazione internazionale è necessaria per mantenere i mercati agricoli aperti, affrontare i bisogni d'urgenza e rafforzare l'offerta", si legge nelle Prospettive economiche intermedie. "I governi - sottolinea l'Ocse - devono garantire che gli obiettivi della sicurezza energetica e della mitigazione dei cambiamenti climatici siano allineati".